Dalle toghe rosse nuove accuse a orologeria per condizionare la formazione del governo
Mar 1st, 2013 | Di cc | Categoria: Politica
E’ il solito spartito giustizialista: quando la sinistra fa flop, e per l’ennesima volta non riesce a battere Berlusconi nelle urne, ecco puntuale l’aiutino delle toghe rosse. In questo caso, un vero e proprio aiutone, visto lo tsunami giudiziario messo in campo nelle ultime ore contro Silvio Berlusconi.
Una raffica di udienze a Milano che prenderà tutto il mese di marzo, più altre due inchieste a Napoli e a Reggio Emilia a dir poco costruite sulla sabbia, ma tenute tutte insieme da un unico filo rosso: danneggiare la figura politica del leader del centrodestra, cercare di indebolirlo politicamente (tentativo fatto anche prima delle elezioni, ma fallito), e perfino rendergli materialmente impossibile prendere parte alle trattative per la formazione del nuovo governo. Un ruolo indiscutibile, che discende dal dettato della Costituzione, un ruolo che gli è stato consegnato non dai suoi avvocati di difesa, ma dal voto libero e consapevole del popolo italiano.
Cosa insegna tutto questo? Semplice. Gli italiani, dopo 20 anni di indagini, conoscono molto bene le accuse che le varie procure hanno via via mosso a Berlusconi, sanno che molte (per non dire quasi tutte) sono cadute nel nulla, e hanno votato in massa (7,3 milioni) per il leader del centrodestra, convinti che da parte delle toghe rosse vi sia un accanimento giudiziario che si spiega solo con l’uso politico della giustizia per colpire un avversario. Una convinzione che non trova spazio sui media, ma che gli italiani si sono fatti ragionando su un altro fatto. Hanno visto infatti che un pm militante come Ingroia, dopo 20 anni di indagini mediatiche sulla mafia, non è venuto a capo di nulla sul piano giudiziario, ma ne ha ricavato un utile personale, ed ha cercato di sfruttare la notorietà così acquisita sui media e in tv per candidarsi alle elezioni con altri due pm che gli somigliano come gocce d’acqua, Di Pietro e De Magistris. Gli italiani l’hanno capito, e li hanno giudicati con il loro voto, spedendoli a casa. Fare altrettanto con le procure politicizzate sarebbe l’ideale, ma non è possibile con il solo voto democratico. Servirebbe una vera riforma della giustizia, che a sua volta richiede che si faccia un governo autorevole, con un serio programma di riforme.
Occorre pertanto che si assicuri all’Italia quella governabilità che ieri Berlusconi ha sottolineato come un valore e una necessità urgente. Buon senso, il suo, unito a senso di responsabilità. L’esatto contrario di ciò che stanno facendo le solite toghe rosse. Risultato: un insulto vergognoso alla democrazia e al popolo dei moderati.
dal Mattinale