Marchionne, ma……
Giu 5th, 2012 | Di cc | Categoria: MotoriUn uomo acclamato ed allo stesso modo contestato.
Da un lato una schiera molto nutrita di detrattori, incolpevolmente caduti nella trappola delle grandi fusione, della esportazione della produzione al di la dei confini nazionali e delle logiche suicide per sovvertire anche le più elementari logiche di mercato.
Dall’altro, un ben più risicato numero di magnate della finanza che si eccitano al solo sentir parlare di grandi numeri, di incrementi di fatturato, di fusioni, joint-venture, condivisioni di pianale, motorizzazioni ed ancora più accentuato fenomeno di globalizzazione.
Ma come può essere condivisibile l’operato di un singolo uomo che, trinceratosi dietro i suoi compensi multimilionari, sta di fatto condannando l’industria dell’automobile italiana, vanto nazionale, ad un progressivo impoverimento fino al punto da lasciarne intravedere il crollo definitivo?
L’operazione di esportazione del brand Fiat negli Stati Uniti ha dato esito a dir poco raccapriccianti. L’idea era quella di costruire una rete di distribuzione che si occupasse esclusivamente della 500, e questo voleva dire legare tutti gli imprenditori coinvolti ad una unica sola fonte di reddito senza poter gestire un marchio nella sua totalità. Senza considerare che il parco circolante ancora di fatto inesistente non avrebbe potuto garantire gli introiti ipotizzati per l’assistenza, se non nel medio-lungo periodo. Eppure c’era una iniziativa simile che aveva registrato lo stesso identico insuccesso. Non è poi lontanissimo il crack ideologico e commerciale che la SMART registrò al suo debutto, e ancora più evidente che solo grazie all’intervento tempestivo di Mercedes si riuscì ad assicurare un destino dignitoso a quel prodotto. Eppure i maghi del marketing, quelli che decidono le strategie a tavolino, pieni di un’arroganza che non gli consente un reale confronto con l’utente, dimenticandosi di parametri fin troppo evidenti, avevano superficialmente deciso di continuare sulla strada che a loro sembrava più proficua, disinteressandosi del carattere organizzativo dell’operazione. Anche la scelta della collocazione di prezzo è stata assolutamente sballata, anche in considerazione (e sarebbe stato piuttosto facile verificarlo) del fatto che il costo medio di una berlina di grandi dimensioni resta sensibilmente al di sotto di quanto richiesto per la piccola italiana. E ciliegina sulla torta, non dimentichiamoci che, ed offendiamoci anche per questo, che la 500 costa molto meno negli States che non nel suo paese d’origine, pur restando sempre e comunque fuori prezzo. Del resto anche una tipologia di auto che mal si sposa con le highway americane, destinata ad apparire più come un capriccio che come una vera auto, un puntino circolante su superfici sterminate.
Guardiamo poi allo scempio che si sta facendo di un altro marchio storico come Lancia.
Privata di qualsiasi identità che minimamente possa ricondursi al suo glorioso passato, di fatto oggiAggiungi un appuntamento per oggi Lancia più che produrre auto, produce calandre!
Anche volendo riconoscerne il discreto successo commerciale, non può che saltare agli occhi di chi un pò di auto ne mastica, che il calo di qualità complessivo rispetto alla versione precedente sia stato imbarazzante. La piccola di casa Lancia aveva dalla sua un appeal che nessuna altra auto dello stesso segmento poteva vantare. Finiture da ammiraglia ed ampia possibilità di personalizzazione. OggiAggiungi un appuntamento per oggi Ypsilon non è che una lattina marciante assemblata alla meno peggio facendo ricorso a plastiche dal dubbio gusto ed anacronisticamente rigide. Il tutto poi vestito da un abito che pone molti dubbi in quanto a pulizia ed armonia stilistica. Ed è questa di fatto l’unica Lancia, assieme alla pensionabile Delta (a dire il vero un prodotto eccellente).
Il resto? Chrysler con una calandra diversa. Auto vecchie di anni, tecnologicamente arretrate ed incapaci di reggere il confronto con qualsiasi altra proposta del mercato, assolutamente scialbe dal punto di vista estetico, motorizzate alla meno peggio. Ma fondamentalmente Chrysler, ripeto. Una condanna a morte pressoché certa per il marchio che è stato completamente privato della sua identità in ragione dei numeri. Ma quanto potranno durare questi numeri?
Alfa Romeo decapitata di un’ammiraglia vera, costretta ad affidare il proprio destino alla sola 159, strettamente derivata dalla gloriosa 156, ma solo più pesante. Un’idea vecchia di 15 anni. Il marchio sportivo per eccellenza imbrigliato e condizionato a pianali che impongono la sola trazione anteriore, che rimane quindi sportivo per tradizione, ma non più per contenuti. Sarebbe stato auspicabile il debutto di almeno un SUV originale, almeno uno per la triade del gruppo Fiat (il Freemont è solo una rivisitazione di un altro catorcio vecchio), ma nulla. L’ennesima occasione mancata, ancora una volta. Alfa si regge su Mi.To (di fatto una Grande Punto vestita in maniera diversa) e Giulietta (che vende più di tutte, ma di fatto uccidendo la sua cugina Bravo).
E le critiche non risparmiano nemmeno Ferrari. California. Al di là dello sparuto gruppetto di esibizionisti che ostentano un cavallino, ma poco o nulla capiscono di automobili, chi comprerebbe mai una California? Design filo-nipponico, atrocemente devastato dalla coppia di scarichi finti al posteriore, si è creata la rossa da supermercato e gita intorno al lago. Inevitabilmente appesantita dai leveraggi del tetto retrattile (è solo una questione di moda; da un punto di vista dinamico un tetto rigido retrattile è devastante), può contare sullo stesso appeal di una Lexus… sostanzialmente goffa. Passi l’Italia che, seppur criticabile da un punto di vista estetico (la 430 era decisamente superiore) è almeno capace di prestazioni strabilianti, ma la FF? Ha forse qualcuno bisogno di consegnare il latte in Ferrari? Esiste forse qualcosa di più orrendo sulla piazza?
Il buon senso pare abbia baciato solo Maserati, almeno per ora, almeno fino a quando qualcuno non deciderà di metterci le mani e riuscire ostinatamente a rovinare un altro sogno.
La domanda è se il raggiungimento dei numeri e dei profitti possa totalmente prescindere dalle logiche commerciali. Un’azienda che produce auto può preoccuparsi della sola produzione ed allontanarsi completamente da quelli che poi dovrebbero acquistare?
E’ davvero poi così bravo questo supermanager italiano?
Il suo ultimo capolavoro è stato il via definitivo alla nuova versione della Viper. Provate a confrontare questa icona automobilistica del recente passato con la nuova versione.
Comprenderete che si è dato il via alla devastazione anche del prodotto made in USA.
Claudio d’Emmanuele