Ci siamo. Anche il mondo dell’auto cede alla triste consuetudine dei corsi e ricorsi storici. Ci avevano provato un tempo, ci riproveranno ancora. Anche se le premesse sembrano di tutt’altro calibro.

Badate bene, sarà quanto mai improbabile incrociare un bisonte del genere sulle nostre strade. Con un cartellino del prezzo che viaggere ben oltre i 200mila euro, l’unica categoria pronta ed in condizioni di onorare un conto cosa strabiliante  è quella dei calciatori, ma alla luce degli ultimi accadimenti è ipotizzabile che anche quella si inginocchierà ai dettami del low profile.

A cosa diavolo serve un SUV Lamborghini? Assolutamente a nulla. E da questo punto di vista puramente concettuale, non servirebbero nemmeno le supersportive dello stesso marchio. Ma almeno hanno dalla loro una immagine evocativa capace di suggerire prestazioni strabilianti anche da ferme. Linee tese, acuminate come frecce lasciano ben intendere le loro prestazioni. Ma chiedere lo stesso ad un SUV sarebbe come chiedere ad un attore porno di mostrare come prima cosa… la pancia prominente.

Eppure la Ursus (sembra il nome di una birra alla fragola) fa esattamente questo. Ingrassa sotto l’effetto degli steroidi e si ricopre i muscoli di grasso.

Ma fa poi cosa pena? Da un certo punto di vista si, almeno pena quanto la Cayenne. Ma stando nella stretta logica dei numeri, non dobbiamo dimenticare che la Cayenne da solo tiene in piedi tutta la baracca Porsche.

Quindi la Lamborghini sta seguendo la stessa logica della Porsche (strano che siano tutte e due dello stesso padrone), ovvero uno strumento, un esponente per la vendita anch’essa duramente colpita dalla crisi.

Premesso che siamo ancora sensibilmente lontani dal suo debutto ufficiale sulla scena, ancora possiamo coltivare un sogno intimo per scongiurare una condivisione di pianali.

Di cugine illustri la Ursus ne ha parecchie. La già citata Cayenne, a sua volta derivata dalla Touareg (molto meglio a dirla tutta) mamma della Touran, l’Audi Q7 (che ha partorito Q5 e Q3). E tutte si scambiano tecnologia relativa a trazione, motori e trasmissioni che è un vero piacere.

Credo davvero che ci sarebbero pochi problemi a riassemblarne una con i pezzi dell’altra. E poi dovrebbe arrivare anche la mostruosa Bentley che definire oscena vorrebbe dire farle un sincero complimento.

Speriamo solo che la Ursus non sia la tracagnotta contadinella che si mette i tacchi solo per andare a Messa. Potrebbe risultare goffa ed assai volgare.

Mr. Winkelmann, ci pensi lei.

Claudio d’Emmanuele