Primavera araba, la piazza protagonista della rivolta

Nov 22nd, 2011 | Di cc | Categoria: Esteri

Piazza Tahrir, la ‘piazza della liberazione’ del Cairo. Piazza Verde, ora piazza dei Martiri a Tripoli. Piazza Lulu, la ‘piazza della perla’ di Manama. Piazza Al-Taghir, la ‘piazza del cambiamento’ di Sana’a. Tutte protagoniste, insieme al web e ai giovani, della Primavera araba, che ha ‘riabilitato’ il concetto di popolo in Paesi con governanti al potere da decenni. La piazza, con la rivolta egiziana di inizio anno contro Hosni Mubarak - al potere per 30 anni - e’ tornata a giocare il suo antico ruolo di luogo di incontro per ritrovare lo spirito di unita’. A nove mesi dalle dimissioni di Mubarak, accolte l’11 febbraio dal popolo di Tahrir come una vera ‘liberazione’ costata oltre 800 morti, sulla piazza i riflettori sono tornati ad accendersi: nel mirino ora ci sono i militari e la rivoluzione e’ tornata al punto zero. Tahrir al Cairo come a Baghdad. Stesso nome, stesse richieste. La primavera irachena e’ stata segnata dai venerdi’ di protesta, in nome delle riforme, che hanno provocato la morte di decine di persone in scontri tra manifestanti e forze di sicurezza. Cosi’ in estate, dopo un’ondata di arresti, le proteste sono state vietate a piazza Tahrir e i manifestanti confinati nello stadio Ashaab, nella zona orientale di Baghdad, o in quello Kashafa, nella parte occidentale della citta’ Da piazza Tahrir alla piazza del Tribunale di Bengasi. E’ qui che il 17 febbraio, con la ‘Giornata della collera’, e’ partita la rivolta contro l’ex leader libico Muammar Gheddafi, al potere per 41 anni prima di essere catturato il 20 ottobre scorso a Sirte, per poi morire. Sei mesi dopo, il 21 agosto, i ‘ribelli’ libici sono entrati a Tripoli. Sono arrivati nella piazza Verde, uno dei simboli del potere del colonnello e fino all’ultimo teatro di manifestazioni propagandistiche, e subito l’hanno intitolata piazza dei Martiri. Dopo mesi di combattimenti, la ‘liberazione’ e’ stata festeggiata con l’invasione di piazza dei Martiri e tanti libici che strappavano le immagini dell’ex rai’s. Le stesse che una volta venivano sollevate verso l’alto quasi a essere glorificate. Piazza dei Martiri a Tripoli, come a Beirut. Sei anni fa qui si riunirono i libanesi, mettendo da parte le diverse appartenenze confessionali e forti del sostegno delle cancellerie occidentali, riuscendo a ottenere la fine, dopo 29 anni, della tutela politico-militare siriana nel Paese dei Cedri. A sei anni dal ‘milione’ della piazza dei Martiri beirutina, la Primavera araba e’ arrivata nella vicina Siria. Da meta’ marzo inedite proteste antigovernative vengono accolte con una sanguinosa repressione. Ma la mobilitazione contro Bashar al-Assad non ha una piazza simbolo. Si porta con se’, secondo dati Onu, almeno 3.500 morti da meta’ marzo. Poco piu’ a sudest della Siria, e’ stata piazza Lulu, la piazza della Perla di Manama, il punto focale della rivolta contro la monarchia degli al-Khalifa scoppiata a meta’ febbraio e costata la vita ad almeno 30 persone. Neanche un mese dopo l’inizio della mobilitazione popolare, nel mezzo della repressione delle proteste con l’aiuto di Arabia Saudita ed Emirati, l’Esercito del Bahrain ha distrutto il monumento al centro della piazza, da cui questa prendeva il nome. Piazza della perla non c’e’ piu’. Resiste, come le tante citta’ siriane in rivolta da otto mesi, piazza Al-Taghir, la ‘piazza del cambiamento’ di Sana’a. E’ da qui che gli yemeniti chiedono da inizio anno le dimissioni di Ali Abdullah Saleh, al potere da 33 anni, mentre i lealisti si radunano a piazza Sabain. Una piazza per una rivolta. Ad aprire le ‘danze’ e’ stata la Tunisia, con le proteste di inizio anno contro Zine el-Abidine Ben Ali, secondo presidente del Paese, al potere per 23 anni. Simbolo della rivolta contro Ben Ali, ormai rifugiato nell’esilio dorato dell’Arabia Saudita, non e’ stata una piazza: a Tunisi era lungo Avenue Bourguiba che venivano intonati i cori contro il ”dittatore” e gli slogan della Rivoluzione dei Gelsomini. E sempre lungo Avenue Bourguiba, mesi dopo la caduta di Ben Ali, i tunisini sono tornati a manifestare per chiedere un cambiamento reale. Poi, in vista del primo voto dalla fine dell’era Ben Ali, la via intitolata al fondatore della Tunisia moderna e’ diventata il fulcro della campagna elettorale, con i manifesti dei candidati in bella mostra.

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