A colloquio con una maestra a Tansarga

Feb 24th, 2012 | Di cc | Categoria: Spazio ai Ragazzi

Tansarga dista circa 350 Km dalla capitale Ouagadougou. Chiamarla città sarebbe come dare dell’opera d’arte al disegno di un bambino: gentile ma esagerato. Il giovedì è giorno di mercato, nel resto della settimana non c’è più niente da fare. In compenso la scuola elementare è sovraffollata. Tre classi per un totale di quasi 300 bambini, praticamente tutti sostenuti da Reach Italia, o per meglio dire da voi cari lettori. La matematica non è mai stata il mio forte, ma 300 diviso 3 lo riesco a fare senza calcolatrice. Ebbene sì, ogni classe ha circa 100 allievi e una sola maestra. E io in queste mega-classi ci ho passato due giorni per seguire la redazione delle letterine di Pasqua. Caldo, bimbi che escono, caldo, bimbi che rientrano, caldo, bimbi che non hanno la matita, caldo, bimbi che chiacchierano, caldo, bimbi che litigano, caldo, bimbi che non hanno capito cosa devono fare, caldo, bimbi che hanno capito cosa scrivere ma non cosa disegnare, caldo… A fine giornata, con la testa che mi esplode, la maestra ha vinto la medaglia d’oro nella classifica dei miei eroi. Tra una letterina e l’altra cerco di conoscere meglio due piccoli allievi e gli propongo una breve intervista seduti all’ombra di un grande mango a lato della scuola. Ok, prima gli spiego cos’è un’intervista, e poi, con la certezza di aver confuso ancora di più le loro idee, cominciamo.

Come ti chiami? (questa è facile dai!)

Mi chiamo Sauobou Taladi.

Quanti anni hai?

(Silenzio e faccia in giù.)

Quando sei nata?

(Silenzio e faccia ancora più bassa.)

Sai in che anno sei nata?

(Sorrisino e occhi brillanti.) Sì lo so, sono nata nel 1900!

Mmmm… Passiamo ad un’altra domanda. Che classe frequenti?

La quarta elementare.

Quanti siete in famiglia? Cioè con chi vivi?

Vivo con mamma, papà, due fratelli più piccoli, nonno, nonna, zia e tanti cugini.

Tanti quanti?

Tanti.

Che lavoro fa tuo papà?

Fa il contadino.

Cosa mangi di solito a casa?

Il tò. (Cibo tipico africano. Leggi la quinta puntata del mio “Diario africano” per saperne di più)

E poi?

E poi basta. (Mi guarda come se fossi scema, cosa altro dovrebbe mangiare??)

Hai animali in casa?

Sì, galline e due montoni.

Hai cani o gatti?

Gatti no. Ho dei cani ma a volte li mangiamo.

Cosa??? No scusa stavolta sono io che non ho capito, mangi i cani???

Sì, certo. (Mi risponde con tutta la naturalezza del mondo. La fame io non la conosco, ma lei di sicuro sì, e quando arriva si cerca in tutti i modi di mandarla via il prima possibile.)

Cosa significano le cicatrici che hai in faccia (tre piccole linee orizzontali su ogni guancia)?

Me le ha fatte il mio nonno quando ero piccola, tutta la mia famiglia le ha, ci riconosciamo così.

Bene grazie, l’intervista è finita. Le regalo un piccolo lecca-lecca e passiamo subito al prossimo ospite.

Come ti chiami?

Yonli Diassibo Armand

(Ho paura ma provo lo stesso a fare questa domanda). Quanti anni hai?

Ho 12 anni.

(Stavolta è andata bene!)

Quanti siete in famiglia?

Io, tre fratelli e due sorelle, mamma, papà, nonno e nonna.

Che lavoro fa tuo papà?

Fa l’ispettore scolastico.

Hai animali in casa?

Sì, dei polli e un cane.

…il cane lo mangi?

No!

Cosa mangi di solito?

Il tò.

Mangi il tò a colazione, pranzo e cena?

Sì, certo.

Hai mai fatto un viaggio in un posto lontano?

Sì.

E dove sei stato di bello?

A Diapaga. (Piccola città a 30 Km da Tansarga…)

L’intervista è finita, grazie. Regalo anche a lui un lecca-lecca e lo congedo.

Tiriamo le somme. Taladi è la prima figlia di un contadino. Non sa quanti anni ha e vive, lo possiamo dire senza troppi problemi, in uno stato di povertà. Armand è figlio di un funzionario pubblico, nonostante la sua classe sociale sia più elevata di quella di Taladi, mangia il tò tre volte al giorno e non è mai uscito dalla regione.

Conclusione (forse banale ma certamente veritiera): la vita è dura per tutti, ma per qualcuno lo è di più. Sostenere un bambino attraverso Reach Italia non è che una piccolissima goccia nel mare del bisogno africano. Ma per quel singolo bambino, è la certezza di una vita tolta ai soprusi dell’ignoranza e la speranza di un futuro migliore.

Grazie a chi rende possibile tutto questo.

Lascia un commento

Devi essere Autenticato per scrivere un commento