Giustizia, la riforma torna centrale
Mar 7th, 2012 | Di cc | Categoria: Politica
Premessa: la sinistra, fatte poche eccezioni, ha sempre fatto ruotare la questione-giustizia intorno alla figura di Berlusconi, opponendo un veto preventivo ogni volta che si è parlato di riforma necessaria. Ma in realtà questo è stato solo un modo di rinviare la soluzione dei problemi e insieme di travisare la realtà.
La domanda che ci dobbiamo porre infatti è: c’è o non c’è l’esigenza in Italia di una profonda riforma della giustizia e, se c’è, in quale direzione dovrebbe andare? Per rispondere è sufficiente andarsi a rivedere gli atti parlamentari riguardanti i tentativi che sono stati fatti, da trent’anni a questa parte, per cambiare la nostra Carta costituzionale. Nel 1983 toccò alla Commissione Bozzi, nel 1993 a quella De Mita-Iotti, e nel 1997 alla Bicamerale D’Alema.
Ebbene, in tutte e tre le commissioni il tema della riforma della giustizia è stato al centro dei lavori, anche se poi è rimasto sulla carta.
Non solo: l’esigenza di riformare la giustizia ce la indica da tempo anche l’Ue, visto che siamo il Paese più sanzionato per i ritardi e le inadempienze del nostro sistema giudiziario: la Corte europea dei diritti dell’uomo, ad esempio, ha emesso migliaia di sentenze contro la lentezza dei processi italiani (amministrativi, penali e civili), un record assoluto nel Continente.
Fa piacere, dunque, che in epoca di governo dei tecnici il problema-giustizia stia gradualmente tornando in testa all’agenda delle cose da fare. Ieri il ministro Severino, pur schierandosi in difesa dell’autonomia della magistratura (che nessuno peraltro ha mai messo in discussione), ha anche chiesto con forza “verifiche serie e obiettive sulla professionalità dei magistrati da parte del Csm”. Una sottolineatura che suona come un monito, visto che finora l’organo di autogoverno dei giudici ha agito solo come una sorta di sindacato corporativo che ha chiuso gli occhi davanti a tutti gli eccessi, gli errori e le distorsioni che si sono verificati nei Palazzi di giustizia.
L’autonomia deve essere sì piena, ma “va esercitata rispondendo ai requisiti di obiettività, equilibrio, sobrietà e imparzialità“. Requisiti che, da Tangentopoli in poi, con la spettacolarizzazione di una giustizia troppo spesso politicizzata, molte Procure e molti Tribunali hanno purtroppo smarrito. Le parole del Guardasigilli vanno dunque nella giusta direzione, come quelle del vicepresidente del Csm Vietti, il quale per la seconda volta in poche settimane ha detto che “ora” ci sono le condizioni per porre mano a una seria riforma della giustizia. Segno che Berlusconi e il Pdl erano nel giusto quando, ormai molti anni fa, individuarono la questione-giustizia come nodo cruciale delle riforme da realizzare.