Casini vuole un governo più rosso

Giu 27th, 2012 | Di cc | Categoria: Politica

Il problema di Monti non è Berlusconi. Non lo diciamo noi, lo scrive stamani Verderami, il retroscenista per eccellenza del Corriere filomontiano, e dunque una fonte inoppugnabile.

 

Dunque non va ricercato nell’ex premier - che non è un avventurista e lo ha ampiamente dimostrato lasciando Palazzo Chigi nel novembre scorso - il destabilizzatore del governo. No, alla vigilia del vertice europeo c’è un altro leader, che si erge da sempre a primo sostenitore di Monti, che ha scelto di fare una mossa dirompente per gli attuali, fragilissimi equilibri politici, e si chiama Casini, il navigatissimo politico che ha molto da insegnare a tutti, visto che con poco più del tre per cento riuscì a diventare presidente della Camera grazie ai voti di Berlusconi.

 

Questa volta il maestrino dalla penna rossa, la faccia più moderata della politica italiana, ha compiuto una fuga in avanti che non rappresenta l’ennesima furbata, ma un sostanziale autogol. Perché mentre è in atto un inedito esperimento di solidarietà nazionale con i tecnici al timone del Paese, prefigurare un’alleanza tra progressisti e moderati, ossia tra il Pd e l’Udc sposta oggettivamente a sinistra l’asse della maggioranza e destabilizza un esecutivo alle prese con la sua missione più difficile: convincere la Merkel ad alzare un muro anti-spread nei confronti dei Paesi in difficoltà ma che - come l’Italia - i compiti a casa li stanno facendo.

 

Ipotizzare inoltre, come Casini ha fatto ieri sera a Otto e mezzo, che Monti potrebbe essere perfino il premier del nuovo governo targato Pd-Udc, con il Pdl relegato all’opposizione non dagli elettori ma da un’alchimia politica escogitata a tavolino, è una provocazione bella e buona, che va respinta al mittente.

 

A questo punto c’è una domanda che sorge spontanea: perché mai il furbo Pierfurby ha deciso di esporsi ora con questa proposta politica, con tanto anticipo sui tempi, visto che presumibilmente le elezioni si terranno alla scadenza naturale della legislatura? Che bisogno aveva il leader dell’Udc di scoprire così prematuramente le sue carte, di dire al suo recalcitrante elettorato che lui è pronto a mettere in piedi un compromessino storico con gli eredi del Pci, e anche con Vendola, proprio come ha fatto più in grande Prodi nel passato più o meno recente, e con i risultati che conosciamo? La risposta c’è, e si chiama Sicilia, dove già in ottobre, con il voto regionale anticipato dopo l’uscita di scena di Lombardo, Pd e Udc metteranno in pratica l’alleanza politica che farà da laboratorio per quella nazionale.

 

Casini ha evidentemente fretta di chiudere alla svelta l’operazione, visto che il candidato governatore sarà un uomo del suo partito. Si tratta dunque, a tutti gli effetti, di un disinvoltio giochino di potere sulla pelle del governo e della sua stabilità. E non è un caso che l’apertura di Casini a Bersani sia arrivata a poche ore di distanza dal ritorno di Berlusconi sulla scena, cosa che gli ha fatto saltare i nervi. Ma se Casini spera con le sue manovre spregiudicate di spaccare il Pdl, ha sbagliato un’altra volta i suoi conti.

 

Per anni ha teorizzato la nascita di un Grande Centro - con lui ovviamente alla testa - che avrebbe dovuto fagocitare i delusi di Pdl e Pd, ma la sua capacità di attrazione è stata pari a zero, visto che il terzo polo ha già chiuso per manifesto fallimento (povero Fini, che brutta fine!). Ora che ha scelto di fare da stampella a Bersani, lo seguirà probabilmente l’intendenza, ma non certo una parte del Pdl né, tantomeno, la maggioranza dei suoi elettori.

 


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