Omelia del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato 35ª Convocazione Nazionale dei Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo e 40° Anniversario del Rinnovamento in Italia

Apr 29th, 2012 | Di cc | Categoria: Religione

Sono lieto di presiedere questa Santa Messa e di unirmi alla vostra preghiera, cari rappresentanti dei Gruppi e delle Comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo, radunati così numerosi in questa accogliente Città di Rimini, per commemorare con sentimenti di profonda gratitudine al Signore il 40° anniversario di nascita in Italia del vostro Movimento ecclesiale. Vi saluto tutti con affetto, ad iniziare dal Vescovo di questa Diocesi, Mons. Francesco Lambiasi, e dagli altri Confratelli nell’Episcopato e nel presbiterato. Un particolare pensiero rivolgo ai responsabili nazionali e locali del Rinnovamento, come pure a quanti hanno organizzato queste giornate di preghiera e di riflessione. A tutti porto il saluto beneaugurante e la Benedizione del Santo Padre Benedetto XVI, che sarà ben lieto di accogliervi in speciale Udienza in Piazza S. Pietro sabato 26 maggio, vigilia di Pentecoste.

 

L’odierna liturgia della parola si apre con la scena dei due Apostoli Pietro e Giovanni che, dopo essere stati trattenuti in carcere, sono portati davanti al tribunale dei capi del popolo e degli anziani non tanto per un’azione discutibile da loro commessa, ma per il bene compiuto in favore di un uomo infermo, guarito miracolosamente. Quando viene chiesto a Pietro in nome di chi era stata operata la guarigione, egli coglie l’occasione per ripetere la sua testimonianza davanti a quella stessa assemblea giudicante, dalla quale non molto tempo prima Gesù era stato condannato a morte. L’Apostolo, «colmato di Spirito Santo» (At 4,8), offre una risposta che suona in pari tempo come un’accusa e un appello alla salvezza: «Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza» (vv.10-12). Non stupisce che Pietro in questo momento di tribolazione sia pieno di Spirito Santo, poiché Gesù aveva promesso ai discepoli: «Quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10, 19-20).

Di conseguenza Pietro, pur rispettando l’autorità del gran consiglio, pronuncia le sue parole con coraggiosa franchezza e con tono solenne e sicuro proclama il messaggio di salvezza recato da Gesù di Nazaret, mentre attribuisce esclusivamente a Lui la guarigione dello storpio. Quel Pietro che dopo l’arresto di Gesù aveva tremato di fronte a una donna del popolo, rinnegando il Maestro (cf. Lc 22,56-57) è, insieme allo storpio guarito, un esempio eloquente del sorprendente risanamento operato dallo Spirito del Risorto, perché adesso proclama con coraggio, di fronte ai capi e ai sapienti di Israele, che il piano di Dio è questo: la salvezza sta solamente in Gesù (cfr At 4,12).

 

Cari fratelli e sorelle, non stancatevi di affermare la centralità di Cristo nella vostra esperienza di fede, poiché in nessun altro, al di fuori di Lui, c’è salvezza. Né la scienza, né la ricchezza, né il potere donano la salvezza. Sostenuti dalla fede e dall’esempio dell’Apostolo Pietro, sforzatevi di testimoniare il primato assoluto di Cristo, poiché solo in Gesù tutti gli uomini possono salvarsi e vivere. Infatti, Egli è risorto per la nostra salvezza, ci ha donato la remissione dei peccati e ci ha giustificati davanti a Dio. Come richiamato significativamente dal tema di questa vostra convocazione, non cessate di proclamare che «Gesù è il Signore» (1 Cor 12,3), il quale rende liberi da ogni tirannia. Non dimenticate, tuttavia, che la “Signoria di Cristo” si esprime nel servizio, il cui simbolo è il grembiule unica divisa comandata agli Apostoli nel gesto della lavanda dei piedi, prima dell’ultima cena, quando Gesù disse. «Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Gv 13,15). La logica fondamentale del discepolo e della comunità cristiana non è quella del dominio, del potere secondo i criteri umani, ma la logica del chinarsi per lavare i piedi, la logica del servizio. In ogni tempo la Chiesa è impegnata a conformarsi a questa logica e a testimoniarla per far trasparire la vera “Signoria di Dio”, quella dell’amore e del dono totale della vita come “riscatto”, come redenzione per molti.

