L’euro traballa, la crescita non c’è e il governo dei professori tira a campare
Lug 30th, 2012 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
Si apre una settimana di fuoco per le sorti della moneta comune europea, dell’Europa stessa e quindi del nostro Paese. La mossa del Governatore Draghi ha provocato le reazioni favorevoli del mercato finanziario e quelle negative dell’opinione pubblica tedesca e di altri Paesi del nord, facendo registrare però qualche prima, inusitata apertura da parte del Cancelliere Merkel. Intanto il grande eurocrate lussemburghese Juncker sottolinea come l’Eurozona, vale a dire l’area dei diciassette Paesi europei con la stessa moneta, sia in realtà asservita ai precisi voleri, per non dire ai “diktat” della Germania Federale.
Se da un lato il Cancelliere ha capito che un’uscita di alcune nazioni dall’euro comporterebbe gravi rischi per il suo Paese, soprattutto per le sue esportazioni, dall’altro lato resta sempre valido l’atteggiamento tedesco a favore del più rigoroso rigore. L’elemento nuovo è l’apertura verso l’acquisto di titoli di Stato da parte forse non direttamente della Banca Centrale Europea, come pure sarebbe auspicabile, ma da parte di quel Fondo Salva-Stati che però non è ancora entrato in vigore e che non ha ancora le risorse di liquidità necessarie.
Sulla scena è però entrata anche l’Amministrazione statunitense, molto preoccupata in vista delle prossime elezioni presidenziali. Da un lato, Barack Obama teme che la continua rivalutazione del dollaro finisca per danneggiare le imprese esportatrici americane su tutti i mercati del mondo, proprio nel momento in cui quella economia comincia a riprendersi. Dall’altro lato, è evidente che le autorità di Washington temono una destabilizzazione dell’Unione Europea che avrebbe conseguenze terrificanti per tutto il quadro internazionale, a meno di tre mesi dal fatidico novembre in cui si aprono le urne.
Tutti questi elementi concorrono ad aumentare l’incertezza, anche perché si va verso il mese più difficile dell’anno per i mercato finanziari. Agosto registra di solito una maggiore volatilità degli scambi ed è il momento in cui scattano più facilmente trappole e agguati. Con questo carico di incognite, l’euro si avvia verso una settimana sempre sull’orlo del baratro, in attesa di una soluzione che scavalchi, con provvedimenti concreti, quelle decisioni sulla carta con le quali normalmente si chiudono i tanti vertici europei.
E al di là del rischio monetario, il nostro Paese resta sempre in attesa di una soluzione per quella crescita, per quello sviluppo, per quella ripresa dell’economia che questo Governo dei tecnici tantissime volte ha promesso ma che non ha mai mantenuto.