Siamo fermi sui nostri otto punti

Apr 26th, 2013 | Di cc | Categoria: Politica

Sono stati il nostro programma elettorale: ora diventano parte qualificante del programma di governo. Parliamo degli otto punti lanciati dal Popolo della Libertà per tirare fuori il Paese dalla crisi economica, rilanciare la crescita e l’occupazione e cambiare e moralizzare la politica e la vita pubblica. Come ha spiegato ieri Silvio Berlusconi dagli Stati Uniti, “non diremo a Enrico Letta ‘tutto o niente’. Ci muoveremo con buonsenso, anche perché nelle nostre proposte non c’è nulla che possa essere interpretato come un favore a qualcuno, come un’idea di parte“.

Resta il fatto che ciò che fino a ieri era visto dagli altri come un mero manifesto elettorale, ora viene seriamente tradotto in piani per il futuro esecutivo. Vediamo quindi questi otto punti.

 

·       Abolizione dell’Imu sulla prima casa e sui fabbricati e terreno funzionali alle attività agricole. Il presidente incaricato ci sta lavorando e un’ipotesi prevede la restituzione attraverso Btp decennali (che in questo momento offrono ottimi rendimenti, oltre alla quota capitale), mentre per il gettito strutturale si tratta di trovare meno di quattro miliardi nel bilancio pubblico. Fermo restando i saldi valevoli per Bruxelles che devono restare invariati.

 

·       Revisione dei poteri di Equitalia con particolare riferimento alle sanzioni, alla maggiorazioni di interessi e alle rateizzazioni. Equitalia ha già corretto il tiro, a cominciare dalla non pignorabilità di stipendi e pensioni. Ora si tratta di lavorare su interessi e rateizzazioni, dove gran parte del Pd, e tra questi certamente Enrico Letta e Graziano Delrio, il renziano presidente dell’Associazione dei comuni (Anci), la pensano come noi.

 

·       Detrazione sotto forma di credito d’imposta dei contributi che le aziende pagano per i neoassunti a tempo indeterminato sotto i 35 anni, per i primi cinque anni, e detassazione per questi ultimi dell’Irpef. Misura a costo zero per le casse pubbliche e in grado di rilanciare l’occupazione - oggi la massima priorità dell’Italia - rimettendo così in moto il ciclo virtuoso dell’economia occupati-crescita-consumi-introiti per lo Stato.

 

·       Per le attività d’impresa, passaggio dalle autorizzazioni burocratiche ex ante a quelle ex post. Oggi aprire una qualsiasi attività richiede mesi e mesi di pratiche e carte bollate preventive: all’estero non è così, basta una semplice notifica. Si deve adottare anche da noi al criterio che devono essere gli uffici pubblici a provvedere, dopo, a verificare che tutto sia in ordine.

 

·       Abolizione dei contributi pubblici per le spese sostenute dai partiti e dai movimenti politici. E’ una proposta portata avanti anche da Matteo Renzi.

 

·       Elezione diretta del capo dello Stato e rafforzamento dei poteri del premier. Il semipresidenzialismo è ormai nei fatti, e il ruolo (positivo) di Giorgio Napolitano lo ha dimostrato. La stessa commissione di saggi insediata da Napolitano ha lasciato due opzioni: il semipresidenzialismo di tipo francese e l’elezione diretta del governo e del capo del governo che tragga così dalla legittimazione popolare la sua legittimazione e la sua forza.

 

·       Riforma della giustizia: anche qui facciamo riferimento al lavoro dei saggi che chiedono drastici limiti all’uso delle intercettazioni, nonché al sovraffollamento delle carceri. Da sempre, poi, l’ala garantista del Pd è favorevole, come noi, alla separazione della carriere di pm e giudici, ed alla responsabilità civile dei magistrati, già prevista per referendum e poi per legge, rimasta finora lettera morta.

 

·       Riforma complessiva del sistema fiscale che riduca il peso complessivo delle imposte e vada verso una riduzione e semplificazione delle aliquote.

 

Per le misure più urgenti si può agire per decreto, per le altre con disegni di legge. L’importante è partire presto, e bene.

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