Alfano: art. 18 anche per le toghe
Mar 22nd, 2012 | Di cc | Categoria: Politica
“La riforma del lavoro? Dipende molto da quello che vuole fare Bersani. Se vuole fare la riforma che hanno in mente la Camusso e la Fiom, allora vinca le elezioni, la faccia, e poi la spieghi lui alla gente”. Lo afferma il segretario del Popolo della Libertà, Angelino Alfano, ospite a “Radio anch’io” su Radio Rai Uno, ricordando che “nelle ultime 48 ore Bersani abbia detto tanti ma e pochi sì”.
Alfano, in diretta, affronta diversi argomenti.
Lega. “Ufficialmente ho chiesto a Bossi di fare delle deroghe per non consegnare il Nord alla sinistra. Io sono convinto che, se farà delle deroghe all’alleanza, consentendo degli apparentamenti con il Pdl, potremo vincere”.
Lavoro. La riforma del mercato del lavoro predisposta dal governo “è un compromesso”, che tuttavia tutti i partiti devono accettare.: “diciamo no a riforme al ribasso”. Infatti, “se il compromesso resta in piedi, bene. Se invece questo compromesso viene smontato, il Pd non si illuda che possano essere fatte solo le cose che interessano a loro e che il Pdl non possa rivendicare ulteriormente l’aggiustamento di alcuni limiti sulle Pmi e sulla flessibilità. Se ci dovranno essere degli interventi dovranno essere di tutti”. Se qualche partito intende in Parlamento modificarne solo la parte che gli interessa, allora il Pdl non ci sta: “diciamo no a riforme al ribasso e se si tocca la riforma si tocca per tutti.”
Imprenditori. Bersani nutre “dei pregiudizi nei confronti degli imprenditori, attribuendo loro un atteggiamento fraudolento nei confronti dello Stato e dei lavoratori. Dobbiamo sempre ricordare che gli imprenditori non sono avversari dell’Italia. Non hanno alcun interesse a licenziare i dipendenti. Lo scopo della riforma non è questo, ma creare nuove opportunità di lavoro”.
Pd. “La riforma del mercato del lavoro è la più importante tra tutte quelle di cui si sta occupando il governo Monti, perché, su questo tema, siamo indietro in tutte le classifiche. Va cambiato il sistema di regole. Se la Fiom condiziona la Cgil, la Cgil condiziona il Pd e il Pd condiziona il governo e dunque il Paese. Ma così l’Italia rischia di rimanere imprigionata dai veti della Fiom e questo sarebbe inaccettabile”.
“Nel Pd non può esserci una spinta riformatrice se si fanno dettare l’agenda dalla Cgil”. In ogni caso “bisogna ora puntare sulla crescita perché non possiamo avere i conti in ordine, ma avere la prospettiva di due anni di recessione”.
Governo. “Noi pensiamo che il dialogo sia importante, che la ‘d’ di dialogo sia importante ma c’è anche un’altra ‘d’ importante, quella della decisione. Si dialoga, ma a un certo punto colui cui spetta il potere decide. Se il confronto diventa solo un bla bla, non porta a niente”.
Riforme. “Noi siamo per la legge anticorruzione, per la riforma delle intercettazioni e per la responsabilità civile dei magistrati. Con lo stesso spirito riformatore con cui si è affrontata la materia del lavoro ora bisogna occuparsi di tutti i temi della giustizia”. E ribadisce: “come sul tema del lavoro, bisogna adottare lo stesso coraggio nei confronti del sindacato delle toghe” per esaminare “tutti gli aspetti inevasi della giustizia”.
Giustizia. “Non abbiamo totem da difendere o zone franche: il governo si occupi di tutto ciò che ritiene importante, anche i temi della giustizia. Non ci sottrarremo alla possibilità di inserimento di nuovi reati in materia di corruzione. Non ci sottrarremo, né saremo pavidi”. Sulla possibilità di modificare norme sulla prescrizione, Alfano avverte che “in alcuni casi, come ad esempio su alcune vicende riguardanti Berlusconi, ci sono state delle accelerazioni come se si fosse alla finale della Coppa del mondo mentre in altri casi ci sono delle lentezze esagerate. Se noi allungassimo ulteriormente la prescrizione avremmo la certezza che i cittadini non otterrebbero mai un torto o una ragione per colpa dei tempi troppo lunghi della giustizia. Serve quindi la ricerca di un equilibrio”.
Napolitano. “Il presidente della Repubblica ha avuto ed ha una funzione importante di garanzia e di equilibrio in questo difficile momento politico. Napolitano non ha mai messo il peso della sua autorevolezza su uno dei piatti della bilancia nel corso delle trattative. In lui vedo un’impronta riformistica che non c’è nel Pd”.
Partiti. Quella che sostiene il governo Monti “è una maggioranza della durata di un anno. E comunque non la ritengo una maggioranza” perché “dissentiamo su tante cose. Le maggioranze sono formate da partiti che scelgono stare insieme in base al programma. Noi sosteniamo con il Pd lo stesso governo, ma “non è venuta meno nemmeno una delle ragioni che ci dividono. Non è frequente che io condivida ciò che dice Bersani e non è frequente neanche in privato. Anche negli incontri con Monti è difficile che io sia d’accordo con quello che afferma il leader del Pd”.
Quindi, è “fisiologico che l’anno prossimo torni lo scontro su visioni differenti del Paese. Governo e maggioranza devono durare un anno. Poi pensiamo di andare alle urne per vincere perché siamo convinti che in Italia si debbano approvare riforme coraggiose guardando all’Europa, ma difendendo gli interessi del nostro Paese”.
Futuro. Sulla possibilità che sia lui il prossimo candidato premier per il centrodestra, Alfano risponde: “non ho l’abitudine, e credo sia bene non averla, di pensare a un’altra poltrona mentre svolgo un lavoro. Mi devo impegnare al massimo a fare bene il segretario del Pdl ed è molto importante anche per che si faccia bene il mestiere per cui uno è stato chiamato, senza farsi distrarre da lusinghe, a volte anche interessate”.