L’orazione, l’abbandono in Dio delle preoccupazioni e le preghiere per il nostro prossimo - il Santo Padre in modo speciale - sono al centro della lettera di questo mese di mons. Javier Echevarría.

Lug 10th, 2012 | Di cc | Categoria: Religione

Carissimi: Gesù mi protegga le mie figlie e i miei figli!

Tutti ci siamo riempiti di gioia e gratitudine al Signore per il riconoscimento delle virtù eroiche

dell’amatissimo don Álvaro, reso pubblico dalla Santa Sede il passato 28 giugno. La nostra gioia è grande

perché la Chiesa, con questo atto, riafferma ancora una volta che lo spirito dell’Opus Dei, vissuto dal primo

successore di nostro Padre con squisita fedeltà, è pienamente fedele al Vangelo, e, pertanto, è una via per

trasformare

tutti i momenti e le circostanze della vita in occasioni per amare Dio e servire il Regno di Cristo,

come recitiamo nella preghiera per la devozione al Venerabile Servo di Dio.

Gatias tibi, Deus, gratias tibi!

, vi invito a ripetere ancora una volta. Rendiamo grazie alla Santissima

Trinità per questo dono, lo spirito dell’Opus Dei –

vecchio come il Vangelo e come il Vangelo nuovo 1–, di

cui partecipano molte altre persone che, senza avere vocazione all’Opera, in qualche modo fanno parte della

nostra famiglia soprannaturale: molti dei nostri parenti e amici, e molti altri che cercano di incarnare, nella

vita quotidiana, lo spirito che nostro Padre ricevette da Dio.

Nei giorni passati, leggendo le vostre lettere di auguri per il mio compleanno, mi sono logicamente

colmato di gratitudine al Signore, che ha voluto che l’Opus Dei – come la Chiesa, di cui l’Opera è parte –

fosse una famiglia soprannaturale strettamente unita dai legami della paternità, della filiazione e della

fraternità. Il mio pensiero è immediatamente andato al nostro amatissimo Padre, la cui festa liturgica

abbiamo recentemente celebrato. A san Josemaría dobbiamo, per la sua eroica fedeltà al disegno divino,

l’atmosfera di focolare tanto propria dell’Opera, che – come è naturale accada – si manifesta con una

particolare forza in ciascuna delle feste che costellano il nostro cammino. Ringrazio per le loro preghiere tutti

coloro che si sono ricordati di me in questi giorni e desidero ricompensarli pregando di più per tutti.

Un particolare motivo di gratitudine filiale e di gioia sono state le affettuose parole del Papa Benedetto

XVI. Nel chirografo che mi ha fatto pervenire in occasione del mio compleanno, il Santo Padre assicurava la

sua preghiera per il Prelato e una speciale Benedizione Apostolica da estendere a tutte le persone affidate alle

sue cure di Pastore. Queste dimostrazioni di affetto del Papa devono invogliarci a essere ancora più uniti –

con profonda responsabilità – alla sua Persona e alle sue intenzioni, pregando insistentemente per i frutti del

suo ministero di Pastore Supremo.

Comprendo molto bene le parole tante volte ascoltate dalle labbra del nostro fondatore, a proposito del

Vicario di Cristo. Ci diceva:

Amate molto il Santo Padre. Pregate molto per il Papa. Amatelo molto,

amatelo molto! Ha bisogno di tutto l’affetto dei suoi figli. Lo comprendo molto bene: lo so per esperienza,

perché non sono di pietra, ma un uomo di carne. Per questo mi piace che il Papa sappia che gli vogliamo

bene, che gli vorremo sempre bene, e tutto ciò per un’unica ragione: perché lui è il dolce Cristo in terra

2.

Con quale frequenza preghiamo ogni giorno per il Successore di Pietro? Può contare sulla nostra fedeltà?

L’amore al Papa è sempre stato presente con forza nel cuore di nostro Padre. In una delle sue lettere

più antiche, racconta che quando l’Opus Dei era una piccola semente quasi nascosta nel solco, gli piaceva

mettersi con il pensiero accanto al Santo Padre mentre pregava il Rosario, e, nel recitare la Comunione

spirituale, immaginava di riceverla sacramentalmente dalle sue mani. Così,

materializzando in piccoli

 

1

SAN JOSEMARÍA, Lettera 9-I-1932, n. 91.

