LE ALLERGIE E LA “RIPROGETTAZIONE” MENTALE
Ott 22nd, 2012 | Di cc | Categoria: Salute
Il termine “allergia” dal punto di vista medico significa: reazione esagerata ad uno stimolo per altri innocuo, che viene considerato dall’allergico un corpo estraneo, cioè “altro” da sé. Deriva in effetti dal greco allos (altro) e ergon (reazione).
Poiché il corpo non parla senza accompagnarsi ad un analogo comportamento mentale, possiamo dedurre che allergia per la mente significa: reazione esagerata a qualcosa o qualcuno, ritenuto “estraneo”. Dunque un’insofferenza, un’intolleranza, a vari livelli.
In ambedue i casi esiste un incontro tra l’individuo e uno stimolo esterno, cosa che avviene fin dalla vita fetale.
Infatti, anche il bambino nel grembo materno reagisce all’ambiente, in tal caso secondo i suggerimenti della madre e il sistema immunitario della stessa, che in-segna al piccolo le prime basi dell’apprendimento, al fine di vivere e mantenere la sopravvivenza della sua specie.
L’apprendimento a sua volta si fonda su una memoria: la memoria dei primi contatti e di come bisogna reagire. Il sistema immunitario, attraverso soprattutto l’azione dei linfociti, attua la discriminazione tra ciò che gli appartiene (il self) e ciò che non gli appartiene (il non-self, o antigene), mantenendone la memoria per tutta la vita, all’inizio affidandosi alla memoria della madre, poi crescendo e diventando individuo provvede a ciò con le sue personali difese. Una volta avvenuto il contatto con lo stimolo, se esso viene ritenuto antigene, non-self, viene inglobato, sminuzzato, e in qualche modo reso proprio, come se fosse innocuo, tranne i casi in cui la risposta deve perdurare per renderlo tale (questa risposta del sistema immunitario è la malattia).
Ci sono d’altra parte i casi in cui lo stimolo viene ritenuto pericoloso solo da alcuni organismi, mentre per tutti gli altri è innocuo. In tali casi si dice che la reazione è esagerata, cioè è una reazione allergica, da ipersensibilità, da facile intolleranza.
A livello psichico questa reazione esagerata può essere considerata a ben vedere una fobia: una reazione allarmante, di difesa, verso qualcosa che normalmente non dovrebbe destare preoccupazione. Anche qui è importante la memoria del primo incontro: basta il primo contatto per farla ricordare e ritenere una situazione non-self, una cosa estranea, pericolosa .
Come per il sistema immunitario, le prime “lezioni” sono date dall’ambiente da cui si proviene, per cui si registra uno stato di allarme proprio da chi ci in-segna il proprio vivere quotidiano, si memorizza e si reagisce a nostra volta come ci è stato suggerito, poi, autonomizzandoci col crescere, ci difendiamo più o meno intensamente a seconda delle nostre personali esperienze, di cui registriamo assolutamente tutto: l’evento, e le circostanze attorno all’evento.
Sono tali circostanze spesso a crearci i presupposti verso una reazione allergica.
Facciamo un esempio: se un bambino vede un ragno e sente e vede nelle persone di riferimento una reazione di allarme, lo registra: alla vista dei ragni si è in pericolo, da cui ansia e paura, con le classiche risposte tipiche dello stress: evitamento, fuga, o immobilità.
Se invece i ragni non destano preoccupazione nel suo ambiente, il bambino ci convive come se fossero uno stimolo, una presenza, innocua. Ma se, una volta autonomo, vive un evento stressante, per esempio una lite furibonda, un attacco aggressivo alla sua persona o altro, e in quel momento la “circostanza associata” è anche la vista di un ragno che passava di là per caso, la sua mente, come il suo sistema immunitario, che funziona per associazione stimolo-risposta e ne mantiene la memoria, registra un’associazione emozione-stimolo, in tal caso paura e allarme, non solo verso l’evento ma anche verso il ragno. Ed il ragno può diventare, a livello inconscio, uno stimolo allergenico, che provoca una fobia.
Allargare lo scenario dell’evento serve ad avere maggiori dettagli sulla situazione da evitare in futuro, ma può servire anche (da cui la teoria della rimozione di Freud), a poter rimuovere, dimenticare, mandare cioè a livello inconscio, inconsapevole, l’evento principale, che può essere troppo traumatico da ricordare a livello consapevole, conscio. Mentre la sensazione di trauma e pericolo viene spostato e centrato sulla circostanza attorno a quell’evento. Fino a diventare essa, motivo di ansia futura.
Pertanto le cause dell’aumento delle allergie a livello fisico (orticaria, asma, rinite da fieno ecc.) e di tutti i fenomeni di ipersensibilità anche a livello psichico (ansia, fobie) sono da ricercare non solo nella diffusione di inquinanti atmosferici, ma anche in un aumento di ansia ed apprensione a livello sociale, per tanti motivi, tra i quali la fatica di adeguarsi ai rapidi cambiamenti, ai ritmi di vita frenetici soprattutto della società occidentale, in veloce sviluppo nei più svariati campi.
Molte persone si sentono sottoposte a confronti continui tra il concetto di sé e i “modelli vincenti” proposti dai media, risultandone a volte sensazioni di inadeguatezza o di impotenza, ansia e fobie, difficoltà relazionali o dubbi circa il proprio ruolo nel lavoro o nella famiglia, da cui possono derivare comportamenti di fuga, isolamento, evitamento, con maggior stato di allerta nei confronti degli eventi esterni.
La soluzione dell’allergia è la stessa, sia a livello biologico che psichico: lavorare sulla memoria iniziale, sull’immagine interiorizzata dell’incontro con la situazione o con l’altro, in ogni caso con “il diverso”: dal vaccino iposensibilizzante (usato per indurre appunto uno stato di “tolleranza”), al “riprogettare” mentalmente tale incontro attingendo alla nostra parte creativa, alla nostra realtà interna (che è la matrice del nostro modo di vivere la realtà esterna), dove è possibile cambiare, rimodulare il nostro “rifiuto-a” in un “essere-con” , in modo più fruttuoso e felice.
Patrizia Ugolini
Medico, psicoterapeuta, omeopata e floriterapeuta