Dignita’

Apr 17th, 2012 | Di cc | Categoria: Scuola e Giovani

Avere un tetto sopra la testa, un impegno quotidiano e continuato, costituisce già di per un buon incentivo, una opportunità per la quale dimostrare la dovuta riconoscenza.

Questa una massima diffusasi in misura tanto veloce quanto deprecabile possa essere la sua condivisione, figlia indiscutibilmente della crisi economica, ma anche testimonianza concreta del nuovo equilibrio che regola il rapporto tra dipendente e collaboratore.

Per tutti coloro che, a malincuore, sono costretti alla ricerca di una nuova collocazione professionale, fioccano proposte oscene di fatto inaccettabili. Per tutti gli altri invece che, già prestano il loro operato per aziende di più o meno spessore e visibilità, si impone una revisione totale dei propri standard di vita, e spesso sacrifici tali da compromettere non solo la propria dignità, ma anche quella dei propri familiari ridotti all’indigenza.

Questo nuovo assetto di sistema, tutto imperniato e retto dal semplice principio della prevaricazione, assume connotazioni preoccupanti soprattutto in quei settori dove la crisi sta facendo sentire maggiormente il suo peso, e quello automotive può essere eletto a massima rappresentazione di questa neonata ed abusata regola di mercato.

Dopo aver abusato impunemente dell’uso della partita IVA per mascherare rapporti oggettivamente assimilabili a quello di dipendenza, con il solo scopo di agevolare nella deduzione dei costi le ditte mandanti (quindi una sola delle parti in gioco), alla vigilia dell’approvazione della nuova norma sul lavoro che pone attenzione proprio su questo particolare aspetto, bisogna necessariamente porsi anche un interrogativo sulla imminente catastrofe sociale, della quale inevitabilmente saremo tutti presto testimoni.

Come appena accennato, è stata consuetudine negli anni, evitare l’assunzione diretta del personale in forza alle concessionarie di auto imponendo, come unico possibile tipologia di collaborazione, il contratto impropriamente definito Enasarco. Di fatto si trattava di chiamare un soggetto ad un impegno costante, di limitarlo negli orari e negli spostamenti, e di responsabilizzarlo con precisi compiti e mansioni che almeno in teoria, avrebbero dovuto essere, esclusivo appannaggio di un dipendente. Questo contratto di collaborazione ovviamente, consentiva una enorme flessibilità nella gestione del dipendente che, pur se tale, non poteva avere la garanzia di alcuna tutela legale durante il suo operato, oltre al fatto di non poter godere di eventuali ammortizzatori sociali in caso di cessazione dell’attività da parte della mandante (cassa integrazione, sussidio di disoccupazione, liquidazione). Un evidente abuso che però generalmente veniva in alcuni casi, bilanciato da un erogato in termini di reddito, superiore a quello del dipendente.

Ma, proprio in virtù del principio a cui questa denuncia si ispira, è più che evidente che l’ultimo aspetto sia stato volutamente compromesso e che si assimili una retribuzione lorda ad un presunta netta da dipendente. Una violenza che viene barattata come occasione da chi offre lavoro, ed accettata da chi non può fare a meno di accettare.

Ma se e quando si porrà maggiore attenzione a questa problematica, evidentemente nota già da tempo, quale sarà il destino degli operatori del settore? Possiamo presumere che difficilmente i loro contratti da Agenti di Commercio saranno convertiti a tempo indeterminato. Quanto e quante volte ancora la dignità di questi professionisti dovrà essere calpestata?

Le casa automobilistiche continuano ad investire sulla formazione delle forza vendita riconoscendo in questa l’unica arma a disposizione delle Aziende per tentare di riprendere un mercato ormai al collasso. La consulenza all’acquisto ha aspetti tanto complessi da racchiudere in se problematiche che in altri campi sarebbero gestite non da una persona, ma almeno da tre (pubbliche relazioni, vendita e fiscale). Ed allarmante come sempre più spesso si ponga l’accento sulla necessità di migliorare il servizio per ottenere la fidelizzazione del cliente, ma che nessuno voglia rendersi conto che, questa tanto ricercata perfezione debba nascere da una condizione elementare.

Restituire la dignità agli operatori vuol dire contare su persone disponibili e propositive. Avere persone di questo tipo è l’unica garanzia di successo per il futuro.

Claudio d’Emmanuele

Lascia un commento

Devi essere Autenticato per scrivere un commento