Hai fame? Sì! Di cultura!

Feb 28th, 2012 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura

Dall’appello de Il Sole 24 ore alla lezione anglosassone dell’Agnoli: investire nella cultura conviene.

 

«Niente cultura, niente sviluppo». Questo lo slogan del Manifesto per la cultura lanciato da Il Sole 24 ore domenica 19 Febbraio. L’appello, che può essere sottoscritto sulla pagina web del quotidiano diretto da Roberto Napoletano, suggerisce una riflessione su cultura e ricerca da una parte, che sono due capisaldi della nostra carta costituzionale, e sviluppo dall’altra, per creare «una costituente della cultura». Lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica non possono essere scissi: lo sviluppo non può essere ridotto a un concetto meramente economicistico e la cultura ingloba educazione, istruzione, ricerca scientifica, conoscenza. In fondo, la crisi che stiamo attraversando può essere uno stimolo per rivedere il nostro modello di sviluppo investendo nella cultura. É necessario, allora, puntare sulla cultura e la valorizzazione dei saperi per riprendere a crescere: la cultura incentiva l’innovazione, dà occupazione, produce progresso, in una parola sviluppo. Pensare ad un futuro senza cultura significa immaginare i giovani come meri e semplici consumatori, non pensanti e senza un lavoro. Bisogna, pertanto, sfatare il mito che con la cultura non si mangia (come qualche tempo fa dichiarò l’allora ministro dell’Economia Tremonti); la cultura può sfamare più bocche di una fabbrica. Basta crederci, basta investire.

Per farlo si può partire dal basso: per esempio, finanziando quelle che nel mondo anglosassone si chiamano le public library. Si tratta di luoghi dove la gente ha la possibilità di incontrarsi e di usufruire di una serie di servizi: lettura dei giornali, studio, collegamento a internet, musica, caffè, poltrone, oltre che degli amati libri. Insomma, luoghi di socialità che riservano spazi alle più differenti attività:  dai giochi per i bambini alle riunioni di comitati e associazioni, dai corsi di informatica a quelli di lavoro a maglia. Antonella Agnoli ha “inventato” la biblioteca di San Giovanni di Pesaro che ha diretto fino al 2008 e ora è diventata una consulente itinerante di gruppi di cittadini e di amministratori comunali che vogliono attuare la lezione anglosassone. Di recente la Agnoli ha pubblicato con Editrice Bibliografica Caro sindaco, parliamo di biblioteche, un libro in cui ha raccolto le sue esperienze in giro per l’Italia: in Campania, per esempio, nella zona a Nord di Napoli, un gruppo di giovani si è fatto promotore della fondazione di una biblioteca perché essi credono fermamente che essa sia un’ «istituzione fondamentale in una società democratica». O ancora a Scampia, piccoli lettori difficili frequentano il Centro Hurtado e la Biblioteca Le Nuvole, animati dal gesuita Padre Fabrizio Valletti. La bibliotecaria bellunese (questo il passato della Agnoli) crede in un welfare culturale: investire in attività culturali conviene perché, secondo alcuni studi americani, la cultura riduce le malattie da depressione e, dunque, i soldi per la sanità.

Perché investire proprio in biblioteche? Molti sostengono che queste spariranno perché sorpassate dal web. La Agnoli, invece, afferma che le biblioteche costituiscono un passaggio essenziale per accedere alla rete per chi, perso il lavoro, non può permettersi di sostenere le spese di connessione. Si pensi, ancora, a quanti con tre figli e 1.200 euro al mese non possono comprare libri ma potrebbero facilmente prenderli in prestito dalle biblioteche. La fame di cultura  può essere soddisfatta solo da queste biblioteche nate dal basso e portate avanti da bibliotecari esperti e volontari.

 

Chiara Selleri

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