Lettera del Prelato (novembre 2012)
Nov 8th, 2012 | Di cc | Categoria: Religione
Ha inizio una serie di lettere in cui il Prelato rifletterà sulla fede a partire dal Credo, per
l’Anno della fede. A novembre, propone di meditare su Dio Creatore e Padre.
Carissimi: Gesù mi protegga le mie figlie e i miei figli!
La Chiesa, seguendo la voce del successore di Pietro, desidera che tutti noi fedeli
riaffermiamo la nostra adesione a Cristo, che meditiamo con maggior profondità le verità rivelateci
da Dio, che rinnoviamo l’aspirazione quotidiana di seguire con gioia il cammino che ci ha segnalato,
mentre ci sforziamo ancora di più per farlo conoscere ad altri con l’apostolato. Ringraziamo sin da
ora la Santissima Trinità per gli abbondanti aiuti che – ne sono certo – distribuirà alle anime nei
prossimi mesi; nulla di più logico, pertanto, che cercare di corrispondere a questi favori del Cielo.
Mi propongo di fare riferimento ogni mese a qualche punto della nostra fede cattolica perché
tutti riflettiamo su questo tema alla presenza di Dio e cerchiamo di trarne conseguenze pratiche.
Come raccomanda il Santo Padre, soffermiamoci sugli articoli della fede contenuti nel Credo.
Perché, si domanda Benedetto XVI, dove troviamo la formula essenziale della fede? Dove
troviamo le verità che ci sono state fedelmente trasmesse e che costituiscono la luce per la
nostra vita quotidiana? 1. Il Papa stesso ci offre la risposta: Nel Credo, nella Professione di Fede
o Simbolo della fede, noi ci riallacciamo all’evento originario della Persona e della Storia di
Gesù di Nazaret; si rende concreto quello che l’Apostolo delle genti diceva ai cristiani di
Corinto: “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto ” (1 Cor 15, 3) 2.
In occasione dell’anno della fede proclamato da Paolo VI nel 1967, anche san Josemaría ci
invitava ad approfondire il contenuto del Credo. Rinnoviamo periodicamente il proposito di seguire
questo consiglio. Dopo aver ricordato, una volta ancora, che nell’Opus Dei cerchiamo sempre e in
tutto di sentire cum Ecclesia, sentire con la Chiesa di Cristo, Madre nostra 3, aggiungeva: Perciò
desidero che ricordiamo ora insieme, in modo necessariamente breve e sommario, le verità
fondamentali del Credo santo della Chiesa: del deposito che Dio nel rivelarsi le ha affidato 4.
Sempre, insisto, ma particolarmente durante questo anno, svolgeremo un intenso apostolato della
dottrina. Ci rendiamo conto ogni giorno che è sempre più necessario, poiché ci sono molti che si
considerano cristiani, e persino cattolici, ma non sono in grado di presentare le ragioni della loro
fede a chi non ha ancora ricevuto l’annuncio evangelico, o a chi conosce in misura insufficiente le
verità trasmesse dagli Apostoli e conservate fedelmente dalla Chiesa.
Benedetto XVI ha espresso il desiderio che quest’anno serva a tutti per approfondire le
verità centrali della fede su Dio, sull’uomo, sulla Chiesa, su tutta la realtà sociale e cosmica,
meditando e riflettendo le affermazioni del Credo. E vorrei che risultasse chiaro – prosegue –
che questi contenuti o verità della fede (fides quae) si collegano direttamente al nostro vissuto;
chiedono una conversione dell’esistenza, che dà vita ad un nuovo modo di credere in Dio (fides
1 BENEDETTO XVI, Discorso durante l’udienza generale, 17-X-2012.
2 Ibid.
3 SAN JOSEMARÍA, Lettera 19-III-1967, n. 5.
4 Ibid.
qua). Conoscere Dio, incontrarlo, approfondire i tratti del suo volto mette in gioco la nostra
vita, perché Egli entra nei dinamismi profondi dell’essere umano 5.
Sono due aspetti inscindibili: aderire intellettualmente alle verità di fede e fare uno sforzo di
volontà perché informino completamente le nostre azioni, anche le più piccole, e specialmente i
doveri propri della condizione di ciascuno. Come scrisse il nostro Fondatore, tanto alla mozione e
alla luce della grazia, quanto all’enunciazione di ciò che si deve credere, si deve obbedire in un
supremo e liberatorio atto di libertà. Non si favorisce l’obbedienza all’azione intima dello Spirito
Santo, nell’anima, impugnando l’obbedienza alla proposizione esterna e autorizzata della
dottrina della fede 6.
