Quello che il governo non dice: non si tocca il mondo del lavoro
Gen 26th, 2012 | Di cc | Categoria: Politica
Il governo tecnico godrà, magari per qualche settimana ancora, del favore di una opinione pubblica anestetizzata dalla crisi e dalla campagna mediatica che protegge l’esecutivo dei “ professori “ .
Ci sono però dei nodi irrisolti nel rapporto con l’Europa – e in particolare con la Germania - che stanno venendo al pettine sul mercato del lavoro che si rivela lo scoglio più pericoloso per avvicinare l’Italia alle richieste di Bruxelles .
La signora Merkel, che intelligentemente ha ripreso a lodare il governo Berlusconi per dare maggiore legittimazione al governo Monti, ci ha appena comunicato (con un’intervista in contemporanea a quotidiani italiani, spagnoli e polacchi) che non possiamo aspettarci aiuti ulteriori, se non realizzeremo proprio quelle riforme sul lavoro che la Germania ha realizzato dopo l’unificazione . La ricetta è ineludibile: far crescere la produttività e la propensione ad assumere con regole più flessibili migliorando contemporaneamente le tutele per chi il lavoro non ce l’ha o è da tempo inattivo.
L’attivismo del premier Monti, la disponibilità del ministro Fornero a recuperare un dialogo con le parti sociali, non debbono ingannare sulla insufficiente concretezza rispetto al nodo da sciogliere .
La prova? È davvero strano che dopo i due decreti legge già varati, compreso l’ultimo sulle liberalizzazioni, e mentre sarebbe in arrivo un terzo in materia di semplificazioni, il tema del “lavoro” sia affidato a un disegno di legge che si giustifica all’inizio di una legislatura e non certo in uno stato di emergenza economica a pochi mesi dal voto.
Il punto non è tecnico ma politico. L’adesione del cosiddetto centrosinistra italiano alla concorrenza e al mercato non è mai stata una scelta strategica ma solo tattica. Come dimenticare la campagna per il referendum sull’acqua e la difesa senza quartiere di questa sinistra, dei poteri degli enti locali e del capitalismo municipale? Insomma non esiste in Italia la sinistra che in Inghilterra e in Germania ha permesso e, talvolta ha creato, la concorrenza, viatico della crescita .
Ecco perché nonostante la chiara indicazione europea sul “superamento dell’articolo 18”, il nostro governo fatica a fare una sua proposta. Eppure il più “teutonico” tra i presidenti del consiglio non tedeschi dovrà presto mostrare una propria ricetta su questo nodo cruciale .