Le banche non alleggeriscono il credito
Apr 18th, 2012 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
La nuova Imu non peserà soltanto sui bilanci delle famiglie, ma rischia di terremotare anche le imprese con un incremento della tassazione che sarà del 60% se resterà l’aliquota base del 7,6 per mille, ma potrà anche raddoppiare rispetto alla vecchia Ici se, come è facoltà dei Comuni, sarà aumentata fino al 10,6 per mille. Un aggravio per ciascuna azienda di svariate migliaia di euro. In confronto alla vecchia Ici il drenaggio di risorse passerebbe nel primo caso da 4,5 a 7,5 miliardi, ma nel secondo caso si proietterebbe fino a 10,5 miliardi. L’allarme è stato lanciato da Confartigianato, Cna e Casartigiani che ricordano come sia insostenibile l’aumento di una pressione fiscale che, al 45%, è già a un livello oltre il quale è in gioco la stessa sopravvivenza di migliaia di aziende, molte delle quali hanno abbassato le saracinesche oppure sono sull’orlo della chiusura.
Si sollecita un’aliquota ridotta sugli stabilimenti produttivi, in considerazione del fatto che la nuova tassa non ingloba l’Irpef, come inizialmente stabilito nelle prime bozze del decreto legislativo sul fisco municipale. C’è un’ulteriore complicazione: l’aliquota effettiva sarà determinata con certezza il 10 dicembre, rendendo difficile stabilire l’effettiva consistenza del conguaglio da versare soltanto sei giorni dopo.
I problemi di liquidità delle piccole imprese sono poi aggravate dalla mancata riscossione dei crediti della Pubblica Amministrazione, tema sul quale Alfano ha più volte richiamato l’attenzione del governo per una soluzione che va trovata in tempi rapidi. Le imprese di servizi, tra le più danneggiate dai ritardi, lamentano il mancato pagamento di debiti per 32 miliardi: il 17% da parte dello Stato, il 54% delle Asl, il 20% dei Comuni. Il Tiis, al quale sono associate 18mila aziende che danno lavoro a 875mila dipendenti, denuncia tempi medi di pagamento di 180 giorni, con punte fino alla soglia dei dieci mesi nel settore sanitario. Aziende in credito, ma costrette a pagare nel contempo stipendi, contributi e tasse.
Se da un lato occorrono tempi rapidi per l’approvazione della legge comunitaria sui pagamenti della pubblica amministrazione, ancor prima vanno attuati due interventi: una disciplina transitoria per efficaci modalità di saldo dei debiti esistenti e la certificazione degli stessi da portare a garanzia alle banche per ottenere credito. Secondo il direttore generale di Bankitalia i fondi erogati dalla Bce alle banche “si stanno lentamente trasmettendo anche ai mercati del credito”. Ad ora se ne sono accorti in pochi. “Lentamente” non è avverbio che suona di conforto alle imprese, molte delle quali ormai al collasso.