San Suu Kyi: icona di coraggio e sacrificio. Dopo 24 anni in Europa
Giu 14th, 2012 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura
«Ci vuole coraggio per levare gli occhi dalle proprie necessità e per vedere la realtà del mondo intorno a sé, una realtà, come la Birmania, dove non ci sono diritti umani. Ci vuole ancora più coraggio per non voltare le spalle, per non farsi corrompere dalla paura. Non ti puoi aspettare di restar seduto senza agire e che la libertà ti venga consegnata in mano. La nostra rivoluzione avrà successo solo quando tutti si renderanno conto di poter fare la propria parte.
Coraggio di vedere, di sentire e di agire…!»
Dopo 24 anni di assenza, Aung San Suu Kyi tornerà in Europa per un viaggio impegnativo che la porterà in diversi Paesi per confermare il suo ruolo di icona della dissidenza e promuovere la causa democratica birmana. The Lady pronuncerà sabato 16 giugno a Oslo il suo discorso per il conferimento del Nobel per la Pace, ben 21 anni dopo averlo ricevuto. Dalla Norvegia, si recherà in Gran Bretagna, paese dove ha compiuto i suoi studi giovanili e ha conosciuto suo marito, il professore universitario Michael Aris, padre dei suoi figli, Alex e Kim. Quando nel 1988 il suo popolo insorse contro la giunta militare, San Suu Ky, senza alcuna remora, decise di tornare nel paese natale, iniziando un lungo scontro diretto contro il potere assoluto dei generali. Il suo viaggio in Europea durerà oltre due settimane, dal 13 al 30 giugno, e sarà costellato da importanti incontri, privati, politici e pubblici: terrà un discorso davanti al Parlamento inglese e poi andrà a Parigi, dove sarà ricevuta dal presidente Hollande.
Coraggiosa, tenace e caparbia, San Suu Kyi è un esempio di donna impegnata e attiva per i valori e gli ideali in cui crede e lotta da anni. Nata nel giugno del 1945, figlia del generale Aung Sun, che nel 1947, dopo aver negoziato l’indipendenza della Birmania dal Regno Unito, venne ucciso dagli avversari politici, e di Khin Kyi, ambasciatrice birmana in India, è un vero e proprio simbolo della lotta per i diritti umani e civili.
Con forza e determinazione, “The Lady” si è imposta come leader del movimento non-violento, incoraggiando uomini e donne a mettere in discussione il regime militare che li opprimeva e a lottare per difendere i propri diritti, nonostante il timore delle persecuzioni.
Una donna minuta, esile, elegante, ma fortemente determinata e combattiva, capace di sfidare la feroce dittatura militare al governo del Paese dal 1962, promuovendo la disobbedienza civile contro leggi ingiuste. Armata solo di una forte volontà e di un’incrollabile speranza nel futuro, paladina dei diritti democratici, ha sacrificato la propria libertà personale e gli affetti familiari per oltre vent’anni in nome della libertà del suo paese e del suo popolo, offrendo con la propria vita uno dei più ammirevoli esempi di sacrificio e dedizione alla causa civile della propria terra. Fonte di ispirazione per i governi politici mondiali degli ultimi decenni, San Suu Kyi è una donna che ha conosciuto sulla propria pelle il dolore, trascorrendo vent’anni agli arresti domiciliari, senza mai per questo arrendersi, anzi trovando sempre più la forza e il desiderio di esser presente e attiva per il suo popolo.
L’ “orchidea d’acciaio” del movimento per la democrazia in Myanmar ha meritato i premi Rafto e Sakharov e il Nobel per la pace nel 1991, che oggi potrà finalmente ricevere ufficialmente. Di recente il regista Luc Besson le ha dedicato uno straordinario e commovente film: The Lady – L’amore per la libertà, uscito in Francia e Gran Bretagna nel 2011 e in Italia lo scorso 23 marzo. Sostenuto da Amnesty International e da altri organismi internazionali, questo film è una meravigliosa storia d’amore, tenacia, fedeltà e sacrificio, che oggi “The Lady” ha la possibilità di raccontare al mondo. San Suu Kyi inviterà gli europei ad investire nella democrazia birmana e nei giovani, sostenendo e difendendo la loro libertà e sete di giustizia.
C’è grande attesa per i suoi discorsi. Siamo certi che neppure questa volta deluderà il suo popolo.
Giuseppina Amalia Spampanato
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