Mario Ferrero: il testimone del cinema del ‘900
Set 14th, 2012 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura
Il ‘900 è la fucina del cinema.
Il cinema nasce con i fratelli Lumiere nel 1985, che creano il “cinématrographe” che proietta su di un schermo bianco delle immagini in movimento.
I primi film sono muti e solo nel 1927 con “Il cantante di jazz” si giunge alla tecnologia del sonoro.
Passando per il neorealismo,il cinema introspettivo e la nouvelle vague il cinema si evolve fino ad essere contaminato dal digitale.
Di queste trasformazioni pochi sono i testimoni e ancor meno i protagonisti ancora in vita.
Con Mario Ferrero si perde l’ultimo ricordo del ‘900.
Nato a Firenze nel 1922,nel 1944 si diploma all’Accademia Nazionale di arte drammatica di Roma.
Inizia la sua carriera prima come aiuto regista di Orazio Costa Giovangigli,poi come regista con “Cocktail party” di Thomas Stearns Eliot nel 1950 .
In seguito la prima opera Rai è firmata alla regia proprio da M.Ferrero e s’intitola “La domenica di un fidanzato”.
Il soggetto era di Ugo Buzzolan e trattava la quotidianità di una giovane coppia con un occhio ironico,ma ,allo stesso tempo,un pizzico di amarezza.
Andò in onda il 26 gennaio 1954 e fu un lavoro particolare che univa televisione e teatro per la prima volta.
Ferrero creò altre fiction per la tv e divenne lui stesso attore in una sola opera “La donna della domenica” diretto da Luigi Comencini ove esordiva il personaggio del commissario Santamaria interpretato da Marcello Mastroianni.
Il soggetto originale era un romanzo di Fruttero e Lucentini.
Mario Ferrero era poi tornato all’Accademia Nazionale di arte drammatica di Roma come insegnante.
Uno dei suoi più celebri lavori resta “Il commissario De Vincenzi” interpretato da Paolo Stoppa.
La fiction ebbe ben due serie visto il successo.
Attori come Leo Gullotta,Vittorio Sanipoli e Maria Grazia Spina ne fecero parte.
Mario Ferrero era uno degli ultimi protagonisti del cinema che fu.
Quello che è rimasto alla storia e che è diventato fonte di ispirazione per gli addetti ai lavori e non.
-Sabrina Capozzi-