AL CIMITERO DEL PIANTO, “A LIVELLA” DI TOTO’: SCOPERTA UNA LAPIDE CON SOPRA SCOLPITI I VERSI DELLA POESIA.
Nov 4th, 2012 | Di cc | Categoria: Spettacoli e CulturaUn grande omaggio a Totò è stato compiuto durante la mattinata del 2 novembre, giorno durante il quale si ricordano i defunti, presso il “Cimitero del pianto”, a Napoli. Una lapide di marmo con scolpito in bassorilievo il testo della poesia “A Livella”, è stata scoperta proprio sulla facciata della cappella che ospita i resti del Principe De Curtis.
Forti emozioni e tante lacrime. L’ iniziativa è stata organizzata e fortemente voluta dal direttore del cimitero Domenico Striano, il quale ha agito chiedendo l’ aiuto dei fans del grande artista. Presenti alla manifestazione anche il cardinale Sepe e Liliana De Curtis, figlia di Totò, che si è mostrata fin dal primo momento favorevole a tutto ciò. A rappresentare il Comune di Napoli, invece, in rappresentanza del sindaco De Magistris, c’ era Bernardino Tuccillo, assessore al Patrimonio e ai Cimiteri.
La cappella di Totò, all’ interno del cimitero, si trova in un’ area dove sono presenti altre cappelle di altrettanti personaggi noti ed importanti. Quella del principe De Curtis, però, è da sempre una delle più visitate. Ogni anno migliaia di fans vi accorrono, lasciando dei messaggi a Totò, ma anche caramelle e pezzi di torrone: è tradizione, ormai!
La poesia di Totò, rappresenta la poesia dialettale più conosciuta, ed il più grande capolavoro della letteratura napoletana del secolo scorso. Ricca di significato, è sempre fortissimo l’ impatto che riesce ad ottenere grazie alla drammaticità che le appartiene, e grazie, oltretutto, ai colloqui tra i protagonisti, semplici ma molto toccanti. Tema della poesia, è appunto, quello della morte; quest’ ultima però non viene descritta in maniera negativa, anzi, si tende a descriverla in maniera umoristica, in una delle sue visioni meno “amare”. La figura della livella (la bolla usata dai muratori per mettere sullo stesso piano le superfici) viene usata come metafora per la morte: quest’ ultima, quando è giunta l’ora, non considera alcuna “diversità” tra le persone, e tratta tutti allo stesso modo.
Gli ultimi versi della poesia, i più toccanti, rappresentano le parole pronunciate da uno dei protagonisti, “Esposito Gennaro” netturbino; egli rivolgendosi al ricco marchese, defunto anch’ esso, ma infastidito dalla vicinanza tra le due loro tombe, esclama: “…Suppuorteme vicino, che te ‘mporta? Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: nuje simmo serie…appartenimmo a morte!”.
Fabiana Musolino