Europa: le speranze nel dopo-Sarkozy

Mag 7th, 2012 | Di cc | Categoria: Politica

Hanno sbagliato i popoli a punire l’Europa, o ha sbagliato l’Europa a non capire i popoli? La risposta in democrazia non può dare torto agli elettori, anche quando i risultati siano carichi di ambiguità. Di certo emerge una certezza dalle elezioni di questi giorni in Francia, in Grecia, ma anche in Germania, dove si è andati alle urne in uno Stato del Nord: l’Europa è nella tormenta e deve rigenerarsi nella sua leadership. È stata bocciata la politica di rigore estremo, promossa sino ad ora dall’asse Merkel-Sarkozy: questa linea rischia di uccidere le speranze di rinascita economica e con essa l’idea stessa di unità europea.

In Francia la sconfitta di Sarkozy, dovuta anche a un crollo di popolarità personale, azzoppa anche l’egemonia tedesca.

In Grecia ha prevalso la rabbia. A due livelli: contro l’Europa sentita come tiranna, e contro i partiti di governo avvertiti come succubi, e incapaci di ascoltare il grido del ceto medio ormai proletarizzato e con problemi anche di sussistenza. Il paradosso è che secondo i sondaggi il 70 % dei greci sa che fuori dall’euro è il disastro, ma non vuole rimanere nell’euro a questi prezzi.

Il centrodestra di Nuova Democrazia e i socialisti del Pasok, che si sono alternati alla guida della Grecia negli ultimi decenni e che sono gli unici due partiti maggiori a sostenere il programma di salvataggio Ue/Fmi, hanno ottenuto tutti e due insieme meno del 33% dei voti e solo circa 150 dei 300 seggi parlamentari.

Per riuscire a rinnovare la loro non facile “grande coalizione” dovranno tentare di procurarsi l’appoggio di altri partiti, riluttanti a farsi corteggiare. Entrambi i leader Samaras e Venizelos propongono l’unita’ nazionale, ma intorno hanno formazioni estreme. In presenza di un sistema costituzionale fragile, l’avvenire è oscuro. I piccoli partiti che hanno vinto alle elezioni sono tutti contro il piano di salvataggio Ue/Fmi, ma sono troppo divisi per formare una coalizione alternativa. Impressionante il calo della sinistra moderata. Se Nuova Democrazia ha raccolto poco più del 19% dei voti, il Pasok (i socialisti) un umiliante 13,4%, mentre il partito anti-piano di salvataggio “Coalizione di Sinistra” ha avuto il 16,6%. Nell’elezione del 2009, il Pasok aveva il 44% e la Coalizione di Sinistra appena il 5%. Anche l’estrema destra di Alba d’Oro avanza, ed è la prima volta che entra in Parlamento dal 1974, al tempo della dittatura dei colonnelli.

Si succedono gli appelli alla Merkel perché si decida a mutare la sua linea testarda, e le arriva un forte segnale interno. Infatti il partito del Cancelliere corre il rischio di perdere il governo di un altro stato tedesco dopo che il partito di opposizione socialdemocratico Spd ha dichiarato di voler formare una coalizione a tre con due partiti minori di centro-sinistra nello Schleswig-Holstein, al voto ieri.

I voti dei cristiano-democratici della Cdu sono scesi al 31%, il loro peggior risultato in questo stato dal 1950. L’Spd, che ha ottenuto il 29,9% dei consensi nello stato più settentrionale della Germania, dice di voler formare un governo di coalizione con i Verdi e con il partito della minoranza etnica danese. I tre partiti avrebbero 35 seggi su 69 del parlamento locale dello stato. Ricordiamo che la Cdu della Merkel hanno perso tre stati negli ultimi due anni. Se uscirà dal governo dello stato tradizionalmente conservatore dello Schleswig-Holstein, la Cdu sarà al governo di soli sette stati sui 16 che compongono la Germania in vista delle elezioni federali che si terranno nel 2013, quando Merkel cercherà di ottenere un terzo mandato.

Con il problema che in Germania le rimproverano - sia gli avversari sia gli alleati liberali - di non essere abbastanza severa con i Paesi deboli dell’Ue. Il rischio è allora che pur di vincere la Merkel accentui le posizioni rigoriste.

In questo quadro drammatico un punto di equilibrio tra rigore e sviluppo potrebbe trovare in Mario Draghi, alla testa della Bce, l’interprete giusto, come le sue decisioni degli ultimi mesi fanno capire. Vedremo se Monti saprà assecondare questa linea di saggezza, salvaguardando insieme Italia ed Europa.

 

 

 

 

 

 

Bonaiuti: fantasia le parole di Berlusconi su “no Alfano nel 2013”

 

“Le parole attribuire in un articolo e in un titolo de la Repubblica al presidente Berlusconi sono pura e assoluta fantasia”. Lo afferma il portavoce di Silvio Berlusconi, l’on. Paolo Bonaiuti, riferendosi al pezzo intitolato ‘Alfano non può essere il candidato premier’ e alle intenzioni dell’ex presidente del Consiglio

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