Parlamentarie PD, non è tutto oro quello che luccica. Caso Bindi e anomalie nelle primarie per la scelta delle candidature al Parlamento
Gen 10th, 2013 | Di cc | Categoria: Politica
Il voto del 24 e 25 febbraio si avvicina e i partiti, nella bagarre tipica della campagna elettorale, rivendicano con forza il proprio ruolo di espressione del consenso popolare. Le elezioni politiche del 2013 vedono in campo il movimento cinque stelle, il cui fondatore, pur se nelle retrovie al momento del voto, ha voluto dare risalto alla distanza che ormai separa la casta dal paese reale.
I partiti, come detto, non hanno tardato a circoscrivere il fenomeno Grillo come deriva populista, un movimento basato sulla più inconcludente delle demagogie. Eppure un risultato, se così lo si può definire, Grillo lo ha ottenuto. Le parlamentarie del movimento cinque stelle ha spinto i partiti a prendere in considerazione, o quantomeno a parlarne(Pdl), la scelta dei candidati da presentare alle elezioni tramite preferenza diretta dei cittadini, e non più attraverso le nomine di partito, meccanismo perverso del “porcellum”.
Il Partito Democratico ha indetto per il 29 e 30 dicembre dello scorso anno le parlamentarie, “ai fini della più ampia partecipazione e del rinnovamento della politica”. La percentuale delle candidature destinate al meccanismo delle parlamentarie è del 90%( il restante 10% rientra nella lista bloccata di candidature la cui scelta spetta al segretario nazionale del partito).
Seppure con i limiti del caso, quella del Partito Democratica può apparire come una svolta, una presa di posizione decisa contro le nomine ad personam della legge elettorale Calderoli. Eppure non è così.
Lo statuto del PD, all’articolo 21 comma 3 così recita: “Non è ricandidabile da parte del Partito Democratico per la carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati”. Un deterrente contro le poltrone a vita quindi. Lo statuto però si affretta a precisare, allo stesso articolo commi 8 e 9: Eventuali deroghe alle disposizioni di cui ai commi precedenti, ad esclusione dei comma 2 e 4, devono essere deliberate dalla Direzione nazionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti…La deroga può essere concessa soltanto sulla base di una relazione che evidenzi in maniera analitica il contributo fondamentale che, in virtù dall’esperienza politico-istituzionale, delle competenze e della capacità di lavoro, il soggetto per il quale viene richiesta la deroga potrà dare nel successivo mandato all’attività del Partito Democratico attraverso l’esercizio della specifica carica in questione. La deroga può essere concessa, su richiesta esclusiva degli interessati, per un numero di casi non superiore, nella stessa elezione, al 10% degli eletti del Partito Democratico nella corrispondente tornata elettorale precedente”.
Per le politiche di febbraio hanno richiesto e ottenuto la deroga di candidabilità, tra gli altri, Giuseppe Fioroni Franco Marini e Rosy Bindi. Purtroppo il contributo fondamentale che i candidati prima citati possono offrire al paese appare un criterio quantomai soggettivo, al limite dell’arbitrario.
Il caso dell’onorevole Bindi è ancora più eclatante in quanto non limitato soltanto alla deroga: infatti i “derogati” sono costretti a passare comunque attraverso il meccanismo della parlamentarie. Ed è qui che la Bindi sorprende tutti, candidandosi come capolista in Calabria.
Peccato che il regolamento delle parlamentarie all’articolo 4 comma 3 reciti: “Le rose devono rispettare il principio della parità di genere e rispondere a criteri di radicamento territoriale, proiezione nazionale, competenza e apertura alla società”.
La stessa Bindi, toscana di nascita e che vive a Roma ormai da anni (prima di diventare onorevole si è laureata alla LUISS ed è stata ricercatrice prima alla Sapienza poi a Siena), ha spiegato questa anomalia come il desiderio di restituire dignità alla politica e riscattare il Sud d’Italia, additando come calunnie le accuse di una candidatura blindata a Reggio Calabria.