Crisi: tante parole però non si vede neppure un minimo scatto d’orgoglio
Mag 31st, 2012 | Di cc | Categoria: Politica
Ogni volta che si è portati a pensare che il peggio sia passato, ecco che invece il peggio ritorna. Dopo la Grecia è la volta della Spagna, una crisi molto peggiore per dimensioni, limiti, misure e contrappesi possibili. E tutto avviene all’interno della grande crisi dell’Europa che si manifesta con uno sciame sismico inarrestabile, quasi infinito, di tante crisi locali, soprattutto bancarie.
Sono finite sotto il tiro della speculazione le banche spagnole, con perdite da coprire valutate attorno ai 20 miliardi di euro, e una grande volontà del governo di Madrid di risolvere da solo, senza l’Europa, un problema di sistema e, quindi, di sopravvivenza. Si continuano a riunire tavoli di dibattito, teleconferenze plurinazionali ma non si riesce a imboccare la strada maestra: il trasferimento alla Banca Centrale Europea dei poteri tipici di un qualsiasi istituto di emissione come la Riserva Federale americana, dal battere moneta all’emissione di obbligazioni garantite a livello europeo, gli Eurobond. Non lo si fa a causa della persistente ostilità del Cancelliere Merkel e della inconsistenza politica dei vertici di Bruxelles, un guaio.
E il nostro Paese? Stamani viene ventilata la possibilità che possa intervenire, a causa anche del disastroso terremoto in Emilia che farà ulteriormente squilibrare i conti, un rinvio del pareggio di bilancio per l’Italia. Ma già il Governo dei tecnici ha alzato di due centesimi al litro il prezzo della benzina e destinato ai primi soccorsi ai terremotati due miliardi di euro che non potranno più contribuire a fermare l’aumento di due punti dell’Iva previsto per settembre. E il rialzo dell’Iva è destinato a creare nuova inflazione e soprattutto a ridurre al minimo i consumi delle famiglie.
Il panorama interno ed estero, dunque, si complica, generando nuove ondate di sfiducia che si assommano al clima di pessimismo già diffuso nel Paese. E il procedere dei tecnici non rassicura, anche perché non si vede quello scatto di orgoglio e di reni nei confronti della politica tedesca del rigore, solo rigore, nient’altro che rigore, che potrebbe ridare un minimo di fiducia a chi deve investire. La crisi spagnola, questo è certo, non sarà l’ultima. Ecco perché il sistema politico, anche se squassato dalle polemiche, deve tenersi pronto ad una nuova disastrosa ventata di crisi che tutti speriamo non arrivi mai.