La Germania faccia chiarezza sui conti

Gen 11th, 2012 | Di cc | Categoria: Politica

Nel momento in cui la Germania impone a tutti i paesi la riduzione a tappe forzate del debito pubblico, non può non suscitare perplessità la notizia – rilanciata dalla Bild e non smentita - che il coriaceo ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, sta mettendo a punto un provvedimento per aggirare il limite costituzionale al debito pubblico. Misure dunque di addolcimento della regola del pareggio di bilancio che anche l’Italia ha adottato. A quale fine? Garantire l’impegno finanziario di Berlino nella lotta alla crisi del debito e nel salvataggio delle banche. In poche parole: possibilità di contrarre debiti superiori al limite imposto dalla Costituzione, previa approvazione di un piano di ammortamento da parte del Bundestag.

 

Nel contempo il governo italiano è impegnato con il coltello fra i denti perché sia conservato nel trattato quell’articolo 4 (sacrosanto) che consentirebbe di inserire nel calcolo il risparmio privato delle famiglie e la sostenibilità del sistema pensionistico, grazie ai quali il mantenimento in termini strutturali del pareggio di bilancio –se accompagnati da misure di crescita- porterebbe il nostro debito dal 120% del Pil al 90%: significherebbe dimezzare da 24 va 48 miliardi di euro l’anno eventuali manovre di aggiustamento.

 

Alla luce delle modifiche che Schaeuble si appresterebbe ad apportare alla nuova legge sui fondi per la stabilizzazione dei mercati finanziari, non è male ricordare i dubbi sui conti di Berlino sollevati pochi giorni prima di Natale da due autorevoli quotidiani tedeschi (Handesblatt e Die Welt). La Germania infatti lascia fuori dal debito ufficiale vitalizi previdenziali, assegni per le persone disabili, passività del Kfw (428 miliardi), istituto del tutto assimilabile alla Cassa depositi e prestiti italiana. Una tabella certificata dall’Europa conteggia un “debito implicito” tedesco pari al 111,8% che andrebbe a sommarsi al “debito esplicito” dell’85,8%. Il primo per l’Italia è al 28% e il secondo al 120%. Fatte le somme, chi è che fa il furbetto?

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