Bari, gli “omaggi” al sindaco
Mar 15th, 2012 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
Trema il Pd barese, e soprattutto trema il sindaco Michele Emiliano. E vacilla quel sistema fatto di corruzione, complicità, interessi nella sinistra che i Pm stanno portando alla luce.
Nelle carte dell’inchiesta che sta scuotendo i vertici dell’amministrazione barese un intero capitolo e diverse intercettazioni sono dedicate infatti ai rapporti tra Emiliano e i Degennaro, gli imprenditori finiti al centro di uno scandalo fatto di parcheggi interrati costruiti male e con spese gonfiate, immobili da destinare alle forze di polizia e finiti ad altri, un orto botanico secolare danneggiato, tutto sotto l’occhio «mezzo chiuso» dell’amministrazione cittadina.
Il documento dei pm del maggio 2010 racconta il ruolo attivo e la forte influenza politica che svolgeva Gerardo Degennaro, l’imprenditore arrestato martedì scorso e che, assieme ai suoi fratelli, condizionava l’operato delle giunte di sinistra della città e della regione. I Degennaro potevano contare sull’amicizia di diversi consiglieri e assessori della giunta con i quali intrattenevano rapporti serratissimi e riunioni con cadenza settimanale nelle quali discutere la linea politica del gruppo della Margherita.
Il sistema aveva consentito agli imprenditori di mettere la mani su sei grossi appalti per mezzo di pressioni politiche e corrompendo funzionari con promesse di promozioni e incarichi, soggiorni in hotel e forti sconti per acquisti di appartamenti.
I pm hanno inoltre scoperto che la Dec, la società dei Degennaro, realizzava opere ben diverse da quelle indicate nei capitolati d’appalto. E per abbassare i costi usava materiali scadenti. Nel parcheggio di piazza Giulio Cesare, lì dove si parla di «marmo proveniente dalle cave più accreditate sul mercato», risulta utilizzato, invece, un rivestimento plastico per le scale. Si faceva economia anche sui pilastri: 20 oppure 30 al posto dei previsti 50, senza che il direttore dei lavori avesse nulla da ridire.
Ma non solo. Altre pagine interessanti trovano spazio nei fascicoli dell’inchiesta sui Degennaro. «La pg evidenzia che il sindaco Emiliano era stato omaggiato di champagne, vino e formaggi, quattro spigoloni, venti scampi, ostriche imperiali, cinquanta noci bianche, cinquanta cozze pelose, due chili di seppioline di Molfetta e otto astici, come risulta dalla conversazione di Carofiglio (titolare della pescheria, ndr) con Vito Degennaro».
Quel regalino è stato recapitato identico ad altri notabili baresi, tra i quali Alberto Tedesco, l’ex assessore alla Sanità indagato e salvato dall’arresto per la promozione a senatore Pd.
Rapporti intesi anche coi big nazionali del Pd, quindi. Il dettaglio emerge a proposito del tentativo di inserire un emendamento per finanziamenti pubblici voluto dal gruppo nel decreto fiscale, in Finanziaria e infine nel «Milleproroghe», perché Vito Degennaro chiede a un amico comune «di ricordare a Boccia di seguire l’approvazione del decreto». La Guardia di finanza racconta come era «determinante l’azione di Vito Degennaro, che vantava illustri conoscenze di esponenti del governo quali Mario Lettieri (ex sottosegretario con Prodi) e Francesco Boccia, consigliere economico del ministro Enrico Letta».
Ciò che emerge dal quadro tracciato dagli inquirenti è insomma, dopo il caso dell’ex tesoriere della Margherita Lusi e lo scandalo Penati un ennesimo, pessimo spot per la sinistra e la sua sedicente ‘superiorità morale’.