Lo dice anche Obama: bisogna premere sulla Merkel

Giu 5th, 2012 | Di cc | Categoria: Esteri

L’allarme rosso è venuto dall’America. Il presidente Barack Obama è sceso in campo in prima persona: l’Europa non sta facendo abbastanza per affrontare la crisi dell’euro e rischia così di coinvolgere anche l’economia americana in una fase delicata di ripresa. Il monito è che servono misure immediate per la crescita e per mettere in sicurezza il sistema bancario europeo. I mercati mondiali, avverte con inconsueta franchezza Obama, non si sentono rassicurati e in questo quadro il rigore da solo non serve a niente, anzi spinge verso il baratro. Lo scetticismo sull’eurozona è evidente, il richiamo all’egoismo della Germania Federale pure.

 

La situazione è dunque drammatica in tutto il Vecchio Continente. Nell’Eurozona ci sono circa 50 milioni di persone disoccupate o sotto-occupate. Secondo i dati diffusi ieri dal ministro Passera, in Italia ci sono tra inoccupati che non cercano lavoro, disoccupati, cassintegrati e sotto-occupati almeno sette milioni di persone che subiscono direttamente gli effetti negativi della crisi, ma - se si considerano i familiari - si arriva ad almeno ventotto milioni di persone che risentono della recessione in atto. Passera ha ricordato che, in tema di crescita, l’agenda del governo tecnico prevede “un grande sforzo che, a partire dalla legge ‘salva Italia’, pensiamo possa portare a ridurre le perdite di lavoro e aumentare i nuovi posti di lavoro”. Ma finora il governo tecnico ha agito esclusivamente sulla leva fiscale. Di misure a favore dello sviluppo si è parlato, si continua a parlare ogni giorno e ogni ora ma di concreto non arriva nulla di nulla.

 

È il momento di chiedere di più, a partire dalle riforme strutturali necessarie a rilanciare il sistema Italia (con l’abbattimento del debito pubblico al primo punto) e da un immediato cambio di passo in Europa. Va letta in questa chiave la “provocazione” lanciata da Berlusconi davanti ai gruppi parlamentari del Popolo della Libertà: far capire al governo dei tecnici la necessità di una svolta sui grandi temi, quali il ruolo della Banca centrale europea come prestatore di ultima istanza e garante degli eurobond, le obbligazioni di tutta l’Europa.

 

L’ex premier, insomma, ha voluto mettere tutti davanti alle proprie responsabilità, ha alzato a suo modo il tiro per dare una scossa, per affermare con forza che è il momento di tutelare davvero gli interessi italiani in Europa, perché il quadro interno ed internazionale si sta complicando ulteriormente, generando nuove ondate di sfiducia che si assommano al clima di pessimismo già fin troppo diffuso.

 

Insomma: il PdL si aspetta dal governo uno scatto di orgoglio nei confronti della politica tedesca del rigore, solo rigore, nient’altro che rigore, una svolta che possa restituire un minimo di fiducia a chi deve investire. E il Partito Popolare Europeo, su questo punto, non deve farsi precedere né dettare l’agenda dai socialdemocratici. Per essere chiari, è necessario che si vada certamente a fondo nella spending review, nei tagli alla spesa pubblica, ma basta sacrificare tutto sull’altare della riduzione del deficit.

 

Tutti i necessari sforzi di risanamento risulteranno infatti inutili se l’Europa non farà la sua parte, con un’azione monetaria espansiva in grado di evitare una crisi di liquidità che potrebbe portare alla fine dell’euro. In Grecia si assiste già da tempo al fenomeno dei cittadini che ritirano i soldi dai depositi bancari e li mettono sotto il materasso o li spostano su banche di altri Stati considerati più sicuri, o addirittura li convertono in dollari. La Spagna, con lo spread ormai vicino al sette per cento, corre lo stesso rischio.

 

E allora, cosa si aspetta? A questo è servita la scossa di Berlusconi: a far capire che l’Italia deve far sentire la sua voce in modo più convincente. Se davvero c’è un piano per salvare l’euro, lo si attui senza perdere più tempo, Merkel o non Merkel.

 

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