La “tortura” nel diario di un carcerato
Ago 6th, 2012 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
Il diario dal carcere di Antonio Simone, ex assessore alla Sanità, della giunta Formigoni, merita tutta l’attenzione di quei partiti che, come il Pdl, si battono per una giustizia giusta. Pubblicato dal Foglio, questo diario è in primo luogo un atto di denuncia contro quei magistrati che usano la carcerazione preventiva per estorcere confessioni.
L’ex assessore Simone è in carcere dal 13 aprile, dunque da quasi quattro mesi. Ma la sua carcerazione preventiva potrebbe raddoppiare se, alla vigilia della scadenza, il pm chiedesse (con l’avallo del gip) il giudizio immediato. Così “si raddoppiano i termini della custodia cautelare e della tortura”. Sì, Simone usa la parola “tortura” e la descrive molto bene, sia con appropriate citazioni giuridiche della Corte europea (ignorate in Italia), sia con la descrizione di come si vive (si fa per dire) in sei in una cella di sette metri quadrati, a San Vittore.
Simone si considera vittima di “un sequestro giudiziario a scopo di estorcere confessioni su Roberto Formigoni”. Parla di “follia inquisitoria di alcuni magistrati”, e suona a suo modo la sveglia, ricordando a quali risultati folli sta portando la giustizia ingiusta. “Facciamo un esempio” scrive Simone. “Il figlio, studente universitario in Medicina, a cui il padre intesta un motorino regolarmente acquistato dal concessionario e pagato dal padre che ha fatto un bonifico sul conto del figlio che ha emesso assegni bancari, ha commesso il reato di riciclaggio se il padre si scopre abbia commesso l’effettivo reato di infedele dichiarazione dei redditi per avere omesso di denunciare in una dichiarazione una parte dei suoi redditi.
Il laureando in Medicina rischia dai 4 ai 12 anni di reclusione, anche se il poverino nulla sapeva o poteva sapere del reato di infedele dichiarazione del padre, e ciò perché secondo l’interpretazione di alcuni magistrati italiani lo studente universitario non poteva non sapere che il papà non dichiarava tutti i suoi redditi, violando una norma di legge. Un aborto giuridico, un assurdo giuridico e civile”. Ma questa, purtroppo, è la giustizia in Italia. Una malagiustizia, da riformare in profondità.