Art 18 come voleva la PDL

Mar 22nd, 2012 | Di cc | Categoria: Politica

Sul lavoro, occorre sgombrare il campo da certe esagerazioni e chiarire che l’articolo 18 – che è stato al centro delle attenzioni soprattutto da parte della Cgil – è solo un aspetto della riforma, del quale però la Camusso e la sinistra (Pd compreso) hanno cercato di trasformare in un totem. Molto più importante era la ricaduta sulle piccole e medie imprese e sui lavoratori autonomi, soprattutto in fatto di costi. Alfano era intervenuto a loro difesa, perché non sopportassero in termini di maggiori contributi un peso intollerabile, superiore a quello delle grandi aziende. L’intervento ha avuto successo, come è stato ampiamente riconosciuto.

 

Quanto alla riforma in sé, essa – ha spiegato Monti – avrà come destinatario ed interlocutore finale il Parlamento, e non più la concertazione tra parti sociali. È sempre stata la nostra linea: la concertazione con tutto e tutti, cavallo di battaglia della sinistra, era diventata un elemento di freno dell’economia e della società; soprattutto faceva gli interessi dei soggetti organizzati più forti, come sindacati e Confindustria.

 

Monti ha invece attuato il metodo della consultazione con le parti sociali, così come avevamo fatto noi, e alla fine ha risposto positivamente all’esortazione di Alfano ad “andare avanti”. Ma oltre al metodo, la sostanza è in continuità con il nostro operato: introdurre la flessibilità per cause economiche a favore di maggiori tutele per l’ingresso e la stabilizzazione di giovani e precari, ridurre i poteri discrezionali e le lungaggini della magistratura del lavoro, sono tutte cose che pratichiamo da anni ed avevamo inserito nella manovra di agosto. Allora si alzarono le barricate, non solo della Cgil ma anche della Confindustria. Siamo lieti di notare che ancora una volta questo governo ci dà ragione, in linea con l’Europa. Politicamente nei pasticci finisce invece la sinistra, e sarà difficile che il Pd possa continuare ad attribuirsi i meriti del governo Monti in nome della discontinuità con il centrodestra. Chi usa il sindacato a fini politici-elettorali, come ha fatto Bersani fino all’altro ieri, e per organizzare piazze antiberlusconiane, adesso dovrà scegliere se essere di lotta o di governo.

 

Ma, come ogni riforma di questo governo tuttora tecnico, saranno i fatti a giudicarla. E quindi a verificare se in Italia ci saranno più produzione, più credito, più lavoro, più consumi e soprattutto più crescita. Questi sono i nostri obiettivi; l’operato del governo è invece il mezzo. Che, finché sarà efficace, ci avrà dato ragione e avrà il nostro appoggio.

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