 

In questo contesto, si colloca la parabola del «Buon Pastore», strutturata secondo la tecnica, tipica di Giovanni, dell’antitesi: «pastore-mercenario». Lo sfondo oscuro del mercenario, che fallisce nell’ora del pericolo e che incarna l’opposizione minacciosa dei giudei, serve ad illuminare per contrasto l’immagine del Pastore vero. Sotto la tradizionale simbologia del pastore, Gesù delinea positivamente il rapporto di intima comunione che lo lega ai suoi discepoli: «conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me» (v. 14). Nel vocabolario biblico, il conoscere è l’espressione viva di questo contatto personale, di questo dialogo d’amore. Gesù ha amato i suoi nel mondo e li ha amati fino al vertice: per questo l’evangelista annuncia una lettura dell’Ora di Gesù, cioè la sua passione-morte-glorificazione, come gesto d’amore del vero pastore per il suo gregge (cfr. vv.17-18). Si tratta di una donazione volontaria e feconda perché la gloria pasquale illumina e dà senso all’immolazione sacrificale della morte. Incessantemente Cristo ci chiama per condurci fuori dai recinti della paura, dell’egoismo e del peccato, per immetterci in un cammino di liberazione. Egli non è un Pastore che ci guarda le spalle, ma che ci apre la strada, ci precede, cammina davanti a noi.

 

Cristo è il Pastore, cioè il centro di unità della Chiesa, è la pietra angolare che sostiene e dà solidità alla comunità dei fedeli. Una guida che si è resa presente in mezzo a noi attraverso il Corpo di Cristo, l’umanità di Cristo, strumento di rivelazione di Dio per l’uomo, e che ora si rende presente attraverso il suo corpo che è la Chiesa. In essa ogni credente può incontrarlo, può ascoltare la sua voce e fare una forte esperienza di Lui. Questo legame profondo con Gesù è la condizione per cooperare alla missione della Chiesa, alla quale ogni battezzato è chiamato, diventando entusiasta annunciatore del Vangelo, protagonista di unità e testimone di carità. La Chiesa, infatti, ha bisogno del dinamismo di ogni fedele, pertanto ha bisogno anche dell’autenticità e della freschezza della vostra fede!

Cari amici, continuate, con rinnovato fervore, a mettere al servizio della Comunità ecclesiale i vostri talenti, mediante un impegno gioioso, inteso come risposta ad una chiamata d’amore a voi rivolta da Dio.

 

In questa prospettiva, risulta particolarmente stimolante anche per voi il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che si celebra oggi, IV domenica di Pasqua. Il Papa osserva che «Ogni specifica vocazione nasce dall’iniziativa di Dio, è dono della Carità di Dio! … Occorre, pertanto, riannunciare, specialmente alle nuove generazioni, la bellezza invitante di questo amore divino, che precede e accompagna: esso è la molla segreta, è la motivazione che non viene meno, anche nelle circostanze più difficili».

Questo vale tanto per le vocazioni sacerdotali e religiose, quanto per le vocazioni laicali, tra le quali un ruolo essenziale nella società riveste quella del matrimonio. Tra poche settimane la Chiesa avrà l’occasione di dedicare, ancora una volta, particolare attenzione alla famiglia, celebrando a Milano il VII Incontro Mondiale delle Famiglie. A tale proposito, desidero esprimere il mio vivo apprezzamento al Rinnovamento nello Spirito Santo in Italia, che ha deciso di dar vita al «Centro Internazionale per la Famiglia» a Nazareth, in Terra Santa. Vi incoraggio a proseguire questa vostra benemerita iniziativa, che costituisce un concreto gesto di comunione ecclesiale nell’impegno per la nuova evangelizzazione, a partire dalla famiglia, cellula della società, e più concretamente dalla famiglia di Nazareth, sorgiva feconda e luminosa di grazia per tutte le famiglie del mondo.

 

Cari fratelli e sorelle, auspico che queste giornate di riflessione e di spiritualità, siano un ulteriore stimolo a ripartire dalla preghiera, seguendo la vita della Chiesa degli Apostoli che, prima di essere Chiesa che fa qualcosa, è una Chiesa che sta davanti al Signore in silenziosa adorazione e in gioiosa lode. Fate delle vostre comunità e delle vostre famiglie dei «Cenacoli» dove il protagonista è lo Spirito Santo, «che è Signore e dà la vita». La Vergine Maria, modello di ogni vocazione, vegli su ciascuno di voi e sul vostro apostolato nella Chiesa. Lei, la piena di grazia, vi accompagni e vi ottenga di essere autentici testimoni del Cristo Risorto. Amen!

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