2

SAN JOSEMARÍA, Appunti raccolti durante un incontro informale, 11-V-1965.

particolari la sua unione al Romano Pontefice, andava sempre più crescendo nel suo cuore una devozione

robusta, e al contempo teologica, per il Vicario di Cristo in terra, per il Padre comune di tutti i cristiani.

Sono tornati alla mia mente questi ricordi anche perché nel mese di luglio si compie un nuovo

anniversario della prima volta che nostro Padre fu ricevuto dal Papa. Accadde il 16 luglio 1946, tre settimane

dopo il suo primo viaggio a Roma. Pochi giorni dopo, Pio XII gli aveva fatto giungere, tramite mons.

Montini, che anni dopo sarebbe divenuto Paolo VI, una sua foto con una dedica scritta a mano, in cui

benediva il nostro fondatore e l’Opera. Che gioia filiale sperimentò allora. Subito volle scrivere alle sue

figlie e ai suoi figli:

Ho un autografo del Santo Padre per “il Fondatore della Società Sacerdotale della

Santa Croce e dell’Opus Dei”. Che gioia! Ho baciato la foto mille volte

. E in un postscriptum aggiungeva:

Non trascurate l’orazione e siate sempre contenti

3.

Pregare per il Papa, per la sua Augusta Persona e per le sue intenzioni è un lascito del nostro santo

fondatore che anche don Álvaro, suo primo successore, ci ha trasmesso con esemplare fedeltà. Ora è compito

mio confermarvi in questo punto dello spirito cattolico. Lo faccio molto spesso, ma in questi momenti

difficili, quando da tante parti si alzano voci critiche contro la Chiesa e contro il Santo Padre, mi sento

spronato a proporvelo con più insistenza. La recente solennità dei santi Pietro e Paolo, che radicarono la

Chiesa di Roma con il loro sangue e sono le colonne della Chiesa universale, ci muove a intensificare

l’unione con il Santo Padre: amatelo molto, e cercate di far sì che molte altre donne e molti altri uomini

rafforzino il loro amore a Pietro!

Nelle catechesi delle sue udienze generali, nelle ultime settimane, Benedetto XVI si è soffermato a

considerare l’efficacia della preghiera. Facendo riferimento a momenti particolari della vita della Chiesa

primitiva, ha spiegato la reazione dei fedeli dinanzi agli attacchi e persecuzioni di cui erano oggetto. Tutti

ricordiamo l’arresto di Pietro e Giovanni da parte del Sinedrio, che ingiungeva loro di non più predicare nel

nome di Gesù

4. Rimessi in libertà, gli Apostoli si riunirono con i primi fedeli e comunicarono loro le

minacce ricevute. Il Papa sottolinea come quella prima comunità cristiana

non solo non si spaventa e non si

divide, ma è profondamente unita nella preghiera, come una sola persona, per invocare il Signore.

(…). Che cosa chiede a Dio la comunità cristiana in questo momento di prova? Non chiede l’incolumità

della vita di fronte alla persecuzione, né che il Signore ripaghi coloro che hanno incarcerato Pietro e

Giovanni; chiede solamente che le sia concesso «di proclamare con tutta franchezza» la Parola di Dio

(cfr.

At 4, 29), cioè prega di non perdere il coraggio della fede, il coraggio di annunciare la fede

5. E lo

fanno pregando devotamente il

Salmo 2, in cui si preannunciava il riconoscimento del Messia, malgrado gli

attacchi dei suoi nemici.

Quei primi cristiani offrono una buona norma di condotta a noi cristiani di oggi, che ancora assistiamo

al triste tentativo di coloro che vogliono espellere Dio dalla società civile, o per lo meno si impegnano a

metterlo tra parentesi, confinandolo nella sfera privata. Nei mesi che mancano all’inizio dell’Anno della

Fede, il prossimo 11 ottobre, vi suggerisco di avere molto presente l’esempio della primitiva cristianità,

pregando con ottimismo e certa speranza per le necessità della Chiesa, per le intenzioni del Papa, per l’unità

di tutto il popolo di Dio intorno ai suoi Pastori. Non dimentichiamo che, come assicurava nostro Padre,

Dio è

sempre lo stesso. – Occorrono uomini di fede: e si rinnoveranno i miracoli che leggiamo nella Sacra

Scrittura

– Ecce non est abbreviata manus Domini - Il braccio di Dio, il suo potere, non s’è rimpicciolito!

