Monti, un totale fallimento
Nov 15th, 2012 | Di cc | Categoria: Politica
Se si guardano gli indicatori economici, il governo Monti ha ben poco di cui vantarsi. Anzi, passerà alla storia per avere raggiunto il tetto dei duemila miliardi di debito pubblico, portandolo in un anno dal 120 al 126 per cento del Pil. E questo nonostante una grandinata di tasse senza precedenti. A parte lo spread, la cui riduzione si deve all’intervento della Banca centrale europea di Mario Draghi, non un solo indicatore economico è migliorato rispetto a un anno fa, quando Berlusconi lasciò il campo ai tecnici per senso di responsabilità. Monti si pose tre obiettivi: austerità, equità, sviluppo. A parte l’austerità, che ha portato l’economia in recessione, due obiettivi su tre sono stati clamorosamente mancati. E i dati di questo dossier confermano il totale fallimento di una politica senza equità e senza sviluppo.
Nov-11 Nov-12
Spread Btp 10 anni 499 362
Rendimento BTp 10 anni 6,50% 4,90%
Rendimento Bot 12 mesi 5,45% 1,66%
Rendimento Ctz 6% 2,37%
Borsa Milano indice Ftse Mib 15664,06 15257
Inflazione (A/A) 3,29% 2,60%
Disoccupazione % 9,30% 10,80%
Pil (A/A) - 0,51 - 2,56
Produzione industriale (A/A) - 4,05 - 5,07
Debito pubblico (mln di €) 1916401,8 1975631,41
Deficit/Pil - 2,50 - 2,8
Debito/Pil 120,70% 126,40%
Consumi famiglie (A/A) - 1,59 - 3,69
Retribuzioni (% A/A) 1,48 1,38
Mutui erogazione prima casa* - 31,30% - 50%
Presiti imprese 894 mld* 875,9 mld**
Prestiti famiglie 618,49 mld* 610,2 mld**
Note: Ultimo aggiornamento inflazione (15 ottobre 2012); disoccupazione (28 settembre 2012); Pil (secondo trimestre 2012); produzione industriale (15 agosto 2012); debito pubblico (31 agosto 2012); deficit/pil (31 agosto 2012); debito/pil (stima per il 2012); consumi famiglie (secondo trimestre 2012); retribuzioni (30 settembre 2012).
* consistenze fine mese dicembre 2011, dati Bankitalia
** consistenze fine mese agosto 2012
*** dati Istat dicembre 2011 e stime Crif 2012
Fonte: ufficio studio Sole 24 Ore
Spread e titoli di Stato - Lo spread tra BTp e Bund continua a salire anche dopo la nomina di Monti alla guida del Paese. A fine novembre tocca un picco storico a quota 575 mentre i rendimenti dei BTp a 10 anni si avvicinano alla soglia dell’8%. Nel 2012 lo spread si attenua intorno a quota 360 punti, esclusivamente a seguito dell’intervento della Banca europea voluto da Mario Draghi.
Debito pubblico, deficit e Pil - Nonostante il calo degli interessi registrato nel corso dell’anno il debito pubblico è continuato a crescere, scontando comunque un livello di interessi ancora più alti rispetto a quanto pagato sui titoli di Stato nei livelli pre-crisi. Ad agosto 2012, secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia il debito pubblico si è avvicinato ai 2mila miliardi di euro, esattamente a quota 1.975.631 miliardi, registrando un aumento di oltre il 3% rispetto a novembre 2011.
Il rapporto debito/pil passa dal 120% al 126% (stimato). Questo è dovuto anche al contestuale calo del Prodotto interno lordo che peggiora e si avvia a chiudere il 2012 con un calo su base annua del 2,8%. Peggiora anche il deficit/Pil (dal -2,5% al -2,8%) ma resta ampiamente sotto la soglia dei trattati di Maastricht (-3%) che in questa fase recessiva dell’Eurozona neanche Francia e Germania (le due economie dell’Eurozona che precedono l’Italia nella classifica del Pil) sono in grado di reggere con percentuali di sforamento superiori al 4%.
Disoccupazione - Quando Napolitano chiamava Monti per offrirgli la guida del Paese la disoccupazione in Italia era al 9,3%. In un anno, in scia a un peggioramento congiunturale che coinvolge l’intera area euro, il tasso di disoccupazione è salito al 10,8%. Preoccupa il tasso di disoccupazione giovanile (oltre il 35%) e le stime dell’Unione europea che proiettano il tasso di disoccupazione all’11,5% nel 2013.
Rendimenti titoli di Stato - Nel 2012 la tensione si placa, i prezzi dei titoli di Stato tornano a salire con un conseguente calo dei rendimenti. I BTp a 10 anni scivolano al 4,9%, i BoT a 12 mesi scivolano dal 5,45% all’1,66%, i CTz scendono dal 6% al 2,37%. Chi ha puntato sull’Italia nel momento più acuto della crisi porta a casa un rendimento netto anche superiore al 15%, grazie alla risalita dei prezzi. Lo spread, intorno a quota 360, resta più elevato dei 150 punti del periodo pre-crisi ma ciò è per larga parte dovuto al contestuale calo dei rendimenti del Bund tedesco che nel corso di questa crisi ha rafforzato il ruolo di titolo rifugio per gli investitori.
Inflazione - Negli ultimi 12 mesi il costo del denaro in Italia è migliorato. A novembre 2011 si attestava al 3,29% contro il 2,6% attuale. Il dato è certamente positivo, ma deriva in parte da un dato negativo, ovvero la flessione dei consumi scivolati dal -1,59% di un anno fa a -3,69%. Questo dato fa pendant con quello del peggioramento del Pil.
Produzione industriale - L’industria italiana è in affanno. I dati evidenziano un peggioramento ad agosto del 5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (quando già era in calo del 4% sul 2010).
Prestiti imprese e famiglie - I dati aggregati della Banca d’Italia evidenziano anche una contrazione dello stock complessivo di prestiti a famiglie e imprese (rispettivamente da 618 a 610 miliardi e da 894 a 875 miliardi).
Mutui casa a picco - Se un anno fa la contrazione dei nuovi prestiti ipotecari raggiungeva il picco del -31%, nel 2012 il trend è proseguito con un dimezzamento delle erogazioni rispetto a quelle già calanti del 2011. Allo stesso tempo gli spread che le banche applicano in media sui mutui si mantengono su soglie mai così elevate con una media del 3,5% per i mutui a tasso fisso e del 3,4% per i prestiti variabili. Al calo delle erogazioni si aggiunge la difficoltà di molte famiglie ad accedere ai prestiti dato che molti istituti concedono solo prestiti per il 60% del valore dell’immobile e altri chiedono la fidejussione anche di fronte a richiedenti che possono esibire un contratto a tempo indeterminato, fino allo scorso anno garanzia sufficiente per avere in quasi tutte le banche un mutuo dell’80% del valore dell’immobile.
Piazza Affari - Tra alti e bassi Piazza Affari è in ribasso da quello storico 9 novembre 2011. Il Ftse Mib, l’indice dei principali titoli quotati sul listino milanese, è scivolato da 15.664,06 punti a 15.257, segnando un calo del 2,59%.
Retribuzioni - Le retribuzioni nel 2012 sono mediamente cresciute dell’1,38% meno del dato del 2011 sul 2010 (+1,48%). In ogni caso si tratta di un aumento inferiore al tasso di inflazione che certifica una diminuzione del potere reale di acquisto dei lavoratori italiani.
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