La conseguenza è chiara: dobbiamo amare e sforzarci di conoscere sempre meglio la dottrina
di Cristo e così trasmetterla agli altri. Ci riusciremo, con l’aiuto di Dio, soffermandoci a meditare
attentamente gli articoli della fede. Non basta un apprendimento teorico, ma è necessario scoprire il
legame profondo tra le verità che professiamo nel Credo e la nostra esistenza quotidiana,
perché queste verità siano veramente e concretamente – come sempre sono state – luce per i
passi del nostro vivere, acqua che irrora le arsure del nostro cammino, vita che vince certi
deserti della vita contemporanea. Nel Credo si innesta la vita morale del cristiano, che in esso
trova il suo fondamento e la sua giustificazione 7. Recitiamo devotamente o meditiamo questa
professione di fede, chiedendo luci al Paraclito per amare e familiarizzarci di più con queste verità.
Non cessiamo dunque, nei nostri dialoghi apostolici e nelle conversazioni sulla dottrina
cristiana rivolte a chi si avvicina al lavoro della Prelatura, di ricorrere allo studio e al ripasso del
Catechismo della Chiesa Cattolica o del suo Compendio. Anche noi sacerdoti utilizziamo
abitualmente tali documenti nelle nostre meditazioni e conversazioni. Così facendo, tutti
cercheremo di trovare nel Catechismo punti di riferimento per la nostra esistenza quotidiana. Mi
viene spesso in mente che san Josemaría leggeva e rileggeva il catechismo di san Pio V – allora non
esisteva l’attuale – e anche il catechismo di san Pio X, che raccomandava a chi seguiva le sue
conversazioni.
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose
visibili e invisibili 8. Il primo articolo del Credo esprime la fede della Chiesa nell’esistenza di un Dio
personale, che crea e conserva tutte le cose, che governa l’intero universo, specialmente gli uomini,
con la sua provvidenza. Certamente, quando si guarda con occhi limpidi, tutto ci parla a gran
voce di questo nostro Dio e Creatore. Il Signore, che premiò Pietro – per la sua fede – facendone
il Capo della sua Santa Chiesa (cfr. Mt 16, 13-19), premia anche i credenti con una nuova
chiarezza: in effetti, ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto – ai credenti – perché Dio
stesso lo ha loro manifestato; sin dalla creazione del mondo, le sue perfezioni invisibili, il suo
eterno potere e la sua divinità, possono essere conosciute mediante le creature (cfr. Rm 1, 20) 9.
Vi suggerisco, come vi ho già scritto, di recitare il Credo con una fede nuova, di proclamarlo con
gioia, e di trovare rifugio in tali verità, assolutamente imprescindibili per i cristiani.
Tutti sappiamo che, a causa del peccato originale, la natura umana rimase profondamente
ferita e, di conseguenza, per gli uomini divenne difficile conoscere con ferma certezza e senza
mescolanza d’errore, con le sole forze della ragione naturale, l’unico vero Dio 10. Perciò Dio, nella
5 BENEDETTO XVI, Discorso durante l’udienza generale, 17-X-2012.
6 SAN JOSEMARÍA, Lettera 19-III-1967, n.42.
7 BENEDETTO XVI, Discorso durante l’udienza generale, 17-X-2012.
8 MESSALE ROMANO, Credo (Simbolo niceno-constantinopolitano).
9 SAN JOSEMARÍA, Lettera 19-III-1967, n. 55.
10 Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 36-38.
sua bontà e misericordia infinite, andò rivelandosi progressivamente lungo l’Antico Testamento
finché, per mezzo di Gesù Cristo, diede compimento alla pienezza della rivelazione. Inviando suo
Figlio nella carne, ci ha rivelato chiaramente non solo le verità che il peccato aveva offuscato, ma
anche l’intimità della sua vita divina. In seno all’unica natura divina, sussistono dall’eternità tre
Persone realmente distinte: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, indissolubilmente unite in una
meravigliosa ed inesprimibile comunione d’amore. «Il mistero della Santissima Trinità è il mistero
centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti
gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina» 11. «È un mistero della fede in senso stretto, uno
dei “misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati”
(Conc. Vat. I: DS 3015)» 12.
La rivelazione della sua vita intima, per farci partecipare di questo tesoro mediante la grazia, è
il regalo più prezioso con cui il Signore ci ha favorito. Un dono completamente gratuito, frutto
esclusivo della sua bontà. Appare quindi logica la raccomandazione del nostro Fondatore:
dobbiamo sempre recitare il Credo con spirito di adorazione, di contemplazione piena d’amore e
di lode13.
Chiedo a san Josemaría che ci impegniamo a pronunciare la parola credo, con la santa
passione con cui lui la ripeteva tanto spesso durante la giornata. Ci consigliava: Impara a lodare il
Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Impara ad avere una speciale devozione alla Santissima
Trinità: credo in Dio Padre, credo in Dio Figlio, credo in Dio Spirito Santo; spero in Dio Padre,
spero in Dio Figlio, spero in Dio Spirito Santo; amo Dio Padre, amo Dio Figlio, amo Dio Spirito
Santo. Credo, spero, amo la Trinità Beatissima 14. E concludeva: Questa devozione è necessaria
come un esercizio soprannaturale dell’anima, che si esprime in atti del cuore, anche se non
sempre si traduce in parole 15. Approfittiamo di queste raccomandazioni? Vogliamo “credere”
come Dio si attende da noi? Ci dà sicurezza credere in Dio onnipotente ed eterno?
