La Grecia per ora si salva, adesso però bisogna salvare l’euro
Giu 18th, 2012 | Di cc | Categoria: Esteri
La grande paura è passata, viva la paura. Eh sì, perché se l’Europa e in particolare la Germania, non continuano a nutrire una sana paura per le sorti dell’euro, ci troveremo tra qualche giorno o settimana o mese nelle stesse condizioni. Perché niente di sostanziale e sostanzioso è cambiato, la fragilità della moneta unica ha ricevuto soltanto una boccata d’ossigeno dal voto della Grecia.
Finché non si capirà che nessuna moneta può resistere senza avere una solida realtà politica alle spalle, finche la Banca Centrale Europea non svolgerà quel ruolo di emissione e di garanzia che già svolgono la Riserva Federale americana o, per fare un esempio, la Banca del Giappone, non si uscirà dalla crisi e la paura tornerà presto ad affacciarsi sui cieli europei.
Riporta il “Foglio” che in soli tre mesi gli spagnoli hanno portato all’estero 97 miliardi di euro, i greci addirittura 77, una cifra enorme per il loro Paese, dall’inizio della crisi, mentre in Italia il fenomeno e’ in continua crescita. La paura è la molla di queste esportazioni illecite di capitale che impoveriscono ulteriormente economie già stremate dal rigore e dal tanto annunciato ma sempre mancato arrivo della crescita.
Ma i passi da compiere per tentare il salvataggio dell’euro sono ancora complessi. Il Fondo salva Stati dovrebbe destinare una parte della sua liquidità al salvataggio dei sistemi bancari, anzitutto quello spagnolo. La Banca Centrale dovrebbe, se non emettere moneta e iniettare liquidità come ogni altro vero istituto centrale, almeno garantire i debiti sovrani sotto attacco della speculazione. E garantire in questo modo anche i depositi dei cittadini in modo tale da impedire alla radice ogni forma di paura o peggio, di panico. Infine, i cosiddetti “project bond”, obbligazioni per finanziare specifici progetti di sviluppo, e meglio ancora, gli Eurobond, con una solida e comune, unica fonte europea di decisione alle loro solide spalle.
Non si possono però fare i conti senza l’oste e in questo caso l’oste tedesco è molto ostile agli Eurobond nonché a forme di sostegno allo sviluppo che possano degenerare, secondo il Cancelliere Merkel, in pericoli di tipo inflazionistico. Gli elettori tedeschi stanno bene, godono di un’economia in ottima salute, piena occupazione ed esportazioni in crescita, e non ne vogliono sapere di versare euro per quelle allegre cicale della sponda sud del Mediterraneo. La signora Merkel lo sa e tiene bene la sua parte di Signora No.
Tocca ai leader degli altri Stati europei, e in particolare alla Francia sì ma anche e sopratutto al Governo italiano dei tecnici, esercitare una pressione forte, insistente, continua sulla Germania. È questa la linea strategica indicata dal Popolo della Libertà e ribadita nel discorso alla Camera della scorsa settimana del segretario Angelino Alfano: il Governo non può certamente sostenere di non essere stato avvertito