Addio a Gae Aulenti, l’architetto-artigiano
Nov 12th, 2012 | Di cc | Categoria: Ambiente
Gae Aulenti, signora dell’architettura, è morta il 1° Novembre scorso a Milano alla soglia degli 85 anni. Nata ad Udine da genitori meridionali - il padre era pugliese e la madre napoletana-, ha girato il mondo per la fama costruitasi a livello nazionale ed internazionale. Gae (vezzeggiativo per Gaetana) Aulenti si divide tra Firenze e Torino negli anni della sua formazione e poi si trasferisce a Milano per conseguire la laurea al Politecnico. Solo due anni dopo, è già redattrice di Casabella che in quegli anni è diretto da Ernesto Nathan Rogers. Ma è nella Milano del design industriale degli anni Cinquanta e Sessanta che l’architetto udinese si forma e dà sfogo alla sua creatività. A Parigi e a Buenos Aires realizza uno showroom per l’Olivetti, annoverato tra i suoi primi lavori. Sempre a Parigi raccoglie la sfida di trasformare la vecchia Gare d’Orsay nel Musée d’Orsay che accoglie le opere dei pittori impressionisti e post-impressionisti. Poco tempo dopo al Centre Pompidou, realizzato da Renzo Piano e Richard Rogers, allestisce il quarto piano adibito ad ospitare la collezione permanente di arte moderna. È proprio Renzo Piano, in un’intervista di qualche settimana fa a Repubblica, a cogliere l’essenza dell’Aulenti che definisce simpaticamente «la leonessa»: «Lei si muoveva con un’eleganza inglese, aveva un modo di fare garbato e lontano da ogni gelosia. Ma era anche forte e diretta». In Italia, lavora alla ristrutturazione di Palazzo Grassi a Venezia e delle Scuderie del Quirinale a Roma, che diventano, grazie ai suoi interventi di recupero, tra i più importanti spazi espositivi a livello mondiale. A Napoli, invece, si misura con una nuova sfida: l’allestimento di due stazioni della metropolitana, le cosiddette stazioni dell’arte, al Museo Archeologico e a piazza Dante.
La carriera di artista di Gae Aulenti non può essere sganciata dal suo impegno civile e politico. Si pensi all’appello che promuove insieme ad altri due suoi colleghi, Gregotti e Fuksas, nel 2009 contro il Piano casa del governo Berlusconi. L’architetto udinese, emblema della borghesia colta che si lascia ispirare dal senso della comunità e non dalla speculazione edilizia, credeva, infatti, fermamente che le città vadano regolate perché frutto di millenni di storia e cultura che non possono andare perduti a causa di licenze facili e permessi edilizi fai da te. Non è stata un’archi-star perché non si è mai lasciata risucchiare dalla spirale dello star system, sebbene la sua popolarità e la sua geniale eccentricità glielo avrebbero consentito. Si contraddistingueva per il suo tratto architettonico libero e anti-convenzionale: si è misurata con le mode ma andava sempre controcorrente. È stata un architetto-artigiano per lo straordinario rapporto che intratteneva con i materiali, in particolare il vetro. Si pensi all’Istituto Italiano di Cultura a Tokyo: un edificio di vetro, metallo e cemento la cui facciata ricorda una grata ma dipinta con un color rosso lacca. Come non ricordare, inoltre, alcuni suoi oggetti di design come il tavolo in cristallo su quattro ruote che sembra riportarci alla magia di Marcel Duchamp.
Chiara Selleri