6.

Mossi da questa certezza, lanciamoci in un apostolato senza tregua, convinti – non sto esagerando –

che ci stanno aspettando milioni di anime. Però, come rimarcava san Josemaría, non bastano le parole, che

peraltro sono necessarie; ci si chiedono “opere”, coerenza quotidiana con la fede, gioia di saperci figli di Dio.

 

3

SAN JOSEMARÍA, Lettera ai suoi figli del Consiglio Generale, 30-VI-1946; in A. VÁZQUEZ DE PRADA, Il

Fondatore dell’Opus Dei

, vol. III, pag. 36.

4

Cfr. At 4, 1-31.

5

BENEDETTO XVI, Discorso durante l’udienza generale, 18-IV-2012.

6

SAN JOSEMARÍA, Cammino, n. 586.

Un altro episodio ricordato da Benedetto XVI è quello della liberazione di Pietro, quando stava per

essere processato. Anche in questa circostanza, i primi fedeli si riunirono unanimi nella preghiera. Il testo

sacro riferisce che

mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio

una preghiera per lui

7. San Josemaría meditò frequentemente come la preghiera unanime della Chiesa liberò

allora Simon Pietro

dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva 8. Così lo ricorda

in

Cammino: Bevi alla fonte chiara degli “Atti degli Apostoli”: nel capitolo XII, Pietro, libero dal carcere

per intervento degli Angeli, s’incammina verso la casa della madre di Marco. – Non vogliono credere alla

servetta che afferma che Pietro è lì, alla porta.

Angelus eius est! – sarà il suo Angelo, dicevano.

– Ammira con quale fiducia trattavano i loro Custodi i primi cristiani.

– E tu?

9.

Tu e io, invochiamo con fede i santi angeli custodi? Ci avvaliamo del loro aiuto nelle necessità

personali e in quelle della Chiesa, che devono essere molto nostre? Chiediamo il loro aiuto nell’apostolato?

Nello spiegare queste scene, il Santo Padre consiglia che, come quei fedeli, anche noi riportiamo

gli

avvenimenti della nostra vita quotidiana nella nostra preghiera, per ricercarne il significato profondo.

E come la prima comunità cristiana, anche noi, lasciandoci illuminare dalla Parola di Dio, attraverso

la meditazione sulla Sacra Scrittura, possiamo imparare a vedere che Dio è presente nella nostra vita,

presente anche e proprio nei momenti difficili, e che tutto – anche le cose incomprensibili – fa parte di

un superiore disegno di amore nel quale la vittoria finale sul male, sul peccato e sulla morte è

veramente quella del bene, della grazia, della vita, di Dio

10. In un’altra occasione, il Papa ci invitava ad

un esame personale:

Come prego io? Come preghiamo noi? Quale tempo dedico al rapporto con Dio? 11.

Queste riflessioni, di grande attualità, devono affacciarsi frequentemente alla nostra considerazione,

nei momenti di orazione mentale che costellano le nostre giornate: senza questi dialoghi con il Signore, con

la sua Santissima Madre, con gli angeli e i santi, non potremmo – né lo vorremmo! – vivere.

Il tema della

mia orazione è la mia stessa vita

12, affermava san Josemaría; lo stesso deve succedere a noi. Dobbiamo

soppesare nella preghiera personale tutto ciò che ci occupa e tutto ciò che ci preoccupa, anche se – come

diceva nostro Padre – noi figli di Dio non dovremmo mai avere

preoccupazioni, ma occupazioni, perché

confidiamo nella bontà di nostro Padre Dio, che tutto orienta al nostro bene.

