La gente non consuma più, ma non c’è un piano per la crescita
Set 11th, 2012 | Di cc | Categoria: Politica
Le notizie che arrivano dall’economia italiana, quella reale, concreta, di tutti i giorni, sono terribili e peggiorano a vista d’occhio. La gelata dei consumi, questa ondata di paura verso il futuro ancora incerto che sta attanagliando le famiglie, si è fatta sentire in maniera pesante sulle vendite sopratutto dei cosiddetti beni durevoli: dalle auto alle lavatrici, dagli scaldabagno alla lavapiatti. In calo anche i consumi di beni alimentari, in fase di ristagno le grandi e medie imprese: ed ecco che il prodotto interno lordo, quel Pil che misura la ricchezza di un Paese, scende addirittura del 2,6 per cento nel secondo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, il peggior risultato dal 2009.
Eppure, in questo quadro disastrato, il capo del Governo va dinanzi a una televisione americana per dirsi certo che dall’anno prossimo l’Italia innesterà la marcia della ripresa. I media, dai grandi quotidiani alle principali catene televisive, alzano subito il coro protettivo di incensamenti e di lodi, e il gioco è fatto. Tutti tranquilli, c’è chi pensa al vostro bene quotidiano.
Se il dato sulla recessione è peggiore delle previsioni e piazza il nostro Paese alla coda delle nazioni industrializzate, tutti si aspetterebbero almeno un piano preciso e dettagliato per rilanciare l’economia dopo che il rigore a tutto campo ha messo in ginocchio i consumi e quindi anche l’impresa produttiva. Ci si aspetterebbe una riapertura dei rubinetti del credito, una serie di agevolazioni a quelle piccole e medie aziende che resistono perché sanno innovare e vendere all’estero nonostante la concorrenza asiatica, una miriade di incentivi al lavoro. Ma fino ad ora, soltanto segnali di fumo e nessun provvedimento concreto.
A questo punto, nel mondo della politica, molti pensano che niente può ripartire senza un impegno preciso sotto forma di investimenti nella scuola, nella ricerca scientifica e tecnologica, nelle grandi opere destinate a dotare l’Italia delle necessarie infrastrutture. Il rigore va bene, è la penicillina per l’ammalato in crisi, ma non può essere certo il ricostituente. Da qui nasce il dibattito sulla necessità di tornare al voto per ridare voce agli elettori con i loro problemi di vita quotidiana.