Liberalizzazioni, quelle giuste
Gen 11th, 2012 | Di cc | Categoria: Cronaca Nazionale
Mario Monti vuole presentarsi all’Europa, e soprattutto alla Merkel, con un altro compito a casa diligentemente eseguito. Inoltre promette “7 mila nuove farmacie”. Insomma, siamo alle solite: taxi, medicinali da banco, edicole: sarebbero queste le liberalizzazioni che, secondo i tecnici, possono far svoltare la nostra economia.
Non sappiamo quale Italia conoscano i bocconiani: noi ne abbiamo presente un’altra. Che anziché comprare l’aspirina in un supermercato a mezzanotte preferirebbe pagare una bolletta della luce, del gas e dell’acqua un po’ più decente. Diciamo più europea.
Qualche cifra? Stiamo pagando il gas il 50% più del paese più liberalizzato d’Europa, la Gran Bretagna. L’acqua è rincarata del 25,5% in quattro anni. Quanto all’elettricità, da noi costa il 20% più della media europea, con punte del 70% più della Francia.
I motivi sono stranoti: si tratta di municipalizzate o ex municipalizzate che hanno trasmesso i loro vizi ai grandi enti pubblici. Feudi storici di comuni, principalmente della sinistra: il famoso capitalismo municipale che nessuno può toccare. Quando il governo Berlusconi ha provato a liberalizzare servizi come la distribuzione dell’acqua, o ad abbattere il costo dell’energia con il nucleare, la sinistra è insorta come un solo uomo. Un referendum, il solito richiamo alla Costituzione e le consuete mistificazioni, ha provveduto a seppellire il tutto.
Poi ci sono le banche. Il Corriere della Sera, nonostante abbia parecchi banchieri tra i suoi azionisti, pubblica un’interessante tabella dalla quale risulta che in un anno il costo di un bonifico via internet è aumentato del 122%, di un pagamento utenze con bancomat dell’82, di un prelievo contanti allo sportello dell’88, dell’invio trimestrale dell’estratto conto del 40,3. Qui nulla da dire? Da liberalizzare?
Non sappiamo se nelle famiglie medie italiane sia quotidiano l’uso del taxi. O, appunto, di andarsi ad approvvigionare di analgesici nelle ore notturne. Quanto alle edicole, ci sfugge a che cosa serva la loro moltiplicazione visto che si vendono gli stessi giornali di 60 anni fa. Sappiamo benissimo però che la gente ogni giorno fa i conti con bollette e costi del conto in banca (ora resi obbligatori e generalizzati con il divieto di contante). Quindi: non si potrebbe e dovrebbe partire da qui? Ancora più bizzarra ci pare l’idea di risolvere il problema del costo della benzina (subito dopo averla aumentata) con i distributori multimarca: tutti sanno che gli impianti sono costruiti e di proprietà delle compagnie petrolifere che a loro volta li danno in gestione. Come si può imporre di vendere i prodotti di altri? Quindi chiediamo a Monti: perché non si interviene sui banchieri, sui petrolieri, sui servizi municipali? Un taxi non è una necessità primaria; dai conti, dalle bollette e dal distributore invece non si scappa.
Liberalizzazioni/No a taxi e farmacie vittime sacrificali
”Liberi taxi e liberi notai non rimettono in moto la ripresa”, riassumono dalle parti di via dell’Umilta’. Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del partito, e’ categorico: ”Al di la’ dei contenuti, si deve seguire la stessa metodologia che il governo sta seguendo per la riforma del mercato del lavoro: deve ascoltare le categorie interessate e formarsi un orientamento da precisare definitivamente in un confronto con le forze parlamentari”.
Non solo. Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati pidiellini, mette in guardia da ogni ‘’spettacolarizzazione” sul modello del blitz antievasione di Cortina: ”Per le liberalizzazioni suggerisco al governo di usare un metodo meno spettacolare di quello usato dall’agenzia delle entrate per gli accertamenti fatti a Cortina d’Ampezzo. Mettere in un unico calderone farmacisti, trasporto locale, notai, servizi locali serve solo a generare confusione e a fare ‘ammuina”’.
Antonio Leone, vicepresidente della Camera, avverte: ”Bisogna intaccare i grandi monopoli, ma vanno protetti i settori minoritari”.