PDL: La nostra ricetta contro la crisi meno tasse, meno spese, meno debito
Mag 1st, 2012 | Di cc | Categoria: Politica
C’è un nuovo dato che conferma i gravi danni provocati dalla stretta al credito sulla generalità delle piccole e medie imprese italiane. La crescita media dei tassi d’interesse dal giugno 2011 alla fine di gennaio 2012 sta costando oltre 7 miliardi di euro a queste aziende, considerando che secondo la Cgia di Mestre, l’organismo specializzato in ricerche per conto degli artigiani e degli imprenditori, i tassi medi allo sportello sono passati dal 5,7 al 6,5 per cento.
Di tutti questi 7 miliardi, 2 graveranno sulla Lombardia, quasi 900 milioni sul Veneto e 830 sul Lazio, alterando le modalità costi-ricavi e le condizioni in cui devono operare queste imprese. In sostanza, il costo del denaro continua ad aumentare mentre le banche italiane continuano ad erogare il credito ad aziende e famiglie sempre e soltanto con il contagocce.
Intanto, i “danneggiati” imprenditori restano in attesa di 70 miliardi di euro arretrati dalla Pubblica amministrazione ma devono comunque anticipare il pagamento dell’Iva, che abbiano incassato o no, all’Erario. Da qui la proposta del Popolo della Libertà presentata dal segretario Angelino Alfano per compensare, in maniera automatica e nel segno dell’equità, tutti i debiti fiscali con tutti i crediti della stessa natura verso lo Stato.
Meno tasse, meno spese, meno debito, è la ricetta del Popolo della Libertà in vista delle decisioni che il Governo dei tecnici comincerà a prendere nel Consiglio dei ministri odierno. Ma l’equità contrasta con la constatazione che le bollette e le imposte, grazie alla valanga di aumenti innescata dal Governo dei tecnici, rischiano di gravare sull’80 per cento di un salario medio. Si è già detto che in tre anni gli italiani pagheranno oltre 87 miliardi di euro in più rispetto al recente passato. Ma pochi sanno che il fisco e i contributi previdenziali sommati insieme tagliano sempre più gli stipendi e i salari e penalizzano al contempo gli imprenditori: tanto che oggi un impiegato che si porta a casa una busta paga da 1.620 euro netti mensili, costa al suo datore di lavoro addirittura 3.050 euro. Finché non si inciderà su queste distorsioni, non si potrà mai ridare la necessaria competitività alle nostre aziende sui mercati internazionali.