Abbiamo sparato molte cartucce e se a breve ritornasse la speculazione?
Apr 24th, 2012 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
La bufera che ha investito di nuovo i mercati finanziari e le Borse, in particolare quella di Milano, risultata “la maglia nera” d’Europa, è preoccupante soprattutto per i riflessi interni, per i riflessi sulla nostra economia. Certo, le cause di questa bufera sono contingenti: da un lato, i timori suscitati nei confronti dell’alleanza franco-tedesca dal brutto risultato del presidente Sarkozy, non più così sicuro di vincere le elezioni francesi; dall’altro, la crisi politica in Olanda, un Paese che potrebbe essere il prossimo sotto attacco per il suo debito sovrano.
E questo aggravamento della crisi arriva dopo che il Fondo Monetario Internazionale è stato dotato di altri 430 miliardi euro dai Paesi del G20 nel fine settimana, proprio per elevare la diga difensiva contro la speculazione. Assieme ai titoli di Stato italiani, balzati al disopra di quota “400”, sono andati male anche i titoli spagnoli e quelli francesi che ormai si trovano a 145 punti al di sopra del corrispondente titolo di Stato tedesco.
Ancora più preoccupante è l’attacco nei confronti delle banche che perdono quasi tutte, in tutta Europa, molti punti percentuali in Borsa proprio a causa della loro esposizione verso i debiti sovrani considerata eccessiva.
Mentre l’Europa non sa bene che pesci pigliare, il Governo dei tecnici garantisce che presto si troveranno i rimedi per favorire la crescita dell’economia. Ma i rimedi non arrivano e l’ammalato peggiora. Anche perché vengono di continuo annunciati tagli all’occupazione, scivoli o aperture nei confronti di chi vuole pre-pensionarsi, insomma tutto va verso una riduzione generale dei posti di lavoro. Ma già la Corte dei Conti precisa che l’effetto delle misure recessive, l’effetto concreto del rigore fiscale varato dal Governo dei tecnici, provocherà una perdita di quasi 50 miliardi di euro alla fine del 2013.
Su questo scenario interno così fosco, per cui la Corte dei Conti si spinge a parlare addirittura del pericolo di “cortocircuito” tra rigore e crescita, il problema di fondo è quello di capire “se” e “fino a quando” si può proseguire nella politica di rigore richiesta dalla Germania per tutti i Paesi europei.
C’è infatti l’impressione diffusa che se dovesse continuare la tempesta contro l’euro, non si saprebbe in Italia a quale santo votarsi per rimettere nuovamente in sesto i conti pubblici e mantenere il pareggio di bilancio previsto per il 2014. In definitiva, i cittadini non riescono a intravedere né la via di uscita dal tunnel, né la via che ci può portare alla crescita. Questo stato di incertezza permanente genera sconforto e sfiducia e riduce la tendenza agli investimenti, grazie anche al fatto che le banche, nonostante le mille promesse, non hanno ancora riaperto il rubinetto del credito alle famiglie e alle piccole e medie imprese.
Affiorano, in questa fase una serie di variabili imprevedibili e che nessuno sa in realtà come affrontare. se la speculazione dovesse tornare ad imperversare contro il debito sovrano della Spagna oppure scegliere come nuovo bersaglio la Francia, quali potrebbero essere le soluzioni per impedire il diluvio generale? E quali e quante altre misure di rigore potrebbero essere prese senza provocare rischiose tensioni sociali sul nostro mercato interno, su un mercato del lavoro già a pezzi?
Ecco perché ancora una volta risulta insostituibile il ruolo delle forze politiche che pure nella fase crescente di antipolitica, risultano sempre l’unica forma di intermediazione tra i cittadini e il Governo dei professori. Le uniche forze che possono veramente mettere in campo, prima di tutto, le richieste e le esigenze primarie dei cittadini.