Ddl diffamazione, ancora carcere per i giornalisti

Nov 19th, 2012 | Di cc | Categoria: Politica

Passa in Senato un emendamento che ripristina il carcere per il reato di diffamazione

Non c’è pace per il ddl sulla diffamazione. La scorsa settimana in Senato è stato approvato un emendamento della Lega Nord, sostenuto anche dall’Alleanza per l’ Italia di Rutelli,  che reintroduce il carcere fino ad un anno per i reati a mezzo stampa con attribuzione di fatto preciso, in alternativa a multe che possono raggiungere anche i 50 mila euro.

Un’approvazione non certo alla luce del sole a Palazzo Madama: infatti l’Aula del Senato ha approvato (131 si’, 94 no e 20 astenuti)l’emendamento con il voto segreto, modalità questa ,richiesta da 55 senatori. Subito dopo la votazione sull’emendamento presentato dalla Lega il presidente Schifani, su richiesta dei capigruppo Zanda(Pd) Li Gotti(Idv) e D’Alia (Udc),  ha sospeso la seduta per fare il punto sul provvedimento con le dovute riflessioni.

Il senatore Rutelli, leader di Api, ha voluto motivare il sostegno all’emendamento della Lega: “Con questa norma nessuno finira’ in carcere, pero’ si stabilisce un principio importante: che la diffamazione, cioe’ dire una cosa falsa, disonora il giornalista perbene”. In merito poi alla possibilità, soltanto prevista e mai di fatto applicata, del carcere per i giornalisti Rutelli ha dichiarato:” Nella grande maggioranza dei paesi europei e’ prevista la pena del carcere, poi non la si applica; ed e’ giusto che non la si applichi”.

Strano però che proprio dal Consiglio d’Europa arrivi la critica più dura. Il commissario per i Diritti umani, Nils Muiznieks, definisce la reintroduzione del carcere per i giornalisti “un grave passo indietro per l’Italia, in quanto all’inizio del dibattimento la speranza era che la nuova legge depenalizzasse la diffamazione portando così l’Italia in linea con gli standard del Consiglio d’Europa”. Il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa afferma inoltre che”il carcere per i giornalisti sarebbe un messaggio negativo per gli altri paesi europei in cui la libertà dei media è minacciata”.

E’ utile, a questo punto, un confronto con gli altri maggiori paesi europei sul tema della diffamazione.

Germania.  La legislazione tedesca prevede una pena pecuniaria o carcere fino a 2 anni, che sale al massimo a 5 se avviene a mezzo stampa. Tuttavia colui che diffama viene sempre condannato al pagamento di una somma di denaro e il giornale a non ripresentare i contenuti diffamatori.

Francia. La legislazione francese prevede soltanto pene pecuniarie, stabilite il più volte dal tribunale nella somma simbolica di un euro.

Spagna. La legislazione spagnola è simile a quella italiana. Il reato di diffamazione è oggetto del codice penale, ed è previsto il carcere fino a sei anni per il reato contro l’onore se commesso con pubblicità. Anche qui però la pena del carcere non è stata mai combinata.

Inghilterra. Oltre Manica per i reati a mezzo stampa sono previste soltanto pene pecuniarie, in quanto il reato di diffamazione è stato depenalizzato nel 2009 con la norma “Coroner and Justice Act”.

Si evince quindi come il reato di diffamazione si inserisca in un difficile discorso di equilibrio tra diritto ad informare e tutela della dignità della persona. Si nota inoltre come la pena detentiva, sebbene prevista in alcuni paesi, non venga (quasi) mai eseguita, con la conseguenza di risultare un inutile deterrente contro i  diffamatori.

Raffaele Boccia

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