Lombardo, un esempio di malcostume

Ago 1st, 2012 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale

Le dimissioni del governatore Lombardo erano inevitabili. Al caos politico si è infatti aggiunto il disastro economico-amministrativo, come dimostra il ritiro dei fondi europei a causa della pessima gestione che la Sicilia ne ha fatto. Questo impone una riflessione profonda sulle cause di un fallimento che getta sgomento non solo per il presente, ma anche per il futuro della regione Sicilia e del Paese Italia.

 

Molti giornali, non senza ragione, hanno sparato la notizia di una Sicilia in bancarotta, cosa che Lombardo ha smentito. Ma gli sperperi sono sotto gli occhi di tutti. La solidarietà invocata da molti oppositori del federalismo, cioè da chi ritiene di dover comunque correre in aiuto dei bisognosi, è stata interpretata come la grande opportunità per garantirsi un treno di vita analogo a quello di chi produce reddito, un’opportunità rafforzata dalla condizione di Statuto ‘speciale’ della Regione Sicilia.

 

In questa situazione, la pratica della distribuzione del reddito ha prevalso fino a divenire esclusiva su quella finalizzata al sostegno della crescita economica. I fondi strutturali erogati dall’Unione Europea con il vincolo del cofinanziamento (cioè con il contributo degli enti che ricevono il sostegno finanziario) non consentono di creare posti di lavoro (o più precisamente di stipendio) nella pubblica amministrazione.

 

Infatti, le fasi di realizzazione dei programmi finanziati da Bruxelles sono monitorate con particolare attenzione dalla Commissione Europea e i criteri di gestione di questi fondi sono incompatibili con le abitudini acquisite dai governi regionali che si sono forgiati sulla base dei contributi tipo Cassa del Mezzogiorno, praticamente contributi a fondo perduto: lo Stato devolve aiuti finanziari alla Sicilia e il governo locale li utilizza senza vincolo di destinazione con la libertà di creare - attraverso assunzioni illimitate di lavoratori a tempo indeterminato - capitoli di spesa crescenti di anno in anno. La valanga di nomine in extremis dimostra che la lezione per il momento non è servita.

 

E ieri è perfino saltata la spending review in commissione Finanze di Palazzo dei Normanni. Il testo era quello che Lombardo aveva presentato al premier Monti lo scorso 24 luglio, e per il momento è rimasto lettera morta.

 

Forse il governo tecnico si starà chiedendo se non sia stato un errore bloccare il federalismo fiscale varato da Berlusconi, che con la logica dei costi standard responsabilizzava governatori e sindaci. E chi sbagliava ne pagava il conto

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