La proposta di governo del PdL e le vecchie chiacchiere della sinistra
Mag 28th, 2012 | Di cc | Categoria: Politica
Da un lato, la trasmissione della Sette davvero imbarazzante, con Vendola e Di Pietro sbrigativi e quasi altezzosi verso l’effigie di cartone di Bersani, non presente materialmente ma in veste di convitato di pietra chiamato a rapporto dalla sinistra “unita”. Dall’altro lato, la conferenza stampa convocata nel salone più solenne e alto del Senato della Repubblica, la folla di giornalisti, senatori e deputati, le televisioni e i media globali, per una proposta realmente innovativa.
Da una parte si recitava a soggetto, come nelle sceneggiate alla Mario Merola di una volta, con i “malamente” che cercavano in modo molto assertivo di convincere il titolare della maggioranza dei voti, quelli più moderati, della sinistra a ripetere la vecchia e superata esperienza del vecchio Ulivo per riprendere il governo del Paese. Dall’altra parte, una proposta seria e meditata, espressa sotto forma di emendamento già pronto per il Senato, una proposta capace di ridare al Paese quella governabilità che è necessaria.
Non c’era paragone possibile tra la presentazione aperta e sincera di Berlusconi e Alfano al Senato e la tirata per la giacca di Vendola e Di Pietro a Bersani sullo schermo televisivo. Tanto è vero che anche stamani in un lucido commento sulla prima pagina del Corriere della Sera arriva per l’iniziativa del Popolo della Libertà l’apprezzamento di un esperto come il professor Sartori. E tutte le forze politiche sono costrette a confrontarsi con qualcosa di veramente utile per il futuro dell’Italia.
Sta qui la differenza tra l’aria fritta che la sinistra classica sta rimestando in vista delle elezioni del 2013 e le proposte di governo concreto e moderno avanzate dal nostro movimento, quello che gli analisti volevano già dare per spacciato dopo le amministrative dall’esito scontato.
È vero che manca circa un anno al voto, ma fin da adesso i cittadini possono avere la plastica rappresentazione della differenza, anzi dell’abisso tra il reale e il vissuto quotidiano del Popolo della Libertà e il regno del cartone e degli effetti speciali di una sinistra che ancora si attarda sotto l’ombra stanca e pallida del vecchio e sfrondato Ulivo.