“RESPONSABILITA’”, PAROLA D’ORDINE PER I PARTITI

Mar 4th, 2013 | Di cc | Categoria: Politica

            Mala tempora currunt” per Pier Luigi Bersani che sarà ricordato come il sicuro vincente delle elezioni 2013,  persosi però sulla strada del voto. Un po’ come avvenne per il suo predecessore Achille Occhetto a cui portò male la sua “gioiosa macchina da guerra”. Altri tempi quelli dell’Achille, anche se le logiche di potere interne al Pd, ma anche agli altri partiti, sono rimaste le stesse. La vittoria è collettiva, la sconfitta ha un solo padre o madre che sia. Mai come in questo momento c’è bisogno all’interno del Pd di vera unità. I distinguo, i posizionamenti strategici, i sassolini tolti dalle scarpe e via dicendo non servono. C’è bisogno  dell’elaborazione di una proposta di governo “aperta” e di “scopo” che Bersani dovrà presentare al presidente della Repubblica. Un’ipotesi di percorso quanto più lineare possibile che non può essere arzigogolata o opportunistica e furbesca. Dev’essere capibile e richiamare tutti, in primo luogo Grillo,  alle proprie responsabilità.  Tutto ciò anche a costo di sacrifici personali dello stesso on. Bersani. Sul medio lungo periodo una tal Via Crucis per il Pd non può che essere pagante.

 

            Una delle ipotesi di percorso che circola nel mondo dei grillini è la prorogatio dell’attuale governo. Per i seguaci di Grillo alcune cose vanno fatte subito – modifica del “Porcellum”, abolizione dei rimborsi elettorali, riduzione significativa degli stipendi ai parlamentari, cancellazione delle province – eppoi tutti a casa per la prossima tornata elettorale, nuovo presidente della Repubblica permettendo. Ma per prorogare bisogna legittimare, cioè dare una nuova fiducia parlamentare al governo dimissionario. Cosa effettivamente difficile da far digerire agli elettori del Pd, del Pdl e degli stessi grillini. Agli occhi dei più anziani apparirebbe come uno dei governi balneari, presieduti da Giovanni Leone, tanto chiacchierati della Prima Repubblica. Ai più giovani, la solita manfrina della “politica politicante” che non vuol parlar chiaro e assumersi le proprie responsabilità. Sarebbe più logico, se proprio si vuole un governo di scopo a breve termine, che i seguaci di Grillo, che comunque sono il primo partito della Camera, avanzassero loro una proposta di governo. Assunzione di responsabilità, insomma, proprio per realizzare  quello che hanno predicato in campagna elettorale.

 

            A chi conviene ritornare al più presto alle urne? Teoricamente al movimento di Grillo perché ha dimostrato di avere il vento in poppa del dissenso. Anche al Pdl, che con Berlusconi ha portato a casa un risultato inaspettato. Entrambi i partiti, diciamo così,  vincenti pensano che tornando al voto possano aumentare le quote di consenso. Per certi versi anche chi le ha buscate, come Fini e Casini, pensa alle elezioni anticipate come una possibilità  di riscatto e di rivincita.  Agli italiani proprio non serve un ritorno alle urne e con molta probabilità non sarebbe capito ed aumenterebbe quella percentuale sempre in crescita dei non votanti. E non è detto che  chi ha dato il suo consenso ad  un  partito rivoti per lo stesso.

 

            La situazione economica italiana è  molto seria. L’occupazione è in caduta libera. I giovani una prima occupazione la vedono con il cannocchiale. Le piccole e medie imprese chiudono. Le vicende italiane sono sulla bocca di tutti i partner europei - al di là del folclorismo italiota che dovremmo evitare -, per l’instabilità politica preludio ad un crack economico destabilizzante per tutta l’Europa. Certi atteggiamenti e pronunciamenti di questi giorni hanno il sapore dell’irresponsabilità e di una visione politica paesana, tutta centrata sui problemi interni e su interessi elettoralistici di basso profilo. Insomma, bisogna prendere atto che la campagna elettorale è finita e che all’Italia serve subito un governo che faccia il proprio mestiere.

 

            Speriamo che per arrivare alla responsabilizzazione di tutte le parti politiche in campo non saremmo costretti ad invocare il “santo spread”. Appena un anno e qualche mese fa lo “spread” mise d’accordo tutti. Ma è possibile che i partiti hanno una memoria cortissima?

 

           

Elia Fiorillo

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