Ancora giorni difficili per i nostri marò
Mar 27th, 2012 | Di cc | Categoria: Cronaca NazionaleContinua l’attesa per una soluzione del tremendo problema che coinvolge i nostri marò detenuti in India. Secondo quanto riportato dal sito della tv “Zeenews”, il giudice CS Gopinath dell’Alta Corte del Kerala, intervenendo sulla questione dei Marò italiani arrestati in India, avrebbe detto che l’uccisione di due pescatori da parte delle guardie italiane a bordo di una nave mercantile ”e’ un atto terroristico” perche’ hanno sparato ”a uomini disarmati”.
I pescatori, avrebbe aggiunto durante la discussione della petizione presentata dall’armatore della Enrica Lexie in cui si chiede il rilascio della petroliera, sono stati uccisi ‘’senza alcun preavviso” ed erano ”disarmati”.
Nel resoconto dell’udienza presieduta a Kochi dal giudice P.S. Gopinathan, sottolinea il quotidiano The Hindu, ”la Corte ha osservato oralmente che dalla prospettiva dei membri delle famiglie delle vittime, gli atti dei due maro’ possono essere assimilati al terrorismo perche’ loro hanno sparato sul peschereccio senza alcun colpo o altro segnale di avvertimento”.
La Corte, dice ancora il giornale, ”ha proposto le sue osservazioni allorche’ l’avvocato dell’agente della nave (Enrica Lexie) aveva sostenuto che le azioni dei maro’ non potevano essere definite terrorismo come specificato” in leggi e trattati internazionali.
Nel dibattito in cui inoltre si sollecitava il rilascio definitivo della nave, conclude The Hindu, il legale dell’armatore ha assicurato che ”la compagnia armatrice e’ pronta a dare assicurazioni che il capitano e gli altri membri dell’equipaggio saranno presentati davanti ai tribunali indiani se la loro presenza fosse richiesta in relazione a qualunque processo in futuro”.
In questo quadro si inserisce l’assurda decisione del Ministero che ha ridotto di 600 euro lo stipendio dei nostri due marò rifiutandosi di considerarli ancora in missione. E’ l’ennesimo errore di una catena di comando cieca e stupida che ha già fatto tanti errori, con il ritardo con il quale sono stati attivati i canali diplomatici e con il mancato consiglio al comandante della nave di non abbandonare le acque territoriali dove la polizia indianma non aveva alcuna giurisdizione.