A UN ITALIANO SU DIECI IL LAVORO E’ CAUSA DI PERDITA DI SONNO
Set 17th, 2008 | Di cc | Categoria: SaluteI problemi di ufficio portano insonnia cronica il dieci per cento degli italiani. Il “mal di lavoro” è da attribuibile alla mancanza di una corretta valorizzazione dell’attività svolta e l’assenza dello spirito di squadra. I risultati dell’indagine globale di Kelly Services. SENZA SONNO: donne e uomini. MALESSERE IN UFFICIO: le cause. SONDAGGIO: e tu riesci a dormire? E’ così, ogni notte, per una buona percentuale di italiani per colpa di quel che succede negli uffici frequentati. Uno su dieci non riesce mai o quasi mai a prendere sonno. E non sono soli. Un altro cinquanta per cento si ritrova, a causa della vita in ufficio, a fare i conti con l’insonnia una volta rientrato in casa e spenta la luce. I risultati sono della Kelly Services, l’operatore nel settore dei servizi per le risorse umane, che per indagare sulla relazione tra salute e lavoro ha ascoltato un campione di 115 mila lavoratori, di cui 17 mila in Italia. Ma quali sono le cause del “mal di lavoro”? Agli italiani a creare maggiori problemi è la mancanza di una corretta valorizzazione dell’attività. Più di quanto non accada in altri paesi. Da noi infatti la indica come fonte di stress il 17 per cento. Seguono lo scarso spirito di squadra e l’ansia da prestazione dovuta ad eccessive pressioni psicologiche. Tra le cause principali del malessere per gli italiani non ci sono invece il monte ore lavorato e l’eccessiva sedentarietà, che sono nelle posizioni di testa delle lamentele a livello globale. Secondo i risultati della ricerca, il 14 per cento degli italiani pensa che l’esercizio della propria professione abbia un impatto negativo sul proprio equilibrio psicofisico. Allo stesso tempo il 13 per cento è convinto che anche nel futuro il lavoro sarà causa di danni alla salute. I dati italiani sono ad ogni modo più confortanti di quelli riscontrati in altre nazioni e la media globale è pari al 19 per cento. I più preoccupati (o più consapevoli?) sono i lavoratori di Giappone e Canada dove le percentuali di chi afferma che il lavoro ha inciso negativamente sul proprio stato di salute raggiungono, rispettivamente, il 60 per cento e il 47 per cento.