I neurotrasmettitori, le microspie del nostro corpo
Ott 9th, 2012 | Di cc | Categoria: Salute
di Patrizia Ugolini
E’ ormai noto a tutti che il corpo e la mente siano intimamente interconnessi: ciò che accade nell’uno si riflette inevitabilmente sull’altro. Ciò che non tutti sanno è che ciò avviene attraverso un fluire continuo di informazioni, trasmesse da molecole definite neurotrasmettitori.
Esse derivano la loro denominazione dal fatto che un tempo si ritenevano localizzate esclusivamente a livello cerebrale. In seguito si è scoperto che esse sono ovunque, e con la rapidità di un lampo informano ogni parte del corpo e della mente di accadimenti avvenuti altrove, cosicché ogni cellula sa cosa fare e come modificarsi, al fine di mantenere in buon equilibrio tutto l’organismo.
Esse sono simili a messaggeri latori di missive importanti e la sentinella che li deve riconoscere è situata sulla parete della cellula, si chiama recettore, ed è di natura proteica. Una volta che tale recettore attua il contatto, riconosce, legge il messaggio e lo comunica all’interno della cellula.
E’ lo stesso meccanismo con cui viene riconosciuto ogni materiale estraneo, per esempio un germe. Una volta entrato nel corpo, viene riconosciuto dal recettore e si scatena la reazione immunitaria, cioè la risposta.
Non esiste tuttavia una parte che produce tali sostanze e un’altra che le riceve. Esse sono prodotte quasi contemporaneamente a vari livelli, sia nel cervello che nell’organo periferico, pertanto le funzioni dell’uno influenzano l’altro.
Questa constatazione è molto interessante, non solo per la neurofisiologia, ma anche per la psicosomatica, che appunto studia le correlazioni corpo-mente e viceversa.
Infatti, uno stato mentale particolare può essere associato ad un tipo di neurotrasmettitore che lo comunica dappertutto, inondando l’organismo di tali molecole, e viceversa un’alterazione in un organo periferico viene trasmesso anche a livello cerebrale, e può causare a sua volta uno stato mentale (per esempio un pugno che causa dolore fisico e psichico, una palpitazione che causa dolore toracico e al contempo paura, una carezza che causa piacere tattile a livello locale ma anche uno stato mentale di benessere, e così via).
In particolare, è molto interessante la scoperta che ogni stato emotivo è correlato ad un tipo di neurotrasmettitore, per esempio la serotonina al buon umore, il GABA alla tranquillità, le endorfine allo stato di benessere e così via.
Se infatti lo stato d’animo è improntato alla tristezza, la produzione di serotonina cala (così come in presenza di ansia si modifica il GABA ecc.).
Ma, come tutte queste molecole, anche la serotonina ha effetti sia a livello cerebrale che periferico: infatti essa è responsabile non solo del buonumore, ma anche del controllo della temperatura, dell’appetito sessuale, del sonno e delle funzioni gastrointestinali, pertanto possiamo ben comprendere come e perché in presenza di tristezza anche il sonno sia disturbato, la libido sia più bassa, e si possono verificare disfunzioni gastrointestinali come gastrite o colite.
Viceversa, in uno stato d’animo felice o improntato al pensiero ottimistico, i livelli di neurotrasmettitori sono ottimali, ed il sonno sarà ristoratore, la libido alta, l’apparato gastrointestinale funziona bene. Inoltre saranno coinvolti, oltre alla serotonina, anche altri neurotrasmettitori, come le endorfine, i nostri oppiacei naturali contro il dolore, che vengono prodotti in gran quantità anche solo con una fragorosa e sincera risata.
In tale stato d’animo saranno potenziate anche le difese immunitarie, perché è stato scoperto che perfino i linfociti, le più importanti cellule del sistema immunitario, producono neurotrasmettitori, per cui anche essi saranno coinvolti dall’ondata di molecole di serotonina, e di altre molecole, come nel caso di un momento di felicità.
Tutto questo ci può spiegare perché un pensiero prevalentemente ottimistico è maggiormente associato ad uno stato di salute migliore, ad una vita più lunga, oltre che ad una vita di relazioni più soddisfacente e con maggior possibilità di successi nella professione.
Tale stile di pensiero non è una caratteristica innata, bensì un comportamento appreso dall’ambiente in cui si è cresciuti, e pertanto passibile di cambiamento, se lo si vuole.
Se si vuole cioè, piuttosto che sentirsi sconfitti dagli insuccessi nella vita, o addirittura di prefigurarli ancor prima del loro accadere, sentirsi disposti ad imparare e trarre vantaggio dalle lezioni dell’esperienza, con fiducia nelle proprie capacità e possibilità di cambiare atteggiamento.
Se si vuole regalare un beneficio alla mente ed al corpo, possiamo per esempio sorridere alle persone care appena alzati dal letto la mattina, facendo magari loro una carezza, e prefigurandosi una giornata piena di nuove opportunità. E’ una questione di darsi il permesso di scegliere il proprio modo di pensare, dicendo e facendo a se stessi e altri cose positive e potenzianti, e soprattutto pensando diversamente quando si teme di aver fallito, cambiando il pensiero di auto-denigrazione, in un pensiero costruttivo che porta all’acquisizione di nuove strategie e nuove abilità.
Questo è un permesso che solo noi possiamo darci, per rendere la vita, grazie ad una cascata di molecole del benessere, un’occasione in cui scoprire e utilizzare enormi ricchezze in noi e negli altri.