Legge elettorale, il premio della discordia
Nov 13th, 2012 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
Bersani ora urla e strepita al golpe, vuole che la sera delle elezioni gli italiani sappiano chi li governerà - concetto peraltro espresso ieri anche da Alfano - e dice che il Pd si opporrà al tentativo di trascinare l’Italia nella palude dell’avventura e dell’ingovernabilità. Ma, come spesso gli succede, il segretario democratico ha la memoria corta.
Il suo partito, infatti, è stato il primo, presentando la bozza Violante, a proporre il ritorno al proporzionale, sia pure corretto da una soglia di sbarramento e da un eventuale premio di maggioranza. Il progetto era chiaro: consentire all’Udc di correre da sola, per stringere poi un’alleanza all’indomani del voto. Poi Bersani ha stretto il patto con Vendola, e il cosiddetto asse progressisti-moderati ha cominciato a vacillare. Per questo il Pd da proporzionalista che era si è trasformato in iper-maggioritario, pretendendo uno smisurato premio di maggioranza che sarebbe un autentico insulto alla democrazia. Il sospetto fondato, in realtà, è che Bersani si opponga a ogni intesa per tenersi il Porcellum, visto che il Pd è in testa nei sondaggi e con l’attuale legge elettorale chi prende più voti ottiene, almeno alla Camera, la maggioranza assoluta.
Ma rispetto alle ultime elezioni, quando si fronteggiavano due grandi coalizioni entrambe potenzialmente oltre il 40%, oggi la garanzia del 55% dei seggi significherebbe regalare a chi vince più della metà dei voti effettivamente conquistati. Una follia, e Bersani è un irresponsabile se ritiene che si possa governare un Paese in crisi con un terzo appena dei voti espressi, ossia col consenso di appena un elettore su cinque. Non proviene forse, Bersani, da quel Pci che denunciò come “legge truffa” la riforma elettorale che assegnava un premio alla coalizione che superasse il 50% dei voti? E non è paradossale oggi che dallo stesso pulpito si voglia la maggioranza dei seggi sapendo di prendere poco più del 30%? Su questo punto non è possibile nessuna trattativa, anche perché c’è, sottintesa, una questione costituzionale grande come una casa. Non va infatti mai dimenticato che la Consulta ha espressamente sollecitato l’esistenza di una soglia per accedere al premio di maggioranza, invitando i partiti a stabilire un “bonus” che sia proporzionato ai consensi effettivamente ottenuti.
Quanto, poi, alla proposta di un piccolo premio al primo partito, nel caso in cui la coalizione vincente non raggiunga la soglia richiesta, come suggerito dal professor D’Alimonte, se ne può certamente discutere, ma no nella misura del 10% pretesa dal Pd. Non si possono dare in regalo tanti seggi per legge, i voti vanno conquistati sul campo.