Il voto per l’Eliseo e per l’Europa

Apr 16th, 2012 | Di cc | Categoria: Esteri

Domenica si svolgerà in Francia il primo turno delle elezioni presidenziali; il ballottaggio si terrà il 6 maggio e si prevede che a confrontarsi saranno il presidente uscente, Nicolas Sarkozy, e il candidato socialista François Hollande, dato favorito dai sondaggi per il primo turno e soprattutto per il ballottaggio. Ma sono presenti altri due candidati di peso che rafforzano l’estrema destra, con Marine Le Pen, e l’estrema sinistra, con Jean-Luc Mélenchon, entrambi accreditati di un sostegno che va dal 14 al 17%, ovvero complessivamente un terzo degli elettori che rifiutano sia il conservatorismo moderato di Sarkozy sia il progressismo moderato di Hollande. Al centro c’è sempre François Bayrou che dovrebbe raccogliere tra il 9 e l’11% dei voti al primo turno, ma il suo elettorato sarà decisivo al secondo spostandosi, e dividendosi, a favore dei due superstiti.

 

Benché il meccanismo del doppio turno obblighi da oltre cinquant’anni gli elettori a schierarsi su due campi, conservando una logica proporzionale al primo turno e accettando una logica maggioritaria al secondo, il carattere frastagliato dello schieramento partitico francese non è stato intaccato nella sostanza. Due maggiori partiti sono emersi, quello di origine gollista, che ora interpreta una visione liberal-conservatrice tendenzialmente nazionalista e quello socialista, che ha del tutto emarginato il vecchio partito comunista. Ma il primo partito – attualmente l’Ump di Sarkozy – non ha sfondato al centro, anzi, al secondo turno, i centristi propendono in maggior misura per il candidato socialista, né ha conquistato l’estrema destra – il Fronte nazionale di Marine Le Pen – nazionalista e antieuropeista, che viceversa si è rafforzata. Il secondo partito – il Ps di Hollande –, invece, avendo assunto una chiara coloritura socialdemocratica, ha lasciato scoperta l’area dell’estrema sinistra, della contestazione al sistema, attualmente guidata da Mélenchon, che è un ex socialista.

 

Non c’è dubbio che il quinquennio di Sarkozy non è stato fortunato: la congiuntura economica internazionale non ha favorito la Francia e l’appiattimento di Sarkozy sulla linea di Angela Merkel, pur con qualche sussulto autonomista, gli ha alienato le simpatie dei nazionalisti. L’europeismo del Presidente, considerati i modesti risultati economici, ha rafforzato le critiche dell’estrema destra e dell’estrema sinistra, della Le Pen e di Mélenchon, contro l’invasività di Brxelles, contro l’immigrazione e contro l’euro e il potere finanziario. Populisti o no che siano, questi slogan fanno resa sull’elettorato francese che in merito ha tradizioni profonde ed è sensibile a scenari estremi ereditati dallo “spirito rivoluzionario e repubblicano”.

 

Sarkozy punta sulla “coesione nazionale” per attirare l’elettorato centrista e, secondo alcuni, sarebbe disposto ad affidare la guida del governo allo stesso Bayron, almeno per un po’ di tempo e in un estremo tentativo di mettere insieme tutta l’area moderata. A questo scopo, il Presidente uscente polemizza fortemente con il Front National e agita lo spauracchio dell’estrema sinistra che finirebbe per condizionare Hollande. Quest’ultimo si avvantaggia soprattutto della debolezza di Sarkozy e fa affidamento sul naturale “riporto” di voto dell’estrema sinistra sul suo nome.

 

La partita politico-elettorale si chiuderà però solo con le elezioni legislative del 10 e 17 giugno per l’Assemblea nazionale. Lo scenario è questo: se all’Eliseo resta Sarkozy, anche con una maggioranza di ballottaggio ristretta, le legislative dovrebbero confermare una maggioranza di centrodestra, con molti mugugni ma che premierebbe la continuità e la stabilità. Se viceversa all’Eliseo sale Hollande,come i sondaggi per il secondo turno fanno cautamente prevedere come risultato di una generale delusione nei confronti di Sarkozy, la vittoria della sinistra alle legislative sarebbe certa.


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