Proroga fino all’12 aprile “Vico e il suo tempo” nostalgica personale di Gaetano Picillo, alla Fondazione Giambattista Vico, Complesso Monumentale di San Gennaro all’Olmo e San Biagio Maggiore, via San Gregorio Armeno
Apr 7th, 2012 | Di cc | Categoria: Spettacoli e CulturaProroga fino all’12 aprile “Vico e il suo tempo” nostalgica personale di Gaetano Picillo, alla Fondazione Giambattista Vico, Complesso Monumentale di San Gennaro all’Olmo e San Biagio Maggiore, via San Gregorio Armeno,35.
“Di Picillo colpisce la dedizione alla Napoli più vera, amata città nativa, capitale storica e madre di grandi ingegni ed il valore che egli dà alla famiglia, in un momento in cui essa è invece in profonda crisi” – spiega Luca Di Pierro, direttore organizzativo della sede di Napoli ed artefice della proroga.
Sono infatti questi i pilastri “assoluti, stabili, eterni” attorno ai quali ruota la ricerca di Picillo, l’opera e la sua stessa vita, alla base del suo fecondo processo formativo.
Artista dal tratto armonioso e caldo, Picillo riesce a regalarci emozioni inaspettate, trasportandoci nel passato più nobile della Città.
Il suo Cristo crocifisso, posto sull’altare, illumina di fede un periodo buio e sostiene chi crede; mentre il ritratto di San Gennaro, da sempre e ovunque icona religiosa di Napoli sorride al suo amato popolo.
L’esposizione, che nasce dedicata a Vico ed alla sua epoca, regge anche a buon titolo l’ambientazione pasquale, grazie alla forte pregnanza del simbolismo religioso che traspare dalla gran parte delle tele esposte, e non solo da quelle squisitamente specifiche. Perché spiccatamente religiosa è l’impostazione di vita di Picillo, fervente credente, che professa attraverso l’arte la sua profonda fede, servendosi di tele, colori e pennelli e delle creazioni di Dio quali fonti ispiratrici: natura ed uomini, donne, bambini. Perché “tutto è da Lui creato”.
Tra i suoi estimatori: Aldo Masullo, Domenico Amirante, Fancesco Rosi, Debabrata Saha, Vincenzo Pepe, Carlo Postiglione che lo ha tenuto artisticamente a battesimo e premiato alla Casina Pompeiana ed a Castel dell’Ovo per il suo Megaris.
L’accurata scelta dei colori sempre naturali e prevalentemente mediterranei, caratterizza i lavori su tela dell’artista di Scampia – come egli stesso ama presentarsi, sottolineando con orgoglio le sue origini ed il riscatto del suo quartiere a cui rimane profondamente legato.
La sua formazione, spiccatamente autodidatta, è maturata grazie ad una ricerca stilistica, estetica e sostanziale, sofferta e costante, animata dalla volontà di perfezionarsi e supportata dalle notevoli potenzialità. Queste lo hanno portato ad emergere, nonostante il carattere schivo e riservato, premiando le fatiche di un percorso artistico travagliato, legato ma non confinato alla pittura figurativa d’ispirazione tradizionale, ma in evoluzione e perennemente tesa verso la perfezione assoluta, comunque “irraggiungibile in quanto esclusiva dote di Dio”.
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