La politica recessiva del governo Monti ha lasciato il segno sui bilanci delle famiglie italiane, che si ritrovano più impoverite, con meno reddito, meno consumi e più debiti da pagare. E’ il succo di alcune rilevazioni della Banca d’Italia, comunicate dal vice-direttore generale Salvatore Rossi a un convegno dell’Abi, l’associazione delle banche. Dunque, uno scenario negativo, in cui si delinea un aumento delle difficoltà economiche delle famiglie. Andiamo per ordine.
Nov 28th, 2012 | Di cc | Categoria: Spazio ai Ragazzi
La politica recessiva del governo Monti ha lasciato il segno sui bilanci delle famiglie italiane, che si ritrovano più impoverite, con meno reddito, meno consumi e più debiti da pagare. E’ il succo di alcune rilevazioni della Banca d’Italia, comunicate dal vice-direttore generale Salvatore Rossi a un convegno dell’Abi, l’associazione delle banche. Dunque, uno scenario negativo, in cui si delinea un aumento delle difficoltà economiche delle famiglie. Andiamo per ordine.
Meno reddito. Dopo il calo del 5 per cento registrato nel periodo 2008-2001, quest’anno si profila una diminuzione dei redditi familiari ancora più marcata di quella (pari a meno 2,5 per cento) registrata in occasione della recessione del 2009. Di quanto sarà più grave questa caduta del reddito, Rossi non lo dice. Ma di certo avrà conseguenze immediate sul tenore di vita di milioni di famiglie.
Meno consumi. Le famiglie, ha detto Rossi, stanno ridimensionando o rinviando l’acquisto di abitazioni e di beni consumi durevoli (come l’auto). Di conseguenza diminuisce la domanda di finanziamenti alle banche.
Meno mutui. La recessione e le incertezze del settore immobiliare, ha spiegato Rossi, hanno determinato “un crollo repentino” della domanda di mutui. Per la prima volta – dopo un periodo di forte espansione - il credito alle famiglie “mostra segni di affanno, e nel terzo trimestre di quest’anno il totale dei prestiti è risultato inferiore dell’1 per cento rispetto a un anno prima. Da gennaio a settembre 2012 sono stati erogati mutui per poco più di 21 miliardi, che a fine sanno saranno 30 miliardi. L’anno prima erano stati erogati 40 miliardi.
Più debiti. Il 3,6 per cento delle famiglie italiane, circa 900 mila nuclei, nel 2010 avevano debiti pari al 30 per cento del loro reddito. Una quota già elevata, che ha poi indotto le famiglie a non utilizzare le surroghe o le sostituzioni di mutui concesse dalle banche.
Appaiono dunque velleitarie le previsioni di ripresa nel 2013 avanzate da Goldman Sachs, banca d’affari considerata tra i supporter del premier Monti, per il quale “il peggio è passato”. Angela Merkel ha giù detto che la crisi durerà almeno cinque anni ancora, mentre il presidente della Confindustria Squinzi si aspetta la ripresa non prima del 2015. Vede nero anche l’Ocse: se le sue previsioni sull’economia italiana, più negative di quelle del governo, dovessero realizzarsi, in Italia si renderà “necessaria” una nuova manovra nel 2014 per restare nel percorso di riduzione del debito.