Ho già fatto riferimento ad alcune di queste

“preoccupazioni” di oggi e di sempre: la vita della Chiesa

e del mondo, la salvezza delle anime, l’apostolato quotidiano, dovrebbero essere elementi sempre presenti in

tutti i figli di Dio. Altre, forse più immediate, sono relative alla crisi che colpisce ovunque molti Paesi, pur

con differente intensità. Non ignoro le loro conseguenze e neppure sottovaluto il fatto che, per queste

difficoltà, alcuni possano sentirsi particolarmente appesantiti: la mancanza di lavoro, il dover rinunciare a un

minimo necessario di comodità, con l’esigenza di compiere mille equilibrismi perché il bilancio della

famiglia giunga a fine mese, se vi si arriva. Vi assicuro che mi sento molto vicino a tutti e a ciascuno, e prego

specialmente per chi si trova in maggiori difficoltà. Senza tralasciare – i governanti e tutti – le azioni

necessarie per uscire quanto prima da questa situazione, il mio consiglio paterno è di metterci nelle mani del

Signore e di offrirgli con gioia le ristrettezze che dobbiamo sopportare.

Al contempo, non ritenete inadeguato accettare un lavoro forse al di sotto della vostra capacità

professionale, in attesa di momenti migliori. Cercate di approfittare anche dei momenti difficili: se affrontati

con visione soprannaturale, ci serviranno per maturare umanamente e per farci crescere in unione con Dio e

in solidarietà con le altre persone.

Questa situazione è un’ulteriore opportunità perché ci aiutiamo a sopportare con animo lieto le

difficoltà. Nei giorni passati mi venivano frequentemente in mente alcune parole pronunciate dal Signore

 

7

At 12, 5.

8

Ibid. 11.

9

SAN JOSEMARÍA, Cammino, n. 570.

10

BENEDETTO XVI, Discorso durante l’Udienza generale, 18-IV-2012.

11

BENEDETTO XVI, Discorso durante l’Udienza generale, 30-XI-2011.

12

SAN JOSEMARÍA, È Gesù che passa, n. 174.

durante l’Ultima Cena, che il nostro fondatore ripeté instancabilmente durante tutta la sua vita:

Che vi amiate

gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che

siete miei discepoli

13. Ricordo l’emozione con cui san Josemaría evocava gli ultimi momenti sulla terra

dell’Apostolo

che Gesù amava 14. Un’antica tradizione, infatti, narra che san Giovanni, con voce debole per

l’età – così se lo immaginava nostro Padre – ripeteva:

Filioli, dilígite alterútrum!, figlioli miei, voletevi

bene!

15.

Che nessuno si senta solo. Che ciascuno si sappia appoggiato, protetto, dalla preghiera e dall’affetto

fraterno degli altri. Consumiamoci nel servire, perché la convivenza con gli altri scorra amabile, piacevole,

con dettagli tangibili. Molte volte basta un sorriso, uno sguardo di affetto, un saper ascoltare con sincero

interesse le pene degli altri, per alleviare la situazione di chi attraversa un momento difficile. Come sono

attuali quelle parole di

Cammino: Più che nel “dare”, la carità consiste nel “comprendere” 16.

Prima di terminare, desidero incoraggiarvi a trasmettere queste raccomandazioni ai vostri parenti,

amici e colleghi. Aiutateli a scoprire la mano provvidente di nostro Padre Dio in tutte le circostanze. Come

scriveva nostro Padre, facendo eco a san Paolo:

Tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro

che sono stati chiamati secondo il suo disegno

17. Tutti noi siamo stati chiamati dal Signore a diffondere la

sua dottrina per le strade del mondo.

Omnia in bonum!

Sapete già che lo scorso 18 giugno ho nominato il tribunale della Prelatura che si incaricherà di istruire

la Causa di beatificazione e canonizzazione di Dora del Hoyo, la prima Numeraria Ausiliare dell’Opus Dei.

Unitevi al mio rendimento di grazie alla Santissima Trinità per questo passo e continuate a pregare per le mie

intenzioni.

Non posso, né voglio, tralasciare di ricordare nuovamente l’amatissimo don Álvaro, che il 7 luglio

1935 iniziò il cammino di servo buono e fedele, vivendo lo spirito dell’Opus Dei: quanti ricordi della sua

corrispondenza, piena di gioia e di lotta costante!

Con tutto il suo affetto, vi benedice

vostro Padre

+ Javier

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