Il primo articolo del Credo è la roccia salda su cui si basano la fede e la condotta cristiana.
Come diceva Benedetto XVI alla vigilia dell’inaugurazione dell’Anno della fede, dobbiamo
imparare la lezione più semplice e più fondamentale del Concilio [Vaticano II] e cioè che il
Cristianesimo nella sua essenza consiste nella fede in Dio, che è Amore trinitario, e
nell’incontro, personale e comunitario, con Cristo, che orienta e guida la vita: tutto il resto ne
consegue (…). Il Concilio ci ricorda che la Chiesa, in tutte le sue componenti, ha il compito, il
mandato di trasmettere la parola dell’amore di Dio che salva, perché sia ascoltata e accolta
quella chiamata divina che contiene in sé la nostra beatitudine eterna 16.
È quindi necessario approfondire sempre più il primo articolo della fede. Credo in Dio!:
questa prima affermazione è quella più importante. Tutto il simbolo parla di Dio e, se si riferisce
anche all’uomo e al mondo, lo fa per la loro relazione con Dio. Gli altri articoli della professione di
fede dipendono dal primo: ci spingono a conoscere meglio Dio come si rivelò progressivamente agli
uomini. Di conseguenza, per la grandissima importanza del suo contenuto, non dobbiamo mai
stancarci di comunicarlo agli altri. Come vi ricordavo all’inizio di questa lettera, non ci mancherà
l’aiuto divino per realizzare questo compito.
11 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 234.
12 Ibid., n. 237.
13 SAN JOSEMARÍA, Lettera 19-III-1967, n. 55.
14 SAN JOSEMARÍA, Forgia, n. 296.
15 Ibid.
16 BENEDETTO XVI, Discorso durante l’udienza generale, 10-X-2012.
Nel mese di novembre, la liturgia ci invita a considerare in modo speciale le verità eterne.
Con san Josemaría vi ripeto: È necessario che non perdiamo mai di vista il fine sublime al quale
siamo stati destinati. Quale vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi
perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? (Mt
16, 26). Unico è il nostro fine ultimo, di fatto soprannaturale, che raccoglie, perfeziona ed eleva il
nostro fine naturale, perché la grazia presuppone, accoglie, guarisce, solleva e accresce la natura
17.
Convinciamoci che vivere il Credo, incorporarlo a tutta la nostra esistenza, ci farà
comprendere meglio e amare di più la nostra stupenda dipendenza da Dio, assaporare
l’incomparabile gioia di essere e saperci suoi figli. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda
che la fede comporta enormi conseguenze per la nostra vita. Ci spinge, innanzitutto, a riconoscere la
grandezza e la maestà di Dio, adorandolo; a vivere in un continuo rendimento di grazie per i suoi
benefici; a conoscere la vera dignità di tutti gli uomini e le donne, creati a immagine e somiglianza
di Dio, e, perciò, degni di venerazione e di rispetto; a usare rettamente le cose create che il Signore
ha posto al nostro servizio; a fidarci di Lui in ogni circostanza, specialmente nell’avversità 18.
Prima di terminare, vi propongo di aumentare decisamente le nostre preghiere per i frutti
dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione, che è terminato pochi giorni
fa. Coltiviamo l’aspirazione che nel mondo intero si noti il soffio del Paraclito che muove i cuori dei
fedeli cattolici a collaborare attivamente alla nuova primavera della fede che il Papa promuove
incessantemente.
Pregate in modo particolare per i vostri fratelli che riceveranno il diaconato il prossimo 3
novembre nella basilica di Sant’Eugenio. Moltiplichiamo i nostri atti di ringraziamento alla Trinità
all’approssimarsi del 28 novembre, trentesimo anniversario dall’erezione dell’Opus Dei in Prelatura
personale. Quanti frutti spirituali sono maturati da allora, come assicurava l’amatissimo don Álvaro,
quando scriveva che, con il compimento dell’intenzione speciale di nostro Padre, l’Opera avrebbe
ricevuto ogni sorta di benefici: omnia bona pariter cum illa! 19.
Facciamo giungere la nostra gratitudine al Cielo mediante la Santissima Vergine, ricorrendo
anche al primo successore di san Josemaría, che tanto pregò, soffrì e lavorò per il compimento
dell’incarico affidatogli dal nostro Fondatore. Il modo di concretare questa gratitudine è alla portata
di tutti: una inviolabile fedeltà a Dio, cominciando e ricominciando ogni giorno a cercare una
maggiore intimità con Lui.
Con tutto il suo affetto, vi benedice
vostro Padre
+ Javier
Roma, 1° novembre 2012.