I RIBALDI DELLA POLITICA ED IL NUOVO CHE AVANZA

Ott 22nd, 2012 | Di cc | Categoria: Politica

            Il momento è propizio per guardare al futuro. Del Paese? Non proprio. O meglio, in nome del “bene comune” diversi ipotizzano scelte personali impegnative (e sacrificate) come lo può essere una candidatura alle elezioni politiche. Niente di male in tutto ciò. Anzi, l’esporsi, l’impegnarsi in politica a “Servizio” degli “Altri” non solo è importante, ma doveroso in certi casi. Purtroppo oggi abbondano gli autocandidati a dispetto di tutto, soprattutto del proprio passato.

 

            Il momento è propizio perché la confusione nei partiti impera. Siamo o non siamo alla fine della Seconda Repubblica? Tutti provano a rinnovare, anche chi al potere ci sta da un po’. E,  allora, ti trovi difronte dei Fregoli che a suon di sondaggi provano a capire che avverrà sulla scena politica futura. Il Movimento di Grillo fa segnare un più venti per cento di possibili consensi? “Bene, il nuovo che avanza ha bisogno di me”. La storia personale non conta più. Non fa niente se sei passato dalla DC, al PSI eppoi al PDL. Errori di gioventù che si cancellano con la nuova ideologia, specialmente se ti dà (speriamo di no) la candidatura per un “posto al sole” in  Parlamento. Tutto gira così? Per fortuna no. Ma i ribaldi – che sono di destra, di sinistra e di centro -  sono tanti ed è proprio nei momenti di cambiamento che si possono incuneare nei gangli del nuovo. La Prima Repubblica docet.

 

            Che brutto e volgare termine quello del “rottamare” riferito a persone. Pochi si sono indignati per l’uso improprio, forse perché si riferiva ai politici. Ben diverso fu lo sdegno quando il termine venne legato ai lavoratori, in un’ipotesi di riforma degli ammortizzatori sociali. Il cambiamento passa certo per il rinnovamento, ma attenzione a ritenere che l’inedito sia sempre e comunque giovane. Al di là dell’età anagrafica la cosa importante da fare è  inserire negli statuti dei partiti la regola che dopo il secondo mandato da segretario, da cassiere, da proboviro si faccia altro. Il mutamento vero passa per una rotazione delle leadership nei partiti e, da questo punto di vista, una riforma urgente è la regolamentazione dell’art. 49 della Costituzione, là dove giustamente afferma che :“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Quando i partiti o i movimenti diventano personali, anche la democrazia in quei contesti sparisce con un pericoloso effetto domino.

 

            Il tema del rinnovamento è centrale nell’attuale congiuntura politica. Come reclutare la classe dirigente dei partiti? Una volta la “gavetta” era indispensabile. Per i cattolici c’era l’impegno in parrocchia, i corsi di formazione; per i laici la formazione di partito, le iniziative sociali. Un crescendo che ti portava in Consiglio comunale, eppoi alla Regione o alla Provincia ed in fine a Roma. Certo, le distorsioni non mancavano e non era tutto oro quel che luccicava. L’ideologie però, nel bene e nel male, erano rotte ben tracciate. Oggi si naviga a mare aperto e proprio per questo c’è bisogno di più rigore nell’affrontare la questione. Per mettere da parte dalle liste elettorali gli inquisiti per fatti gravi ed i condannati non c’è bisogno di una legge ad hoc. Ed il buon senso dovrebbe far scegliere certe eccellenze della società civile che spesso non si mettono in mostra. Soggetti dai curriculum ineccepibili - compresivi di dichiarazioni dei redditi - che possono mostrare senza alcun timore. La nuova stagione, al di là dell’età anagrafica, passa per loro. Sempre che ci sia una legge elettorale che non consenta le designazioni dall’alto.

            Diceva Luigi Firpo, illustre cattedatrico, nel lontano 1988: “Ormai Montecitorio è diventato una specie di viaggio-premio per i burocrati di partito”.Auguriamoci che il viaggio, che non è più solo dei burocrati di partito,  finisca qui.

 

Elia Fiorillo

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