Il governo dei Professori tassa le famiglie e gli invalidi

Ott 16th, 2012 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Sempre più duro e implacabile, sempre più nel segno del rigore, adesso anche verso i disabili, anche verso i meno fortunati, il Governo dei professori tira diritto sulla strada del risparmio senza pensare affatto alla ripresa dei consumi e dell’economia. E taglia le pensioni e gli assegni di tutti quei disabili appunto, che hanno un reddito superiore ai 15.000 euro lordi annui. Così cadono sotto la scure del Fisco anche gli assegni di accompagnamento degli invalidi, finora totalmente esentasse, le pensioni di guerra, perfino le liquidazioni delle assicurazioni sulla vita. Finiscono allo stesso modo nelle ganasce fiscali le indennità per i ciechi civili e tutti gli emolumenti assegnati al valor militare e civile.

 

L’aggravio sulle famiglie è calcolato attorno ai 120-150 euro, ma ancora più forte è l’impatto psicologico negativo. Niente dei diritti acquisiti viene risparmiato e si accrescono, in questo modo, la mancanza di fiducia nel futuro e il senso generale di incertezza nel Paese. Il nocciolo del problema si riduce a questa equazione: da un lato, i tecnici riducono alcune quote marginali dell’Irpef con un breve effetto assai volatile sui redditi più bassi ma, dall’altro lato, aumentano di un punto l’Iva con un effetto penalizzante e duraturo sui consumi generali. Una equazione che si chiude in attivo soltanto per le casse dell’Erario per un valore di 2,5 miliardi di euro!

 

Resta anche il sapore amaro delle detrazioni fiscali abolite con valore retroattivo: in pratica, chi ha sopportato una spesa per l’anno in corso pensando di poterla poi detrarre, scopre che nella dichiarazione ai fini del Fisco - da effettuare ovviamente a primavera del 2013 - non lo potrà fare.

 

Tutte queste strette e ristrettezze delle maglie fiscali avranno conseguenze benefiche per le casse dello Stato ma incepperanno ancora di più una macchina produttiva già rallentata e costretta a marciare al minimo. Con tanti saluti a quella ripresa che pure il Fondo Monetario Internazionale, il grande tempio del rigore, dice essere necessaria e indifferibile per l’Italia e per gli altri Paesi europei come noi in affanno. Qui si rischia di perderci nel dibattito su “quando” finirà la crisi e su “quando” cominceremo a intravvedere la luce alla fine del tunnel senza però avere rimesso in movimento il motore. E soprattutto senza avere ancora neanche un’idea concreta sulle strategie di uscita da una forte depressione economica che appare già evidente nelle indagini di tutti i grandi organismi internazionali e nel sentimento prevalente degli italiani.

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