8 gocce di veleno per gli 8 personaggi di Gruppo Nove

Dic 29th, 2011 | Di cc | Categoria: Spettacoli e Cultura

 «Tutte le cose hanno un numero, poiché senza di esso nulla potrebbe essere pensato né conosciuto»,  afferma Filolao, un pitagorico della seconda generazione. Il numero scelto da un collettivo di scrittori che ha trovato il suo punto d’incontro nella libreria Mondadori di Pompei,  è il nove perché  nove sono le eclettiche penne (Angela Arciello, Gianluca Calvino, Livia Cipriano, Agnese Ottaviano, Angela Perri, Rita Raimondo, Ludovica Scorzelli, Elena Sposato, Francesca Torre) che, nell’ambito del laboratorio di scrittura  Homo scrivens, si sono riunite, incontrate e  messe all’opera.

Nove, come sostiene Pitagora, è il numero che simboleggia la giustizia e la completezza;  è il numero che, se moltiplicato per un qualunque numero intero, fa di esso il simbolo della materia che, nelle sue innumerevoli trasformazioni, non si distrugge mai, rimanendo sostanzialmente sempre sè stessa. Il frutto delle nove penne vesuviane è un giallo atipico che punta tutto sulla forte caratterizzazione dei personaggi e la tecnica narrativa delle voci ad incastro che ruotano intorno ad un unico evento (un omicidio). Si intitola 8 gocce di veleno perché otto sono i personaggi che popolano le pagine di questo libro; 8 gocce, ognuna diversa dall’altra, ognuna di un sapore differente che, però, compongono un unico e avvelenato plot. Quest’esperimento letterario ricorda un altro collettivo di successo: quello bolognese di Wu Ming a cui tra l’altro l’esperienza del Gruppo Nove è stata scherzosamente paragonata da Aldo Putignano, direttore editoriale (Photocity Edizioni) di  8 gocce di veleno. I componenti di Gruppo Nove hanno organizzato diverse presentazioni di 8 gocce di veleno  (talvolta molto simpatiche perché gli autori hanno presentato i loro personaggi attraverso degli sketch) che hanno suscitato un grande interesse nel pubblico.

Perché il successo di questi collettivi di scrittori? Perché le penne sentono l’esigenza di unirsi per scrivere, anziché procedere da sole? L’esperimento della scrittura collettiva è di vecchia data: il primo romanzo, scritto a più mani, è Lo zar non è morto scritto dal Gruppo dei Dieci, un collettivo di futuristi, coordinato da Tommaso Marinetti e Massimo Bontempelli. Inizialmente tali esperimenti nascevano come puro divertissement, poi hanno assunto dignità letteraria e commerciale grazie al successo di alcuni collettivi come Wu Ming ma anche all’operazione di Gregorio Magini e Vanni Santoni che hanno creato un metodo scientifico di scrittura collettiva, il SIC (Scrittura Industriale Collettiva), per la stesura partecipata di racconti e romanzi da parte di gruppi o di masse. Il successo di Gruppo Nove, pertanto, si inscrive perfettamente nella grande fama di cui attualmente godono gli esperimenti di scrittura collettiva.

 

Chiara Selleri

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    ñïàñèáî!!…

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